Scrivere una storia in una lingua che non è la mia

La nostra prima uscita del 2019 è un debutto, quello di Sahar Doustar, iraniana, autrice del testo di C'era una volta in Persia, illustrato splendidamente da Daniela Tieni. In questo post, Sahar racconta come è nato questo testo, e attraverso le sue parole intravediamo qualcosa della sua avventurosa vita.

[di Sahar Doustar]

C'era una volta in persia è il mio primo libro. L'ho scritto in una lingua che non è la mia lingua madre, ma non è la prima volta che scrivo in un'altra lingua. Avevo otto anni e mi ero appena trasferita in India dal mio paese, l’Iran, e ho iniziato la scuola. Ho scritto e letto ad alta voce, in inglese, una storia a una folla di circa duecento studenti. Era il mio modo di salutare tutti e ringraziarli per avermi accolto nella loro scuola.

Sono nata a Teheran e rinata di nuovo quando sono arrivata a Mantova, quattro anni fa. La città sembrava proprio come una delle città dei libri per bambini. Lì, mi sentivo come una ragazza in un libro. Mentre camminavo o andavo in bicicletta, quelle stradine mi ricordavano i giorni da bambina in cui giocavo, ed ero solita inventare un mondo, disegnarlo, scriverlo. Così ho capito ciò che avrei fatto per il resto della mia vita.

Ho studiato architettura al politecnico di Milano, in inglese, e ho iniziato a scrivere questo libro dopo la laurea, mentre imparavo l'italiano per entrare all’ISIA di Urbino, per studiare Illustrazione. Scrivere una storia in una lingua che non è la mia mi dà gioia e libertà perché ogni parola mi si presenta come se fosse la prima volta che ci incontriamo e le chiedo educatamente di unirsi allo spettacolo. Questa combinazione - un mondo inventato, una nuova lingua e la mia formazione culturale - mi mettono in una situazione stimolante, e danno luogo a un'esperienza straordinaria.

Sono cresciuta leggendo raccolte di storie e poesie che mi hanno accompagnato nello scrivere questo libro: per esempio, Shah Nameh di Ferdowsi, le poesie di Rumi e i proverbi persiani. Le storie di Leila e Majnoon, e Khosrow e Shirin di Nezami Ganjavi, che sono le mie storie d’amore preferite e che mi hanno ispirato tanto.

La storia di questo libro è ispirata al punto di vista attraverso cui la poesia persiana vede la vita e la sua bellezza. È una celebrazione della vita: la vita è come la creano i nostri pensieri, ma non è separata dal mondo esterno perché ogni elemento che esiste nell’universo è presente anche in noi. È una storia che racconta l'essere innamorati della vita, del mondo e di ogni momento. La storia parla di una parte del nostro riflesso nello specchio che non abbiamo mai visto, ma che siamo sicuri sia presente in noi e nella natura.

Per ora voglio dirvi ciao e grazie per avermi riportato ai giorni della mia infanzia, da lì sono tornata con ciò che era necessario per continuare a fare libri.