La scintilla dell’utopia

Dopo la segnalazione dei saggi di Vanessa Roghi e di Pino Boero su Gianni Rodari, ci piace parlare di questo libro da poco uscito di Alice Bigli, attenta lettrice e studiosa di letteratura per ragazzi, ex libraia, formatrice e direttrice del fortunato Festival della lettura Mare di Libri. Un'agile incurisone negli scritti e nel pensiero di questo autore, dedicata espressamente a insegnanti, educatori, formatori, coloro che, a contatto con i bambini, scelgono per loro pagine, racconti, filastrocche, poesie, storie. E pensata allo scopo di evitare di cadere in scelte stereotipate, contenuti preconfezionati, proponendo un santino, anziché uno scrittore. A questo scopo, Alice Bigli si chiede espressamente che valore possa avere, nel nostro tempo, proporre ai bambini l'opera di Gianni Rodari. E per questo mette a fuoco quello che a suo avviso è il cuore del lavoro di Rodari: la passione letteraria e insieme civile, l'aver portato nella letteratura destinata ai più piccoli, i temi della politica e della società, delle disuguaglianze economiche, della realtà con tutte le contraddizioni che la caratterizzano. Un'attitudine che, nota Bigli, è tanto più importante perché oggi i temi del collettivo tendono a essere disertati dalla letteratura per ragazzi, più ripiegata sui temi intimistici della crescita e dell'esperienza individuale, della scoperta e dell'avventura personale. Il rischio delle celebrazioni è quello da una parte di annoiare, dall'altra, una volta terminate, di mettere in soffitta pefr altri decenni i celebrati. Meglio dunque non correrlo, avendo la pazienza di smontare un'opera e osservarla alla luce del presente, per rilevarne il valore e l'interesse. Proponiamo qui l'introduzione al saggio in cui la sua autrice dichiara espressamente le ragioni di questo libro, i suoi obiettivi, in questo anniversario che dà occasione di ridiscutere, approfondire e rileggere Gianni Rodari. Ringraziamo Alice Bigli e la casa editrice San Paolo per averci permesso la sua pubblicazione.

[di Alice Bigli]

La copertina di La scintilla dell'utopia. Rileggere Gianni Rodari con i bambini, di Alice Bigli (Edizioni San Paolo, 2020).

Il 23 ottobre 2020 si celebra il centenario di Gianni Rodari. Difficilmente librai, maestri, bibliotecari, animatori culturali di questa generazione si troveranno a festeggiare un altro anniversario tanto importante per la letteratura per ragazzi italiana. Tutti conoscono Rodari, prevalentemente a causa della sua presenza da decenni in tutte le antologie scolastiche per la scuola primaria, ma pochi lo conoscono davvero, se per conoscere intendiamo averne un’immagine completa e complessa.

Rodari non è stato lo scrittore di filastrocche di Natale per bambini da recitare a memoria. Rodari è stato un grande intellettuale del ‘900 il cui pensiero politico, filosofico, morale si è riversato con estrema coerenza nel suo lavoro di giornalista e in una produzione letteraria soprattutto (ma non solo) per bambini e ragazzi molto, molto vasta. Ho conosciuto Rodari come tanti, sui banchi delle scuole elementari ma in qualche modo, senza che me ne accorgessi, ha segnato tutta la mia vita, a lungo. Sono cresciuta a Gavirate, in provincia di Varese. Non è stato il primo Comune di residenza della mia infanzia, ma quello in cui ho trascorso la gran parte degli anni che mi hanno portato all’età adulta, proprio come Gianni Rodari, che lì ha terminato la scuola elementare e ha trascorso i suoi anni da ragazzo. Ricordo bene l’orgoglio con cui ho scoperto questo legame quando, bambina, leggevo i suoi libri. Il nostro comune paese era abbastanza piccolo, non troppo importante, ma lui lo aveva messo proprio in uno dei primi libri che avevo letto, le Favole al telefono. I libri di Gianni Rodari sono pieni di riferimenti geografici italiani ma l’idea che a Milano, Roma, e Napoli i bambini leggessero la storia della donnina che contava gli starnuti, di Gavirate, appunto, mi faceva sentire importante. Immaginavo che un giorno, conoscendo un bambino di un’altra città e dicendo da dove venivo mi avrebbe detto. «Davvero? E L’hai conosciuta la donnina che contava gli starnuti?». All’orgoglio era seguita una spontanea, autentica indignazione infantile quando mi resi conto c’erano scuole elementari che portavano il suo nome mentre quella del nostro paese si chiamava Risorgimento, un nome che mi pareva privo di ogni attrattiva nonché evidente segno di ingratitudine locale per l’eroe del mio immaginario.

