Avevo sei anni. Una sera, a casa nostra, arrivò zio Bernard. Dopo cena, io e le mie sorelle ci mettemmo a giocare. Poi loro, che erano più piccole, andarono a dormire, mentre io mi misi a saltare sul divano. Dopo un po’ lo zio mi chiese: «Sei iperattivo?» E io, senza capire: «No, sono svizzero». Cadde quasi dalla sedia dal ridere.
Un professore di Lettere, Manuel Rossello, lettore onnivoro, soprattutto di autobiografie, memorie di celebri autori, ma anche di aforismi, aneddoti, perfino barzellette; una scuola media di Lugano; molti alunni e un’indicazione didattica: scrivere i propri ricordi nello spazio di poche righe. Obiettivo: scoprire il piacere di raccontare. Il risultato è uno zibaldone di frammenti sublimi, talvolta esilaranti; un’operazione interessante quanto sensibile perché scrivere sul proprio passato, ricorda Rossello, è tanto più prezioso e autentico se comprende ogni tassello memorabile, cioè degno d’essere ricordato, nel bene e nel male, della nostra. La collana Gli anni in tasca si arricchisce così del ventunesimo volume, proposto in una nuova fiammante veste grafica.
- riflettere su cosa significa crescere;
- proporre un lavoro di classe sul racconto autobiografico;
- scoprire autori che hanno scritto autobiografie, e usarli come scuola di scrittura.