di Chiara Carrer, Minitopi 2020
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Quante volte abbiamo sentito raccontare Cappuccetto Rosso? Infinite volte, vero? E crediamo di conoscerla? Certo, siamo sicuri di conoscerla. Bene allora date un'occhiata a La Bambina e il lupo, narrato da Chiara Carrer e appena uscito per Topipittori.
Attenzione; la trama è molto simile al consueto. La bambina va a portare alla nonna la focaccia calda e il latte. Il lupo Bzou la precede lungo la strada delle Spine e si mangia la nonna "ma non tutta; un po' ne mise da parte nella credenza, caso mai più tardi gli fosse venuta fame".
Poi si mette a letto ad aspettare la bambina. Che viene, e il lupo cerca di farle mangiare i pezzetti avanzati della nonna; la bambina si spoglia e si mette a letto con il lupo. Quando si arriva a "che bocca grande che hai", "per mangiarti meglio", la bambina però vuole uscire all'aperto perchè le scappa la pipì. Il lupo deve farla andare ma le lega un filo di lana ad una caviglia per costringerla a tornare indietro. Appena fuori, la bambina strappa il filo e fugge libera verso casa.
E allora? direte. Cappuccetto con un finale un po' diverso. Un lieto fine. Ma dateci retta e leggete il libro. Vi accorgerete che è ben altro.
Innanzitutto le fonti letterarie, che qui sono lo scrittore folklorista francese Paul Delarue che ha trascritto una favola campestre ben più antica della versione conosciuta di Charles Perrault. Poi la storia stessa che non è solo un ammaestramento alle fanciulle ("di lupi ce n'è dappertutto e di diverse specie, e i più pericolosi sono appunto quelli che hanno faccia di persone garbate e pieni di complimenti e di belle maniere". Perrault, traduzione di Collodi) ma una storia 'di donne', una sorta di protoguerra dei sessi che va combattuta senza esclusione di colpi, cruda come ogni storia archetipica, dove la bambina vince perché riesce a superare la prova.
Poi le illustrazioni di Chiara Carrer, magnifiche e inquietanti nella loro essenzialità. Tutte giocate con collages 'elementari' sui toni del rosso e del nero, con poche tracce di giallo paglierino. La bambina è aperta, curiosa, timorosa, impaurita, scaltra come deve essere. Il lupo Bzou è inquietante e luciferino, perfido, sanguinario e libidinoso, ma l'angoscia palpabile del racconto nasce semmai dal contesto in cui i personaggi agiscono, nelle aperture teatrali di rosso e nero, negli squarci di luce, nell'intreccio spinoso dei boschi.
Una prova magistrale di Chiara Carrer che con questo libro dimostra, se mai ce ne fosse bisogno, la sua centralità assoluta nel panorama dell'illustrazione contemporanea. Sono tocchi lievi, quasi avari di segno, ma netti e precisi, quelli di Chiara; riescono a trasmettere quella sorta di angoscia che le grandi fiabe debbono e sanno trasmettere. Un libro (curato da Tiziana Roversi che con questi collages aveva preparato la mostra Nero lupo, rosso Cappuccetto), senza altri aggettivi, bellissimo.
Da Il lupo e la bambina, di Andrea Rauch, in Social DesignZine, 28.12.2005