Sono stata una bambina e un’adolescente lettrice e quando, pur affacciandomi alla scoperta del canone “adulto” della letteratura, ho scoperto che i libri “per bambini” continuavano a interessarmi tanto da desiderare farne oggetto dei miei studi e poi del mio lavoro ho sempre pensato che c’era, in quella scelta, il segno di tre o quattro autori che sembravano aver tracciato le tappe della mia crescita. Uno, ovviamente, era Rodari. Sui banchi dell’Università, studiando la letteratura per l’infanzia, ho sottolineato con attenzione ogni saggio su Rodari che mi è passato tra le mani, mescolando le pagine ai ricordi raccontati dalle persone del paese che lo avevano conosciuto. Studiavo a Bologna e tenevo sulla scrivania quei libri sul giovane Rodari che incredibilmente, per la ventenne fuggita da una provincia che le pareva noiosa e ben poco romantica, collocavano nel varesotto gli anni decisivi alla formazione di quell’autore che Antonio Faeti mi insegnava non sarebbe più stato solo un ricordo d’infanzia ma materia di studio serio, degno, appunto, di lezioni universitarie, convegni, di tesi di laurea per tanti studenti. Quindici anni fa, quando ero proprio all’inizio del mio lavoro come libraia per ragazzi e curatrice di eventi culturali per bambini e adolescenti, mi è capitata l’esperienza particolarmente bella di curare, come consulente, il progetto del Centro di Documentazione delle scuole elementari di San Marino. Ricorreva allora l’anniversario dei venticinque anni dalla morte e a Rodari le scuole di San Marino avevano deciso di dedicare la loro annuale mostra del libro. Scelto il tema si è subito iniziato un intenso lavoro di gruppo durato diversi mesi a cui hanno partecipato insegnanti distaccati presso il Centro per quell’anno scolastico.

L'opera di Gianni Rodari è stata oggetto di lettura e rilettura approfondita e di analisi critica. Abbiamo quindi individuato i temi ricorrenti nei testi per bambini e ragazzi dell’autore. Tra i temi individuati ne sono stati selezionati alcuni che sembravano particolarmente adatti e stimolanti per diventare oggetto di allestimenti per le sezioni della mostra del libro prevista in primavera; quindi si è passati alla stesura di una bibliografia tematica ragionata che, partendo da Rodari, arrivava ad altri autori. Durante l’inverno sono state organizzate due conferenze aperte a tutti gli insegnanti delle scuole primarie di San Marino per offrire un’occasione di formazione e aggiornamento il più possibile condivisa e allargata. In questa occasione è stata presentata una prima bozza della bibliografia utilizzata in questo lavoro. Per introdurre i bambini all’opera di Rodari sono invece state organizzate letture teatrali. Nei mesi successivi partendo dagli spunti offerti gli insegnanti hanno costruito percorsi autonomi di lettura e rielaborazione dei testi letti e hanno iniziato a preparare progetti inerenti esporre in mostra.

