[di Valentina Lapierre]
Una piccola vacanza parigina per due librai è una splendida occasione per scoprire che tipo di librerie propone una metropoli come Parigi; ma, forse perché le più interessanti erano ancora chiuse per ferie, dopo le festività di capodanno, ci siamo sentiti un po’ delusi e smarriti, anche perché eravamo alla ricerca di qualcosa che ci entusiasmasse e desse energia. Così, dopo aver chiesto un po’ di consigli ad amici e conoscenti affidabili, Paolo Canton ci ha segnalato non una libreria, ma una piccola mostra che aveva a che fare coi libri e che lui con dispiacere non era riuscito a visitare per questioni di tempo durante il Salon du Livre et de la Presse, di dicembre: Lire l’enfance avec les éditions MeMo, presso la Médiathéque Fraçoise Sagan. Detto, fatto!
La mostra è vicinissima alla Gare de l’Est, in un quartiere che sembra abbastanza popolare, la sede ha un paio d’anni al massimo e risulta subito accogliente e frequentata da persone di tutte le età ed estrazioni sociali. Basta guardare a terra e una linea viola, disegnata con un tratto infantile, ci guida verso la nostra meta senza bisogno di chiedere indicazioni. La mostra è piccina, ma curata e ci sentiamo subito in una dimensione familiare, come in mezzo ad amici. Leggiamo che il fondo patrimoniale L’Heure joyeuse, che ha sede nella Mediateca, dedica la sua esposizione annuale all’editore indipendente MeMo, che ha donato nel 2019 il proprio archivio al fondo e continuerà a implementarlo periodicamente, secondo il progetto dei fondatori Yves Mestrallet et Christine Morault, rispettivamente il Me e la Mo di MeMo.
La mostra, che celebra i trenta anni delle edizioni Memo, è la continuazione ideale di un’altra, tenutasi a Tour nel 2017, dal titolo Avant et maintenant, e costituisce un esempio riuscitissimo di integrazione tra un archivio privato e l’incredibile patrimonio di un fondo pubblico. Lungo una grande parete si dipanano tavole originali, schizzi preparatori, prove di stampa e manifesti, affiancati da vetrine che custodiscono giochi e oggetti d’antan, assieme a libri d’epoca per l’infanzia accompagnati dalla versione ripubblicata da MeMo, così da presentare in un unico grande mosaico il disegno che ha guidato Yves e Christine, fatto di passato e presente, in cui le creazioni di oggi sono affiancate ai tesori di ieri. Ed è questo che accomuna le edizioni Memo e il fondo L’Heure joyeuse: far conoscere i libri di ieri ad artisti e lettori di oggi, stimolare le creazioni contemporanee, nella consapevolezza che ognuno porta dentro di sé una immagine di ieri che ha contribuito alla creazione del proprio immaginario.
La mostra si articola in quattro sezioni: la prima è dedicata agli artisti contemporanei che hanno pubblicato con MeMo. I nomi sarebbero davvero tanti, ma per ovvie ragioni si è dovuta fare una selezione. Il tratto di molti risulta facilmente riconoscibile, quello di altri è stata una felice scoperta: Janik Coat, Émilie Vast, Junko Nakamura, Gaby Bazin, Mélanie Rutten, Gaya Wisniewski, Ghislaine Herbéra, Nada Matta, Liuna Virardi, Kitty Crowther, Cédric Philippe, Camille Jourdy. Stili e tecniche sono molto diversi tra loro, ma tutti sono stati pubblicati da Memo con cura e attenzione, in modo da valorizzare la loro varietà; attenzione che si concretizza anche nel mantenere vivo il catalogo con continue ristampe, indice di reale fiducia nel valore dei libri che si pubblicano.
Alcuni dei disegni esposti sono originali prestati direttamente dagli artisti, altri provengono dall’archivio MeMo e altri ancora dal fondo de L’Heure joyeuse. Un simbolo accanto ad alcune tavole indica al visitatore che potrà sfogliare l’intero libro al primo piano, nella sezione ragazzi e, se vorrà, potrà anche prenderlo a prestito perché, non dobbiamo dimenticarlo, siamo all’interno di una biblioteca.
La seconda sezione è dedicata ai grandi classici internazionali che sono stati ripubblicati da MeMo. Così, in un ideale giro del mondo, si parte dal fortunatissimo Patavant et Patarrière, dei due intellettuali britannici Geoffrey Sainsbury e John Willet, per passare agli intramontabili statunitensi Ruth Krauss e Crockett Johnson (autore della linea viola che ci ha guidato per la mediateca), Maurice Sendak, Shel Silverstein, Dorothy Kunhardt, Margaret Wise Brown e Garth Williams.
