di Giovanna Zoboli e Joanna Concejo, 2009 20,00 | Acquistalo su Topishop
La storia di un bambino che si fa strada tra le scarpe di un padre impermeabile ai suoni dell’anima e della coscienza. L’arrivo di un angelo, sul balcone di casa, svela a entrambi che il rumore del mondo raggiunge anche le orecchie di chi non vuole sentire.
L’angelo delle scarpe svela un’anomalia. Commenti probabili, di fronte a un libro come questo, potrebbero essere: “le immagini sono troppo difficili”, “questo libro è per grandi”, “un bambino non lo capirà mai”, “l’argomento è troppo forte”, “la storia non è abbastanza divertente”, “ai bambini non piace”. [...]
L’angelo delle scarpe fa parte della collana “Grilli per la testa”, destinata a “Libri scritti e disegnati per aprire finestre su significati nascosti, creare nessi imprevisti fra cose e persone, illuminare dimensioni segrete del quotidiano invisibili ai nostri occhi”. Non c’è da stupirsi se L’angelo delle scarpe è disseminato di misteri, alcuni dei quali rimangono irrisolti come è giusto che sia. Un albo illustrato può essere specchio di ciò che l’umanità non sa spiegarsi, come l’esistenza degli angeli, la loro età, la loro provenienza, il loro giungere inatteso nella vita delle persone.
L’angelo delle scarpe è un libro lungo. Il registro del testo come quello delle immagini, è da grandi occasioni. In certi momenti, il grado di perfezione cui parole e figure tendono, provoca un senso di vertigine o stordimento. La visione di un angelo sul balcone di casa, rappresenta anche questo: una tensione fortissima tra poli opposti, tra attrazione e repulsione, tormento e pace, dolore e sollievo, distrazione e attenzione, silenzio e suono.
L’angelo delle scarpe è la storia di un’idea di ricchezza molto radicata nella nostra società: con i soldi e il successo si ottiene tutto. Più efficaci di mille parabole morali, gli sguardi dei personaggi smontano questa leggenda metropolitana. Quelli del bambino sono persi nel vuoto, quando incombe la figura paterna; distesi, in presenza delle ali o dei piedi dell’angelo. Quelli del padre sono votati al sospetto, alla desolazione, e a un certo punto pieni di lacrime. Ricchi e poveri, lo si è per davvero. La domanda è: quali ricchi, quali poveri? Tanti ricchi e tanti poveri. Ricchi di famiglia, poveri di coraggio, ricchi di umanità, poveri di attenzione, ricchi di stupore, poveri di immaginazione, ricchi di talento, poveri di saggezza, ricchi di contraddizioni, poveri di esperienza, ricchi alle spese degli altri, poveri per scelta, ricchi del nostro tempo, poveri di sempre, ricchi di speranze, poveri di sostanza, ricchi di sogni, poveri di parole, ricchi di dubbi, poveri di certezze, ricchi di tempo libero, poveri d’aria, ricchi per finta, poveri per forza eccetera.
C’è un abisso tra il padre e Simone. Tra le parole che l’uno e l’altro usano per parlare di ciò che vedono; tra il tempo impiegato dall’uno e dall’altro per accorgersi dell’angelo; tra il messaggio che l’angelo destina all’uno e all’altro; tra il senso che l’uno e l’altro attribuiscono a scarpe e piedi nudi. Tanta distanza turba, messa così vicino, ma per quanto portata agli estremi da Zoboli e Concejo, si tratta di un effetto inevitabile dell’essere adulti in mezzo ai bambini e bambini in mezzo agli adulti. Non nascondiamocelo.
Sa Il rumore del mondo, di Giulia Mirandola, in Catalogone 2009.