C’è sempre tempo per la poesia

[di Antonella Capetti]
 
Anni fa, all’inizio del mio lavoro nella scuola elementare (prima avevo insegnato per 17 anni nella scuola dell’infanzia), durante l’assemblea di fine anno con i genitori, la collega di italiano della classe parallela alla mia disse: “Anche a me piacerebbe molto lavorare con i bambini sulla poesia, ma non ho tempo”.
 
È un ricordo che conservo nitidamente; io ero agli inizi, lei prossima alla pensione. Eppure, nonostante la sua esperienza, che la rendeva un’insegnante estremamente capace e competente, non aveva tempo per “lavorare” sulla poesia.

 
Per me, in questi anni, è stato invece sempre vero il contrario: naturalmente, l’elenco di quel che non ho “fatto” in classe coi bambini è molto lungo, ma per la poesia ci sono sempre stati tempo, e posto.
 
Da noi, per noi, la poesia non è mai stata un certo numero di pagine del libro di testo, o l’affannosa ricerca, in occasione delle varie festività, di alcuni versi da imparare a memoria per poterli recitare ai parenti commossi.
 
Fin dalla prima, la poesia è stata una compagna quasi quotidiana di vita in classe: Scialoja, Munari, Tognolini, Piumini, sono stati i nostri primi amici, con i loro versi ad accompagnarci alla scoperta di vocali e consonanti, doppie, rime, assonanze e onomatopee.

 
Pian piano, i poeti di riferimento sono cambiati: e mentre le fiabe cominciavano a diventare protagoniste delle nostre giornate, in un percorso di scoperta iniziato fin dalla prima e certo non ancora concluso (come si può pensare di relegare la fiaba ad un periodo limitato dell’anno, di un solo anno?) sul nostro cammino è comparso In mezzo alla fiaba, un magnifico libro di Silvia Vecchini, illustrato da Arianna Vairo e edito dai Topipittori. È stato davvero un incontro fulminante: per i bambini, che ritrovavano nei versi di Silvia i protagonisti di fiabe conosciute o scoprivano, attraverso la lettura di prosa e poesia, mondi magicamente sovrapposti, e per me, alla costante ricerca di modi  sempre nuovi e stimolanti per insegnare anche l’ortografia, la grammatica e la sintassi (mi piace ricordare che il post di Apedario Un desiderio / è un pesciolino tra le onde è il secondo tra i più letti del blog, con quasi 6.000 visualizzazioni; prima, solo Pesce, pesci e altre parole (e frasi) con sce/sci, che della poesia di Silvia è la diretta conseguenza, con 30.000 visualizzazioni).
Il nostro è stato davvero un percorso in mezzo alla fiaba, e quando abbiamo avuto la possibilità di immaginare un progetto per la settimana della cooperazione, il pensiero è subito corso alla sua autrice.

 
Lavorare con Silvia è stato un vero privilegio: i bambini si sono sentiti accolti, ascoltati, e soprattutto liberi.

 
Io credo che la grande valenza, l’enorme potere del “fare poesia”, fuori e dentro la scuola - ma soprattutto dentro - sia davvero la sensazione di assoluta libertà che i bambini sentono sulla propria pelle, nella testa e nel cuore. Penso che il bello della poesia, in particolare per i bambini più in difficoltà con la parola scritta, sia proprio la possibilità di esprimersi senza il timore di essere giudicati. La produzione poetica non è valutata, perché non è valutabile; quel che l’insegnante si limita a fare è la correzione ortografica in fase di revisione. 
Così, durante i mesi in classe, il numero delle poesie scritte dai bambini aumentava, e intanto nei miei pensieri tornava spesso il libro di Chandra Livia Candiani - e dei ragazzi che hanno lavorato con lei - Ma dove sono le parole? che avevo conosciuto e amato solo poco tempo prima. È probabilmente stato questo libro, insieme alle ore passate dai bambini con Silvia, a spingermi a pensare che di queste poesie si potesse fare un libro.

 
Così ho chiesto loro di sceglierne due, le preferite, in assoluta libertà (mi accorgo che è una parola che ritorna, questa); 54 bambini, 108 poesie, raccolte in un volume, Io potrei essere tutto, che ha rubato il titolo ad una poesia di Costanza, e suddivise in 8 capitoli: Se fossi albero (da Giusi Quarenghi, E sulle case il cielo, illustrato da Chiara Carrer, Topipittori), Parole, Silenzio, Fare un errore e Il mio gioco preferito prima di dormire (Silvia Vecchini, Marina MarcolinPoesie della notte, del giorno, di ogni cosa intorno, Topipittori), Quando i fratelli, di Davide Rondoni, Voglio bene a te (da Giusi Quarenghi, op. cit.), Sono
La maggior parte delle poesie sono frutto di una rielaborazione di poesie di autori conosciuti; Parole e Silenzio sono invece nate nel corso di una lunga riflessione sulla bellezza delle parole e del silenzio che ci ha accompagnato alla nascita del nostro progetto di educazione alla bellezza; Sono è la riscrittura poetica, attraverso l’utilizzo della metafora, del gioco del Se fossi

 
In questi giorni ho riletto più volte il libro, e mentre lo facevo mi tornavano alla mente i visi dei bambini, le loro espressioni divertite, o concentrate, la fatica e l’impegno che molti hanno messo nello scrivere, nel trovare e dare forma ai propri vissuti, a sensazioni, emozioni, sentimenti. Spesso ho riconosciuto tra i versi il carattere dei piccoli poeti. Altre volte, più raramente ma in modo altrettanto significativo, mi sono stupita nell’intravedere, come dice Silvia Vecchini nella prefazione al libro “come attraverso uno spioncino, le stanze dove le intelligenze di questi bambini sono così accolte che si esprimono senza timori, si fanno grandi, coraggiose e forti tanto da dire Io potrei essere tutto.”
E allora, sì, c’è sempre tempo per la poesia, e perché essa diventi, fuori e dentro la scuola – ma soprattutto dentro - uno strumento di espressione naturale come ogni altro linguaggio attraverso il quale ci è dato di esprimerci. La stessa naturalezza con cui un bambino, alla frase di Silvia: “Ora vi leggerò una poesia scritta non da me, ma da Davide Rondoni”, ha risposto: “Non lo conosco”.