Quasi signorina

di Cristina Portolano

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È già da un po’ di tempo che la collana Gli anni in tasca dell’editore Topipittori (specializzato in ottime pubblicazioni per ragazzi) si è affermata come uno di quei progetti dell’editoria a fumetti italiana più interessanti e da tenere d’occhio (spesso animata da nuovi talenti). Nei libri a fumetti della collana gli autori compongono racconti autobiografici della propria infanzia, tanto indirizzati al pubblico giovane quanto al lettore più adulto.

Qualche titolo passato meritevole di segnalazione? Senza dubbio il divertente Magnifico lavativo di Tuono Pettinato, racconto frammentato da episodi dell’infanzia dell’autore messi insieme ed elaborati con efficacia e comicità frizzante. Un titolo invece passato forse leggermente inosservato è Capriole di Marina Girardi, un mémoire raffinato e appassionato, che rappresenta un ottimo compromesso tra il linguaggio narrativo e grafico del fumetto e quello del picture book per i più giovani.

L’ultimo arrivato della collana è Quasi signorina di Cristina Portolano, il debutto sulla lunga distanza dell’autrice napoletana. Come da compito di Gli anni in tasca, la Portolano si racconta dalla nascita all’inizio dell’adolescenza, e lo fa scattando una varietà di istantanee e raccontando brevi ma efficaci aneddoti di vita familiare.

Le vicende di Quasi signorina, ambientate tra i vicoli del centro di Napoli o tra le mura domestiche, sono raccontate con uno spiccato senso dell’ironia prettamente partenopeo, quasi tradizionale e dalla forte fisicità. Le vignette si susseguono con una cadenza misurata, con innata dimestichezza alla recitazione; i volti sono grottescamente contorti e deformati, con in bocca la battuta più spiazzante, secondo le tempistiche giuste. Le espressioni recitate dai personaggi e il frangente in cui l’autrice decide di fotografare la loro gestualità sembrano nascere dall’immaginario della recitazione e del teatro napoletano.

Il contesto popolare napoletano è protagonista del racconto, si manifesta nella irruente presenza scenica dei personaggi e si esprime anche in altri elementi. Poi ci sono, per forza di cose, anche molti elementi pop, inscindibili dalla crescita di una ragazzina tra Ottanta e Novanta. Importanti nella formazione della protagonista sono in egual misura Maradona quanto Barbie. Due figure che – dal punto di vista dell’autrice ormai cresciuta – sono riconosciute come proiezioni del mondo adulto, di aspirazioni e di modelli distanti immaginari e mitizzati.

Nel susseguirsi di vicende e ricordi, l’autrice mantiene sempre viva l’autoironia. Il titolo stesso del libro suggerisce un costante mettersi in discussione. Portolano ride di sé fin dai primi vagiti. La scena della nascita è al limite tra barzelletta e aneddoto familiare e viene riportata con innocenza.

Da Crescere Quasi signorina a Napoli, di Valerio Stivé, su Fumettologica, 18/11/2016.