di Silvia Vecchini, 2019
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... sono episodi brevi, a volte brevissimi dell’infanzia, narrati con respiro, che sulla pagina appaiono come tanti singoli ricordi in mezzo ai quali scorre la vita, i giorni non detti, il quotidiano e forse anche lo straordinario che non si ritiene di dire.
Lo stesso respiro che lascia spazio al silenzio lo si ritrova anche nell’altra recente uscita della stessa collana, a opera di Silvia Vecchini che ricorda la sua infanzia al lago e la poesia che c’è da sempre nella sua vita. Sono formati che si lasciano assaporare lentamente, che dicono al alettore di prendere tempo, di assumere il ritmo giusto e che, mi sembra, fanno anche venire voglia di scrivere: fanno venire in mente i piccoli episodi della propria infanzia, cose dimenticate cose buffe e cose dolorose che la distanza del tempo permette di guardare e di dire. Ottimi alleati in un laboratorio di scrittura partendo dal sé, regalano in entrambi i casi il gusto poetico della scrittura. La grazia della semplicità con cui Ferrada mette sulla pagina i suoi ricordi fa luce sull’importanza delle parole, sul loro potere evocativo, culla necessità di lasciare che ognuno a quelle parole metta qualcosa di suo, immagini, si lasci portare dall’andamento di un narrare che potrebbe essere orale tanto è prossimi, tanto è intimo.
Da Le letture di Biblioragazzi, 2019.