La bottega di Gianini e Luzzati

Oggi,23 gennaio, apre a Torino la mostra Gianini e Luzzati. CartoniAnimati, organizzata dalMuseoNazionale del Cinema, e curata da Alfio Bastiancich, Carla RezzaGianini e Giovanna Castagnoli, in calendario alla Mole Antonelliana,dal 23 gennaio al 12 maggio. In esposizione, per la prima volta, lamaggior parte dei materiali originali dei film tuttoraesistenti: più di duecento personaggi, bozzetti, scenografie, storyboardche testimoniano il processo creativo che ha dato origine ad alcunitra i capolavori del cinema d’animazione mondiale. In calendario,in occasione della mostra, incontri e attività didattiche e, da marzo amaggio, appuntamento mensile con le animazioni dei due maestri (proiezioni speciali anche per famiglie). A ricordare il lavoro diqueste due importanti figure creative, abbiamo l'onore di avere AntonellaAbbatiello, che è stata allieva e collaboratrice sia di Luzzati sia diGianini. Un grazie al Museo Nazionale del Cinema che generosamente ciha permesso di pubblicare questo intervento che è stato scritto per ilcatalogo della mostra (Silvana Editoriale).

[diAntonellaAbbatiello]

Emanuele Luzzati eGiulio Gianini.

Hosempre pensato alla coppia Gianini e Luzzati come all’incontro speciale fradue persone speciali.
Rappresentavano per me la perfettaidea di complementarietà. I loro film ne sono il risultato.
Lele era un grande disegnatore, Giulio un eccellente direttoredella fotografia. Lele tollerante ed elastico, Giulio precisoe  rigoroso. Due caratteri complementari, e l’uno miglioraval’altro.
Giulio senza Lele non avrebbe potuto crearefilm d’animazione così belli (con tutto il rispetto per Lionni eFolon, per i quali aveva lavorato). Ma anche Lele senza Giulio nonavrebbe potuto realizzare film, che richiedono precisione e meticolosaconoscenza tecnica, rispetto dei dati e dei tempi.
Se Lelesi stancava e si sentiva un po’ stretto dentro alle griglie tecniche,Giulio riusciva con la sua competenza e pazienza ad ‘imbrigliare’tanta libera creatività, dentro canoni e schemi ben precisi.

Emanuele Luzzati, Il flautomagico.


Ho assistito ai loro colloqui,soprattutto durante la lavorazione di Jerusalem e dell’Opera buffa(film purtroppo non finito). Parlavano poco, si capivano alvolo. Giulio suggeriva e cercava spunti, Lele si lasciava guidareda quel suggerimento e cercava di ‘vederlo’. Poi prendeva lamatita in mano. Come fosse una bacchetta magica, dalla matita uscivatutto il suo mondo, apparentemente senza alcuno sforzo. Re, regine,castelli, foreste, draghi, uccelli… A quel punto Giulio selezionava,coglieva le idee migliori e più adatte. Poi di nuovo dava un altrosuggerimento…
Quanto a me, non mi spiegavano quasi nulla,io capivo guardando come lavoravano. Come nelle botteghe antiche.

Emanuele Luzzati, Il flautomagico.
Emanuele Luzzati, Il flautomagico.


Di Lele mi incantava il modo di usare i pastelli a cera, iCaran d’Ache, i suoi preferiti. Uscivano dalle sue mani dei blue dei rossi indimenticabili, chagalliani. Ancora uso gli stessipastelli e qualche volta, involontariamente, anche dalla mia manoescono quegli stessi toni, quegli stessi sfumati, che avevo imparatoda lui, nella sua particolarissima tecnica.


I blu di EmanueleLuzzati.
I rossi di EmanueleLuzzati.


Anche Giulio era un disegnatore e all’occorrenza anche luiridisegnava personaggi e particolari alla maniera di Lele. MoltiPulcinella infatti erano stati ridisegnati da Giulio (e molti dame), dato che, per fare un’animazione, è necessario riprodurrecentinaia di volte la stessa figura, nelle sue varie posizioni edimensioni. Giulio si divertiva molto (e anche io) a diventare ognitanto un po’ Luzzati, il suo ‘alter ego’.


