di Katrin Stangl, 2018
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Lasciate da parte ogni accondiscendenza e anche lo sguardo un po’ ebete di chi ricorda la propria infanzia, idealizzandola, Si può svuotare una pozzanghera? di Katrin Stangl è un libro scientifico, poeticamente scientifico, che pretende di essere letto con serietà e rigore.
Secondo una schema illustrativo che avevamo largamente apprezzato in Forte come un orso, l’autrice tedesca (andate a rileggervi la sua intervista!) torna con un albo simile, dove, al posto delle similitudini troviamo una galleria di quesiti e ipotesi scientifiche sul mondo e la quotidianità: si può...?
Parlo di ipotesi scientifiche perché questo libro acquista la statura del suo valore se noi consideriamo seriamente le domande che dobbiamo credere nate dai pensieri dei bambini: «si può svuotare una pozzanghera? Quante cose succedono dietro al divano? Si possono calpestare le linee?».
L’atteggiamento con cui si guarda all’infanzia trova in questo libro uno stringente momento di verifica, perché se leggiamo questi testi, sorridendo e andando avanti, non trattiamo con serietà il nostro interlocutore, cioè il bambino, ma se invece ci fermiamo e pianifichiamo insieme al nostro piccolo lettore un esperimento per verificare l’ipotesi o lo interpelliamo, per ascoltare il suo parere, allora avremmo davvero guardato in faccia il bambino.
I bambini sono «attivi ricercatori nell’ambiente», diceva Montessori parlando dei bambini di pochi mesi, e con questo atteggiamento noi dovremmo rispettare e devotamente osservare il pensiero e il movimento nello spazio dei bambini. Katrin Stangl raccoglie una serie di domande curiosissime e spassose, domande che sono interessanti proprio perché mostrano un modo di approcciare il mondo originale, inaspettato e fuori dagli schemi ordinari.
«Si può dire tutto a un gatto? Quanto può essere lungo un tubetto di dentifricio? Nudi, si balla meglio?»
È interessante che il primo quadro della galleria ritragga un bambino molto piccolo intento a interrogare, come Amleto, il suo spazzolino. Il bambino filosofo, il bambino che si interroga non è un mito romantico, ma una realtà, perché la filosofia non è altro che “l’attività spirituale autonoma che interpreta e definisce i modi del pensare, del conoscere e dell'agire umano” (definizione del dizionario Treccani) e i bambini sono spiritualmente ricchissimi, solo che non ce ne accorgiamo.
L’autrice e illustratrice tedesca utilizza uno stile iconico e geometrico che l’incisione caratterizza con fermezza; i diversi quadri scelgono con caparbietà la nuda descrizione del momento che - si suppone - ha fatto nascere la domanda, senza fronzoli e cedimenti emotivi.
Questo libro va regalato, letto, interrogato, provato e poi magari va riscritto insieme ai bambini, collezionando tutte quelle domande che nascano in loro (e in voi!).
Leggete questo libro con i bambini (dai 4 anni in su): li esorterà a esercitare il loro modo di guardare il mondo e ugualmente costringerà gli adulti a non sottovalutare quelle incredibili creature che crescono al loro fianco.
Leggete questo libro con gli occhi a cuoricino, senza bambini intorno e lo avrete invece ridotto a una sterile, nostalgica e non pertinente raccolta di interrogativi, interessanti ma fini a se stessi. Non sottovalutate invece la possibilità di tornare bambini e leggerlo per voi come se aveste 4 anni!
Da Strenne 2018. Giorno 5, di Barbara Ferraro, in Scaffale Basso, 05.12.2018