Isabel Minhós Martins e Madalena Matoso, 2009
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Come ha scritto Ernst H. Gombrich, «l’occhio è uno strumento che si è evoluto in milioni di anni per permettere alla maggior parte degli organismi dotati di movimento di trovare la propria strada nel mondo, di riconoscere gli amici, di evitare i nemici o qualsiasi ostacolo dell’ambiente, in breve di sopravvivere». Un occhio educato a leggere il mondo, suggerisce Gombrich, probabilmente non si perderà nel labirinto della crescita, al contrario, in essa saprà orientarsi. Precisione, attenzione, vivacità critica, stupore, sono qualità che si esprimono fin dai primi anni di vita e incidono sulla percezione di sé e del mondo in tutto il corso dell’esistenza. Quando sono nato ripropone il significato profondo del messaggio di Gombrich e lo rende accessibile a un pubblico di bambini. Quello delle origini non è un argomento qualsiasi e, tra i tanti di cui si possa trattare, è uno dei più difficili. Quando sono nato lo affronta confidando nei pensieri di un bambino che parla di sé: «Quando sono nato, non avevo ancora visto niente. Solo il buio. Un grande buio nella pancia della mamma.»
da Quando gli occhi girano il mondo e trovano la strada, di Giulia Mirandola, Catalogone 2010.