Emanuele Luzzati,Pulcinella.


Di Giulio ammiravo la capacità di ‘animare’, cioè letteralmentedare l’anima, a quei personaggi di carta, che così si muovevano conun ritmo perfetto, proprio come creature vive, dotate di carattere epersonalità.
Artista schivo, vissuto forse un po’ tropponell’ombra del ‘grande Luzzati’, non è conosciuto e apprezzatocome merita. Mi impressionava la grande sensibilità e la vasta cultura,che gli permettevano di riconoscere gli artisti autentici e di lavorarecon loro, e solo con loro.
Rifiutava di lavorare con personemediocri e superficiali.
Riusciva a dare il meglio di sésolo con persone di alto spessore, artistico e umano. E ne era ricambiato:Luzzati, Lionni, Folon, non avrebbero mai affidato le loro figure ad altrianimatori. Perfino Picasso pensò a una collaborazione.

In quantoassistente aiutavo Giulio ad animare e di Lele copiavo tutto, personaggie scenografie, per trasformare un disegno in un’animazione. Era moltoemozionante per me vedere che Lele non riconosceva mai i suoi disegni dai miei.
Riuscivo facilmente a copiarloperché ammiravo, anzi invidiavo,  il suo modo di disegnare evolevo capire come faceva. Copiarlo era l’unico modo per capire qualeera la struttura di fondo dei suoi disegni, l’alfabeto compositivo ecoloristico che usava.

Emanuele Luzzati dipingele pareti del Teatro dellaTosse.

Illoro studio romano era per me un luogo magico. In penombra, quasisempre al buio, con accese le sole lampade della verticale (macchinada presa fissa)  e affollato dei personaggi e paesaggidi Lele, quello spazio era per me molto suggestivo, affascinante,un po’misterioso. Spesso ci passavo pomeriggi interi a lavorareda sola, per i loro film ma anche per i miei due cortometraggi,Icaro e Magic Circus, che ho potutorealizzare lì grazie alla loro disponibilità. Credo che un po’ diquella magica atmosfera sia entrata anche nei miei film.

Inquesta ‘bottega’ ho avuto la possibilità di conoscereun’altra coppia di amici, Gianini e Lionni.
Nel 1986, Leo Lionni chiese a Gianini,con il quale aveva già molti anni prima realizzato i due filmSwimmy e Federico, di produrre altritre film d'animazione tratti da altrettanti suoi famosi libri.
Di quei tre libri - È mio!, Un pesceè un pesce, Cornelius - conosco ognilinea e ogni sfumatura perché ridisegnai tutti gli sfondi e tutti ipersonaggi, nelle varie posizioni e dimensioni necessarie, che poiGiulio Gianini animò  - letteralmente -  con lasolita ironica perfezione.
Incontrai Lionni diverse voltee mi insegnò le molte tecniche usate, in particolare come prepararele bellissime carte per collage, fatte a tempera su vetro.

Emanuele Luzzati, La gazzaladra.


Ci volle oltre un anno per realizzare i tre film, con la tecnica deldecoupage a fasi, una tecnica rara. Era necessaria una particolare curae lentezza artigianale per fare quei film d’animazione, unici nel lorogenere.

Giulio Gianini e PabloPicasso al lavoro.

Comeassistente di Gianini, in studio e al CSC (Centro Sperimentaledi Cinematografia) ho imparato non solo la tecnica e ilmestiere dell’animatore, ma un modo di lavorare fatto dirigore, affidabilità e ricerca della perfezione (che non èperfezionismo).
Lavorare con Giulio mi ha permessodi valorizzare queste qualità, e di crederci.

In questa ‘bottega’ ho passato otto anni della mia vita,dal 1983 al 1991. Nel corso degli anni successivi  misono resa conto di quante preziose suggestioni ho assorbito.
L’equilibrio tra talento e rigore, istinto e controllo,ovvero Luzzati e Gianini, è la lezione che ho imparato. Insieme aentusiasmo e umiltà.