Migrare per vivere è un diritto naturale

[di Lisa Gelli e Nicola Alessandrini]

Migrare per vivere è un diritto naturale: nasce da questa riflessione il progetto Specie migranti che da circa due anni stiamo portando avanti in vari paesi italiani. Dopo alcuni lavori realizzati insieme, in particolare lo scuolabus di Cupramontana e L’arca dei saperi all'interno dell'Università di Siena, abbiamo iniziato a pensare a come poter parlare di questa delicata tematica unendo i nostri due differenti linguaggi visivi e abbiamo messo a fuoco il progetto Specie migranti. In un momento storico in cui, nonostante l'estremo bisogno di un dialogo politico collettivo pubblico, molta arte urbana (ma non solo), si rifugia, a nostro avviso, in un decorativismo più orientato ad una visione di concordia ed equilibrio architettonico e sociale, il progetto Specie migranti vuole allacciarsi a una tradizione muralista in cui tornino in primo piano le storie di chi la strada la vive e l'urgenza di raccontarle. Sentiamo molto forte il bisogno di distaccarci dalla concezione bi-dimensionale che i media stanno costruendo dei migranti, quasi fossero una massa appiattita, un'immagine da cartolina sbiadita o peggio, da locandina di film catastrofico. Troviamo rivoltante, quasi da avere fastidio ad usarli, la banalizzazione che molti termini quali migrante, richiedente asilo, clandestino, etc. stanno subendo per un'operazione di demonizzazione mass-mediatica. In questa direzione, Specie migranti vuole essere un'indagine sia dentro noi stessi e i preconcetti derivanti dall'essere nostro malgrado inseriti in questo flusso di pensiero, che all'interno delle storie delle persone che per scelta, bisogno, necessità cambiano luogo in cui vivere.

Migrare: gli animali lo fanno ad ogni stagione, si spostano per trovare luoghi dove possono vivere meglio, se in inverno rimanessero nei posti freddi morirebbero e piano piano la loro specie si estinguerebbe. Migrare è una cosa naturale, un passaggio semplice e automatico, innato; dovrebbe essere un diritto universale, di tutte le specie viventi; perché per l’uomo deve essere una condanna? Per portare questo messaggio dappertutto, abbiamo trasformato questa idea in un progetto itinerante site specific, infatti ogni volta studiamo gli animali migratori del posto dove realizzeremo il murale e li mixiamo con texture ed elementi tipici di popolazioni migranti che abitano quelle zone.

Fino a oggi abbiamo realizzato 5 murales della serie Specie Migranti:

Specie migranti #01 Airone cenerino + Storno (Formello – Roma)



https://www.behance.net/gallery/41046233/Specie-Migranti-01

Specie migranti #02
 Sgombro + Sardina (all’interno di Vedo a colori, Civitanova Marche – Macerata)



https://www.behance.net/gallery/53022801/specie-migranti-02

Specie migranti #03 Beccaccia + Pettirosso (all’interno di Beu-Beu Art Festival, Ambra – Arezzo)



https://www.behance.net/gallery/55989509/specie-migranti-03

Specie migranti #04 Airone Nitticora (tipico della Riserva Naturale di Ripa bianca di Jesi) + Martin pescatore (Jesi)



https://www.behance.net/gallery/59748079/Specie-Migranti04

Specie migranti #05 Storni (San Sepolcro – Arezzo)



https://www.behance.net/gallery/69894795/Specie-migranti-05-Storni

Nel tempo e con la produzione di pareti sempre nuove abbiamo man mano cambiato il nostro approccio al tema, da una visione univoca, in cui cercavamo di rappresentare una nostra visione personale sulla migrazione, a oggi in cui ogni muro è preceduto da una forte iterazione con il territorio. Abbiamo imparato ad ascoltare il luogo. Se i primi tre muri erano il risultato di uno studio esclusivamente virtuale (col senno di poi anche molto ingenuo), negli ultimi lavori realizzati abbiamo avuto la fortuna di dialogare direttamente con le persone: per esempio a Jesi abbiamo fatto un incontro con i ragazzi della scuola media e con gli abitanti del quartiere San Giuseppe, che ci hanno portato i loro abiti e altri elementi simbolo delle loro culture; a San Sepolcro, invece, abbiamo preparato dei questionari da far compilare agli abitanti del Borgo, da cui abbiamo preso spunto per tratteggiare il carattere dei personaggi e delineare i corpi dei vari storni. Accanto a domande specifiche relative alla provenienza abbiamo inserito anche domande legate al viaggio, all'accoglienza, alla propria bandiera ideale, a ciò che hanno lasciato e trovato: una raccolta di informazioni preziosa che ci ha permesso di realizzare un muro che è in qualche modo lo specchio di chi ci passerà ogni giorno.