La mostra del libro ha ricostruito così la ricchezza del percorso che l’ha preceduta, collegando armonicamente i prodotti (spesso spettacolari) realizzati dai bambini e dalle bambine nelle classi a brani antologici e critici, illustrazioni, suggestioni multisensoriali. La mostra è diventata quindi a sua volta occasione per gli alunni per scoprire, al di là dei temi che le diverse classi avevano scelto di approfondire in modo specifico, una bibliografia molto più ampia attraverso visite guidate e laboratori. Anche i genitori sono stati accolti e coinvolti attraverso la possibilità di visitare la mostra nel pomeriggio.

Racconto tutto questo perché è stata per me la prima e più sistematica occasione di lavorare su Rodari accanto a maestri e maestre, anche se ne sono seguite molte altre. Inoltre, dopo anni, quell’esperienza mi sembra un esempio di come si può tornare a proporre l’opera di Rodari ai bambini in modo ricco, partendo da una riscoperta attraverso lo studio e la lettura degli educatori, con consapevolezza, profondità, confronto. Mi pare inoltre che l’esperienza di allora contenesse quegli elementi di coinvolgimento di un’intera comunità, di scuola aperta al mondo, in cui grandi e piccoli si stimolano gli uni gli altri in un clima di gioiosa operosità, che sarebbero stati cari a Rodari.

Ricordare quell’esperienza, inoltre, mi consente di esplicitare gli intenti di questo piccolo libro. Su Rodari esiste infatti un’ampia e seria bibliografia critica (in parte riportata al termine di queste pagine) scritta spesso da importantissimi studiosi. In occasione di questo anniversario, inoltre, sono in uscita nuove opere molto importanti. Ho potuto leggere, giunta ormai quasi al termine di questo piccolo lavoro, Lezioni di fantastica. Storia di Gianni Rodari di Vanessa Roghi [ne avevamo parlato qui, NdR), curatissima ricostruzione dell’autore nella sua figura di intellettuale a tutto tondo, con grande attenzione al chiarimento del contesto storico e culturale di ogni tappa di vita e professione del nostro autore. Sono ancora in trepidante attesa di avere tra le mani la nuova edizione ampliata del saggio Una storia, tante storie di Pino Boero [anche di questo volume avevamo parlato qui, NdR], il suo più importante studioso, la cui vecchia edizione sottolineo ancora, dopo averla letta negli anni dell’università. Soprattutto, a breve per chi scrive, Rodari verrà finalmente celebrato come il vero intellettuale che è stato da un riconoscimento editoriale che corrisponde, in carta, a un monumento: un Meridiano Einaudi curato da Daniela Marcheschi. Non avrei dunque potuto aggiungere nulla a questo importante panorama critico. Queste pagine vorrebbero essere uno strumento agile per poter ripercorrere in piccolo lo spirito di quel percorso: stimolare maestri e maestre ma anche bibliotecari e librai che progettino incontri con i bambini, genitori e altri educatori a riscoprire l’autore di cui magari conservano solo un ricordo d’infanzia semplificato, a coglierne la profondità del pensiero, l’ampiezza della visione, per poi restituirlo ai bambini con lo stesso spirito, affiancando le letture a quelle di altri autori.

La proposta che sottopongo a chi fisicamente siederà accanto ai bambini, ponendosi come mediatore e facilitatore dell’incontro con i libri di Rodari è quella di utilizzare però, come percorsi, fili conduttori, quei valori, quella visione del reale che credo restituiscano lo scrittore di una letteratura profondamente civile e politica, nel senso più ampio e più nobile del termine. Mi è sembrato, infatti, che tra le tante proposte che valorizzano il suo nome oggi, siano più rappresentate quelle del gioco sulla lingua, l’invenzione fantastica, la rielaborazione del materiale fiabesco classico, grazie anche e soprattutto ai suggerimenti dati da Rodari stesso in quello straordinario saggio che è La grammatica della fantasia, che reca come sottotitolo Introduzione all’arte di inventare storie e che come manuale di quest’arte è forse ancora insuperato e dunque giustamente ancora ampiamente letto da maestri e maestre. Mi è parso, invece, nella mia esperienza professionale accanto a maestre, maestri, bibliotecarie e bibliotecari e genitori, che sia purtroppo poco frequente lo sforzo degli adulti nel valorizzare i temi ricorrenti della sua opera che obbligano l’adulto a sedersi accanto al bambino e a porsi, insieme a lui, grandi domande etiche, filosofiche e politiche. Molte letture di Rodari appaiono piuttosto depotenziarne i contenuti, molti contesti in cui apparentemente viene celebrato creano quella situazione frontale che impedisce sistematicamente la possibilità che da quelle storie nasca un dialogo - anche scomodo - con i bambini, ma che è per me un tradimento di un autore che ha fatto continui riferimenti all’idea che coi bambini si dovesse parlare.

