di Guillaume Guéraud, 2011
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Ogni tanto c' è qualcuno che dà il cinema per morto, naturalmente a favore della tv. [...] Per questo chi ama il cinema dovrebbe tenersi stretto un «piccolo» libro pubblicato da una «piccola» casa editrice per bambini, Topipittori: si intitola Senza Tv (pp. 98, 10, traduzione Massimo Scotti) e racconta l' infanzia autobiografica di Guillaume Guéraud, autore di romanzi noir e polizieschi per adolescenti (in Francia è una vera celebrità). È un libro da leggere non solo perché è divertente, ha un ritmo prodigioso, è intelligente, ma perché è una delle più belle dichiarazioni d' amore per il cinema (e per la vita) che ho letto. Il piccolo Guillaume vive solo con la madre (del padre non sa niente, tanto che per un po' crede di essere figlio di Montgomery Clift, perché c' è una sua fotografia sulla libreria) e con uno zio sindacalista e comunista. Siamo a Bordeaux, in un quartiere multietnico negli anni Settanta, e tutti gli amici di Guillaume hanno la televisione. Lui no: la mamma la detesta e lo zio dice che a guardarla «si diventa un coglione». Per questo, per tacitare le lamentale del figlio, comincia a portarselo al cinema. Non sono film per bambini: «Non capisco neanche un terzo delle cose che mi passano davanti agli occhi - scrive Guéraud - però mi piace». E continua: «Non è una noia così insopportabile che proprio non riesco a star fermo come quella volta a teatro, no. È una noia piena di soprassalti, spezzata da fulmini, tutta fatta di ami incandescenti a cui mi aggrappo senza mollare mai». Agli amici racconta riassunti inverosimili (quello di Mon oncle d' Amerique di Resnais è un capolavoro surreale) ma pian piano impara che quegli «ami incandescenti» lo aiutano a crescere, a conoscere il mondo che lo circonda, a esercitare la fantasia, a capire la storia e la politica. E si accorge che il cinema, oltre che divertirlo, lo aiuta a vivere. È quello che, in maniere più scanzonata, ci ricordano anche Emanuela Martini e gli amici con cui ha scritto Che cosa guardo stasera? (Il castoro, pp. 194, 15). Non è solo un divertente manuale di «cineterapia» per usare i film come consolazione serale in ogni tipo di occasione: è anche, a leggere le belle schede di accompagnamento, un modo per riannodare i legami tra cinema e realtà e scoprire dentro a film «ingessati» dall' accademia o dalla cinefilia quegli «ami incandescenti» di cui parla Guéraud.
Da La vita è bella anche se non hai la tv. Basta il cinema di Paolo Mereghetti, Corriere della Sera, 2011.