Non mancano gli autori russi, cechi e polacchi: Tchekhov, i fratelli Čapek, mia nuova passione, Josef Lada, František Hrubín e Zdeněk Miler, Janusz Stanny e il mio amatissimo Josef Wilkon, così come la coreana Gyong-Sook Goh.
La terza sezione tratta La collection des trois Ourses, collana creata nel 2005 da MeMo in collaborazione con l’associazione, ormai mitica, da cui prende il nome. Questa collaborazione è stata fondamentale per la pubblicazione di sei libri cardine del catalogo dell’editore, libri che hanno lasciato un segno nella storia dell’editoria per l’infanzia. In questa collana sono stati rieditati, ma anche pubblicati per la prima volta, libri d’artisti delle avanguardie dei paesi dell’Est come El Lissitzky, Nathalie Parain, Elisabeth Ivanovsky, Samuel Marchak e Vladimir Lebedev, Serge Tretiakov e Alexandre Rodtchenko, oltre a Franciszka Themerson. Questa collaborazione ha creato, oltre a questi sei libri, relazioni e contatti che hanno fatto nascere altri libri e hanno contribuito alla formazione della personalità di altri artisti. Ed è proprio questo desiderio di continuità e affinità elettive il motore della mostra e, in senso più ampio, di MeMo e del fondo L’Heure Joyeuse.
La mostra si chiude con uno sguardo alle riedizioni storiche pubblicate da MeMo e al valore che questo editore ha dato da sempre alla storia delle immagini. Il loro primo titolo (1994) è proprio una riedizione: il libro d’artista Cent comptines (Cento filastrocche) di Pierre Roy (1926), una personalità che operò ai margini del movimento surrealista. A quell’inizio gli editori si sono sempre mostrati fedeli, hanno scelto di essere ispirati dalla modernità, a quell’essere sempre attuali delle opere che hanno fatto la “storia dell’arte” dei libri per l’infanzia. Ripubblicare è un’operazione che necessità di molte capacità e conoscenze: accanto a un lavoro di ricerca e documentazione, occorrono capacità tecniche e tipografiche che traducano ed esaltino gli artisti del passato e le loro opere.
Questo modo di fare libri, in cui il passato e il presente si sostengono e si nutrono a vicenda, ha reso famose e apprezzate le edizioni MeMo, e a questa capacità rende omaggio la mostra. A me personalmente quello che ha colpito di più in questa visita è il senso di profonda comunione tra la mostra e il contesto che la accoglie. Il lavoro dell’editore è ospitato e valorizzato in un luogo pubblico, frequentato e vissuto, in cui si è creato persino lo spazio per lasciare vestitini e scarpine a disposizione di chi potrebbe averne bisogno. Infine, salendo al primo piano, dove si trova la sezione ragazzi, mi ha veramente commosso il cartello fuori dalla porta del fondo L’Heure joyeuse, che in quel momento era chiusa, ma oltre la quale si vedevano alcune persone che consultavano del materiale insieme agli operatori. Il cartello avvisava il visitatore che se la porta in quel momento era chiusa, era solo per necessità di offrire maggiore tranquillità agli utenti, che però si poteva entrare, ma sarebbe stata data la precedenza alle richieste di chi avesse necessità di studio. Che bello trovare uno spazio in cui si invitano tutti a interessarsi a un patrimonio che è di tutti. Allora tutti difenderanno davvero quel patrimonio che è avvertito come loro.
Per chi non lo conoscesse, il fondo l’Heure Joyeuse è stato istituito nel 1924, grazie ai fondi americani per la ricostruzione dopo la prima guerra mondiale, con l’intento di consentire a ragazzi e ragazze di consultare i libri illustrati liberamente e in maniera autonoma. Nel 1974 è stato creato ufficialmente il fondo patrimoniale per la gioventù, dotato di risorse per implementare la collezione che, nel tempo, è arrivata a raccogliere oltre 100.000 libri che spaziano dai volumi antichi a quelli dei nostri giorni. Accanto ai libri, vengono raccolti fondi d’archivio editoriali (come MeMo), disegni originali, libri d’artista, manifesti e dischi. Nel 2004, quando la Senna rischiò di esondare, fu deciso di spostare il fondo dalla sua sede originaria e venne trasferito presso la Mediateca Françoise Sagan dove è stato integrato al primo piano dell’edificio, accanto alla sezione ragazzi.
La mostra è visitabile sino al 19 marzo 2023.