Coltivavo da tempo queste sensazioni a livello professionale e ho cercato di portare il mio piccolo e pratico contributo a una rilettura coi bambini in diversi incontri di formazione e aggiornamento nel corso di questi anni. Mi è stato chiesto da Lodovica Cima di provare a dare forma scritta ai contenuti di quegli incontri, ma una spinta definitiva è arrivata da un minuto evento di vita famigliare: ho assistito coi miei bambini a una lettura di Bambini e bambole, uno dei tanti racconti brevi che, proprio in preparazione di questo centenario, sono usciti dalle raccolte per indossare un “vestito per la festa” facendosi albo illustrato. Al termine della lettura i bambini hanno sorriso e applaudito, come tutto lasciava intendere ci si aspettasse da loro. Tutto è finito così. Mio figlio, pochi minuti più tardi, mi ha tirato per un braccio, mi ha chiesto se la storia diceva che dei bambini non avevano niente, se aveva capito bene, e mi ha chiesto perché. La domanda era formulata in modo incerto, si sarebbe potuta interpretare come semplice dubbio di aver capito bene ciò che era stato letto, ma era chiaro che riprendere il finale di quel racconto apparentemente lieve e in realtà con un potentissimo, scomodissimo (per l’adulto) richiamo alla diseguaglianza implicava invece aprire un dialogo semplice (data l’età) ma diretto, onesto, sul fatto che sì, esistono bambini che hanno tutto e bambini che non hanno niente, che esiste la povertà, e accettare che da qui potessero arrivare domande a cui era ancora più difficile rispondere. Forse io ero particolarmente sensibile al peso di quelle potenziali domande perché i miei figli, arrivati attraverso l’adozione internazionale da uno dei paesi più poveri del mondo, hanno sempre più spesso domande sul loro luogo di origine che hanno cominciato presto a toccare, sebbene nel loro modo infantile, temi che per ottenere risposte richiederebbero filosofi, esperti di storia e economia. Dunque, inspirando una buona quantità di ossigeno prima di abbozzare una risposta, ho percepito perlomeno il conforto all’idea che Rodari avesse immaginato di poter aprire esattamente questo tipo di dialogo con quel racconto, e che dunque, più che risate e battere di mani quella, in quel momento, era la giusta conseguenza dell’ascolto di quella storia.


Nota: non avendo qui l’ambizione di ricostruire le complesse vicende di storia editoriale dei testi di Rodari ma solo di offrire un contributo pratico e immediato agli adulti che vogliano proporre con un po’ consapevolezza i libri di Rodari ai bambini, si farà riferimento quasi sempre ai testi in questo momento disponibili e, in particolare, dove non diversamente indicato, alla collana La biblioteca di Gianni Rodari edita da Einaudi Ragazzi, molto ampia e tutta di immediata reperibilità. Moltissimi testi sono usciti dalle raccolte per essere valorizzati in formato albo illustrato o sono reperibili in piccoli tascabili illustrati nella collana Albumini di Emme edizioni e in altre ancora. Suggerisco dunque di valutare rispetto al contesto di lettura e magari opportunamente guidati da librai e bibliotecari specializzati quale edizione proporre.