di Antonella Capetti e Melissa Castrillon
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Che cos’è bello? Che cos’è una parola? Come riuscire a definire il contenuto che pochi suoni accostati custodiscono misteriosamente tra di loro? E non è solo una questione di semantica. Quando si studia fonetica e fonologia si scopre che ad un suono “astratto” e descrivibile corrispondono infinite realizzazioni concrete perché il sistema fonatorio di ciascuno è unico e il modo in cui io pronuncio la vocale “a” è certamente differente dal modo in cui la pronuncia una qualsiasi altra persona. Dunque, immaginate le infinte possibilità che si nascondono dietro una parola, dietro a “bello”.
Antonella Capetti, amica cara e autrice di vaglia, si cimenta nuovamente sul tema, con un piglio che le immagini di Melissa Castrillon rendono indimenticabile.
«C’era una volta un bruco. Stava bene sulla sua foglia… Stava come un re: dormiva, si svegliava, mangiava, passeggiava, mangiava e si riaddormentava. Non gli mancava nulla». Il lussureggiante ambiente che appare, saturo di colori e profumi è tale da convincerci: cosa potrà mai mancargli? Poi chissà, una ciclista attenta o una bambina a spasso sollevano d’un tratto il ramoscello su cui il bruco passeggiava: «“Come sei bello” disse». Bastano tre parole a scavare e scuotere la tranquillità pacifica del bruchino.
«Cosa vuol dire bello?».
In mezzo alla traboccante ricchezza delle immagini dell’illustratrice inglese sembra quasi paradossale la domanda del bruco: come? Si domanda cosa è bello? Non vede cosa ha intorno? Il piccolo protagonista si rivolge allora ai compagni del bosco: per l’orso, ad esempio, “bello” è il suo favo di miele, ma ecco che, impicciona (e acuta) come solo una cornacchia sa essere, una voce gracchiante interviene a chiosare: «quello non è bello, è buono». La strada di avvicinamento progressivo al significato di “bello” è tortuosa e si snoda tra foglie secche e scoiattoli (“divertente”), funghi e topolini (“utile”), cervi e divani (“comodo”), tane e talpe (“caldo e riparato”) e cornacchie e lattine (“luccicante”). Il bruco non riesce ad arrendersi: quella semplice parola ha scatenato qualcosa di indefinibile in lui, io la chiamo desiderio di senso! Giunge la sera e forse un po’ avvilita la combriccola che ha seguito il bruchetto alla ricerca del bello si fa posto su un letto d’erba morbida, pronta a riposare: finché sorge la luna.
«Che bello!».
Trovo davvero uno spunto commovente il punto di partenza di Antonella che ha voluto farci soffermare sulle parole e sul loro senso. Chi conosce le parole sa dare una forma al mondo, alle idee, ai suoi desideri: chi si addentra fino al fondo del senso delle parole, conosce il proprio cuore e conosce la realtà. Trovare le parole giuste è difficile e quasi mi è dispiaciuto che Melissa Castrillon abbia voluto rappresentare un po’ corrucciata la cornacchia, perché gli interventi che ad un primo momento potrebbero sembrare fastidiosi, sono poi invece una mano amorevole che ci guida più in là, sempre più là. E poi, alla fine, che cosa vorrà mai dire bello? È un’oggettività che mette d’accordo tutti e che crea un silenzio che ognuno potrà colmare con le parole approssimanti che vorrà, ma è un silenzio commosso di un insieme di cuori che riconoscono ancor prima, forse, che il cervello il senso di ciò che gli occhi vedono.
Ad un testo solo all’apparenza semplice, si accorda un corredo illustrativo all’altezza. Multiforme, vivo, pulsante, ornato: i viola, i rossi, i rosa, i gialli…non c’è nero e il bianco scava delle nicchie teatrali che incorniciano ugualmente testo e immagini. Difficile rendere le pause, i dialoghi senza diventare pedissequi, l’illustratrice riesce nell’intento, movimentando dall’interno le tavole ad un primo sguardo fisse. Le linee mosse, continue e curve non danno tregua, non stanno ferme, non comunicano pace: si è immersi in un’intensità cromatica tale che il sorgere della luna, nivea, è quasi un sollievo.
Le immagini sono dunque bellissime – direi che in questo caso non servono sinonimi.
La storia poetica, in senso rigoroso, è stata apprezzata dal mio gruppo di lettura di 7enni (e vi farò presto vedere che bel lavoro ci abbiamo fatto su!), ma è un libro oltre ogni indicazione di età, un libro che regala una parola, una parola sola ma fondamentale.
Da Che bello! Mercoledì al cubo, di Maria Polita, in Scaffale Basso, 08.04.2017.