Come l’acqua nel deserto

Quando siamosbarcati ad Anafiera notte, tirava un vento micidiale e non si vedevaun accidente. La mattina seguente ci siamo svegliati per scoprirequalcosa che sapevamo, ma alla quale non avevamo creduto fino infondo. Eravamo capitati nel deserto.

Un desertomeraviglioso, sostanzialmente intatto, quasi spopolato o, meglio,popolato di strani esseri nudi e silenziosi, dediti alla contemplazione,al riposo, alla lettura, ai bagni di sole e di mare. Pensionati diBologna con molta voglia di fare chiacchiere, taciturni direttorid’orchesta salisburghesi (con una imbarazzante somiglianzaal Nando detto Ferdy di Prosciutto e uova verdi del Dr. Seuss),milanesi composti e silenziosi, un residuato tedesco dell’eradel Flower Power e qualche greco già del colore dei bronzi diRiace, nonostante la stagione appena cominciata.

Poiun paesino in cima al monte, con un municipio di due stanze,l’ufficio postale aperto due giorni la settimana, due botteghe,due negozi di souvenir, due telefoni pubblici (il cellulare non va),tre bar, cinque taverne, un museo archeologico aperto il venerdì,duecentottanta autoctoni e svariate centinaia di monasteri, chiesettee ossari sparsi per l’isola. Come Macy’s e Harrod’s, le duebotteghe vendono tutto: dall’ago all’elefante. Tutto fuorchélibri e giornali. Biblioteca, non c’é.

Giovannasi è un po’ agitata: e se finisco i libri? Ne ho portati solo dodici edue li ho già letti. Tredici, in effetti: uno l’ho rubato a Santorini,in albergo. Ma, come tutte le cose non veramente volute, non ha un verovalore. Giovanna l’ha annusato e ha fatto lo sguardo schifato delgatto quando apri la scatoletta che non gli piace.

Mistupiva soprattutto che nessuno avesse pensato a sfruttare il mercato:in spiaggia o sugli scogli c’è da fare ben poco, a parte leggere. Poi,una mattina, saliti alla Chora presto, quando i negozi e i bar erano tuttichiusi (aprono alle dieci, sappiatelo), Touristica Anafe, specialistain paccottiglia, stava aprendo e una gentile signora cominciava aesporre su strada camicette, pareo e ceramiche rustiche. Non ancoracelato, sommerso dalla merce, uno scaffaletto di libri: in tedesco, ininglese, in italiano. Sorpresi, entriamo e chiediamo. No, non si possonocomprare. La gentile signora mi porta fuori del negozio e mi fa notare uncartellino in inglese:
LIBRI!!!
PRENDETELI.
LEGGETELI.
E RIPORTATELI!!!

Sonoconvinto che la gentile signora non sarebbe disposta a farealtrettanto con una maschera da sub o una borraccia termica. Quellele vende. Quelle sono merce. Ma il libro? Vale così poco danon meritare un prezzo? O vale così tanto da non poter esserevenduto, ma solo offerto gratuitamente a conforto dell’improvvidoviandante, come un sorso d’acqua nel deserto?

A questa bibliotecaaffettuosa e artigianale un nostro contributo l’abbiamolasciato. Ma ci è dispiaciuto davvero non aver pensatoa portare una copia dell’edizione greca delle Favoledi Esopo. In quello scaffaletto ci sarebbe stata propriobene.