A Jesi, nel quartiere di San Giuseppe.

All'interno di un processo creativo, in cui sempre più cerchiamo di raccogliere racconti, simboli, oggetti sia figurati che figurali, attraverso incontri con chi abita un determinato luogo, in cui il concetto di abitare rifugge dal concetto di possedere, i nostri lavori vogliono essere una sintesi delle impressioni raccolte, un modo di narrare storie a-biografico, in cui ognuno possa ritrovare all'interno il proprio personale viaggio, la propria intima migrazione. In particolare, per quanto riguarda il muro realizzato a San Sepolcro, l'immagine forte che ci è stata d'ispirazione è l'unirsi degli storni in giganteschi stormi: l'idea di comunità sia visiva sia concettuale, l'idea di un corpo societario unico composto da tante singolarità. Troviamo molto poetica l'immagine di questi voli in sincronia perfetta che ridisegnano altre forme. Il nostro muro vorrebbe assomigliare un po' a questo stormo: una serie di personaggi singoli e caratterizzati da una storia personale che si uniscono e diventano un'unica opera. Il fatto che gli storni non siano uccelli amatissimi è pure questa una cosa che abbiamo vagliato attentamente. Nei nostri lavori tendiamo sempre a non infondere sicurezza, a non dare certezze, a creare interrogativi: spesso hanno criticato le nostre pareti perché la nostra rappresentazione e la nostra narrazione non è mai idilliaca, decorativa.

In questo specifico lavoro far convivere queste due anime, la rappresentazione positiva di una società costruita attraverso le storie di chi in questa società vive da una parte, e dall'altra la riflessione nascosta e sottesa che una comunità può anche arrecare danno ad altre comunità se rimane chiusa in se stessa, è per noi piuttosto importante. È l'anima del nostro lavoro, la nostra poetica, il nostro modo di lavorare in modo onesto, amorevole e politico in un territorio.

Insieme ai risultati dei questionari, abbiamo lavorato anche sui personaggi simbolo di San Sepolcro, Piero della Francesca e Luca Pacioli: li ritroviamo sia nella scelta della palette cromatica, sia in alcuni elementi raffigurati.



Ispirazioni da Luca Pacioli e Piero della Francesca.

Lavorando in strada la prima difficoltà che incontriamo è l'opinione pubblica: non ci sono filtri, ci sono persone che ci offendono perchè "imbrattiamo” il muro, altre che ci ringraziano “perché ce n'era proprio bisogno!”. Le maggiori resistenze le incontriamo all'inizio, sia in fase di bozzetto perché i nostri soggetti non sono proprio rilassanti e gioiosi e c'è sempre qualcuno che crede di essere più competente al riguardo che ci dice “meglio le rondini degli storni”, sia in fase di realizzazione perché fino a circa due terzi del lavoro è difficile rendersi conto di come verrà e le persone si spaventano dei toni troppo scuri che vengono pian piano schiariti. Anche il nostro rapporto con i murales è ambivalente: li viviamo molto intensamente mentre li realizziamo nei tempi velocissimi a cui il lavoro quotidiano ci costringe, ce ne stacchiamo senza remore o rimpianti, partiamo già con l'idea di lasciarli, di donarli, consapevoli che il nostro dipingere è soltanto la prima di una lunga serie di azioni che si svilupperanno in quello spazio. Siamo fermamente convinti che ognuno nella sua sfera di interesse e di professionalità, ma a maggior ragione chi lavora con le immagini e con la comunicazione tutta, abbia una grande responsabilità verso se stesso e verso gli altri ed è fondamentale farsi veicolo di messaggi forti, anche scomodi, capaci di mettere in moto una riflessione, di generare un pensiero critico. Siamo molto soddisfatti della piega che ha preso questo progetto, speriamo di farne molti altri sia in Italia che oltre i confini della penisola.

Parallelamente ai murales, stiamo cercando di trasformare Specie migranti in laboratori didattici per bambini e ragazzi da realizzare in scuole, ludoteche, librerie. Per adesso abbiamo fatto un primo tentativo all'interno di Inchiostro Festival ad Alessandria e speriamo di aver presto la possibilità di replicarlo. Ci piacerebbe inoltre raccogliere i risultati dei laboratori e i nostri personaggi e le loro storie all'interno di una pubblicazione, una sorta di enciclopedia illustrata con le varie Specie migranti da presentare nei contesti più disparati: conferenze, mostre, festival, circoli di anziani, associazioni culturali, scuole, anche panetterie se ce lo chiedono! Devono migrare com'è nella loro natura.

Specie migranti è un progetto di Lisa Gelli e Nicola Alessandrini.

Per ospitare il prossimo muro della serie Specie migranti o proporci attività collegate a questo progetto, potete scriverci a lisa.caos@gmail.com e luigiangelici@yahoo.it.