Non ero iperattivo, ero svizzero

a cura di Manuel Rossello, 2018

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«Era il 7 dicembre 2006 quando ebbe origine la grande paura della mia vita: mia sorella», scrive Roberto.

«L'anno scorso presi la mia prima insufficienza. Ero arrabbiatissima con me stessa. Un'insufficienza è come una pallottola nel cuore», racconta Ayla.

Jasmine invece ricorda: «Sognavo di fare la velina e sposare un calciatore, sognavo di diventare una modella e vivere in una villa enorme, sognavo di diventare una stilista o un'attrice, sognavo di essere la ragazza magica che riusciva a fare tutto... Ero praticamente una bambina piena di idee stupide».

L'altro giorno mi è arrivata per posta una busta. Dentro c'erano una lettera e un piccolo libro pieno di perle come quelle riportate qui sopra.

Il mittente era Manuel Rossello, insegnante di una scuola media di Lugano che, per anni, ha ascoltato i suoi alunni, ha letto i loro pensieri preziosi e li ha raccolti, consapevole dell'inestimabile valore dello sguardo acuto e sbilenco di quell'età di mezzo, tra l'infanzia e la giovinezza.

Non ero iperattivo ero svizzero è il geniale titolo (che cita testualmente le parole di uno dei giovanissimi autori, Simone) di quel piccolo libro, frutto del lavoro degli studenti e della sensibilità di un docente, un'antologia di frammenti autobiografici sulla propria infanzia.

«Ogni adolescenza in fondo si assomiglia. Ogni infanzia invece è felice o triste a modo suo. Come attecchito su un terreno calcareo, propizio alla varietà botanica, il racconto dell'infanzia si rivela ricco di mille colori e profumi», scrive Rossello nella nota che chiude il volumetto.

E ha ragione. Perché le infanzie che sbucano da quelle pagine sono variopinte e ipnotiche: vi sono criceti sbranati, piccoli e grandi disastri casalinghi, paure del buio, della cantina, di sogni «contorti, insensati e pazzi», amori non corrisposti, odore di coniglio e profumo di mamma, rabbia, rivalità, giochi e nonne che vincono alla lotteria.

Questo piccolo libro inedito è un compendio di meraviglie buffe e poetiche, un invito a coltivare la memoria e a catturare ogni infanzia, «età dell'oro della nostra esistenza», come la definisce Rossello.

«Alle elementari c'era un campo da calcio in cui giocavano quasi tutti i maschi. Il problema era quando arrivavano le femmine con l'elastico, ci catturavano e ci bullizzavano. E ci facevano dire tutto quello che volevano sapere con una tecnica degna dell'FBI», scrive Dennis che racconta di sé ma anche di quella terra di eroismi, follia, scoperte e magia che tutti a un certo punto ci lasciamo alle spalle.

Da Non ero iperattivo, ero svizzero, di Elasti, in Nonsolomamma, D, la Repubblica, 14.02,2017