di Giovanna Zoboli e Philip Giordano, 2015
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Ecco un libro nato in primavera: Quando il sole si sveglia è un bel cartonato leggero, che permette al bambino di allenare la motricità fine, sfogliando pagine robuste sì, ma sottili e flessibili. È un’idea diffusa pensare che il bambino piccolo sia capace di maneggiare esclusivamente pagine spesse un dito. Non succede qui.
Attraverso le finestre che riquadrano ogni pagina, questo libro ci invita ad accorgerci del risveglio del mondo, ci incoraggia a uscire di casa, ad andare nella natura, a farne esperienza. Sole, luna, esseri viventi umani ed animali, sono qui elencati con pari dignità e ruolo, insieme a pochi, pochissimi oggetti.
Non si parla di uccellini, fiorellini, pesciolini, cagnolini, gattini, ma di rondini, gatti, cani. Nomi precisi, nessun diminutivo. Si riconosce al bambino piccolo, a cui questo libro è destinato, il diritto a essere considerato degno di apprendere il mondo per quello che è, non nella sua rappresentazione semplificata, generica, abbagliante e spesso vuota di significato, che noi adulti decidiamo essere alla sua portata. [...]
Se pensiamo che l’airone e il colibrì siano “uccellini”, non siamo più in grado di pecerpirne le peculiarità, di riconoscerne le diversità. Non possediamo il concetto, se non abbiamo la parola. «I limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo», ci ha insegnato il filosofo austriaco Ludwig Wittgenstein.
Dice Chatwin ne Le vie dei canti, un taccuino di viaggio che descrive il nomadismo aborigeno nell’Outback australiano: «L’uomo crea il territorio dando un nome alle cose. Le madri aborigene, quando notano nel loro bimbo il primo risveglio della parola, gli fanno toccare le cose della loro regione: frutti, foglie, insetti. Il piccolo le manipola, parla, impara il nome e lo ripete prima di buttarle in un angolo. Così prende possesso della terra. La terra deve prima esistere come concetto mentale. Poi la si deve cantare. Solo allora si può dire che esiste.»
Ecco la chiave di volta di questo nuovo libro, indicato per quella fase della vita in cui il bambino inizia a nominare le cose, a nominare ciò che conosce, ciò che gli è stato raccontato e, soprattutto, ciò di cui ha fatto esperienza. Ma quali sono le cose che noi adulti siamo in grado di “cantare”, quali le prime parole che il bambino ascolta da noi, quali i concetti più familiari che racchiudiamo nei libri per piccolissimi? I cartonati pullulano di 'cose', cose domestiche, per lo più, la palla, i giochi, il ciuccio, il biberon, la cameretta, qualche essere vivente c’è, la mamma e il papà, poi il cagnolino (con collare), il gattino (con la ciotola del latte), l’uccellino, e via così, in un susseguirsi di –ino senza fine. E al centro di tutto, il bambino, rinchiuso, letteralmente, in un microcosmo domestico, divinità assoluta, cui tutto è riferito. 'Cose': in questo noi adulti siamo grandi oratori.
Ma quanto raccontiamo ai piccoli del mondo fuori casa? Quanto tempo dedichiamo a nominare, meravigliarci degli altri esseri viventi liberi, quanto ci soffermiamo, quando siamo a spasso col bambino, a osservare i fenomeni della natura? I bambini d’oggi sono spesso analfabeti di esperienza, così come lo siamo noi. Eppure la responsabilità di nominare il mondo è la nostra.
«Io dico per te luna, io dico per te sole», dice Tognolini in una sua bella filastrocca, affermando con forza l’importanza della voce e del rapporto di conoscenza che da questa scaturisce. Ecco un libro che ci aiuta a rientrare in contatto, a vedere e a nominare il mondo esterno. Un libro incoraggiante, dunque, che ci indica la rotta. Ci sono libri che arrivano e cambiano il nostro modo di pensare. [...]
Uno dei grandi irrisolti del bambino molto piccolo è la paura di non ritrovare più, al risveglio, il mondo che ha lasciato, cedendo al sonno. La natura fornisce ai bambini un maggior senso di paura rispetto a quella che ne conserviamo noi adulti, questo perché loro, più indifesi e con minori esperienze, hanno bisogno di un elemento di protezione in più. Noi adulti fatichiamo a spiegare tecnicamente il ritmo circadiano, forniamo rassicurazioni emozionali e astratte, spesso inadeguate al livello di comprensione di un bambino piccolo: ci sono mamma e papà vicino a te, niente può succederti.
Ma se il bambino, alzando gli occhi verso il mondo esterno, capisce cosa succede al levar del sole, cosa succede al fiore, al gallo, al gatto, al pesce, alla casa e non solo a lui, allora capirà che il risveglio riguarda tutti, tutti gli esseri viventi ritrovano il proprio posto nel mondo ogni mattina, uno vicino all’altro, non è lui il solo a dover verificare se ogni cosa è al posto giusto. Ma allora anche quando il sole tramonta, non è lui solo a dover fare i conti col buio, con l’incognita del risveglio.
Questo bel libro, allontana il bambino dal mondo egotico, lo pone al fianco di tutte le altre creature, avvicina le sue paure a quelle di tutti gli abitanti del pianeta, ridimensiona l’importanza delle sue scoperte e dei suoi progressi nel mondo, affiancandole a ciò che succede ad altri.
Da Nominare il mondo di Sonia Basilico, in Blog Topipittori, 22.6.2015.