di Chiara Armellini, 2015
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Dice il proverbio: “cavallo vincente non si cambia”. E dice bene, se il cavallo continua a essere in forma smagliante e a dimostrarsi giovane, fresco e pimpante. Così è per il “cavallo” Chiara Armellini, giovane e talentuosa artista vicentina che, a distanza di tre anni dal sorprendente Ti faccio a pezzetti, vincitore del Premio Soligatto 2013 (3-6 anni) e tradotto in quattro lingue, pubblica (ancora per la casa editrice Topipittori) Ti faccio a fettine naturale prosecuzione del primo, brillantissimo, libro. I due albi, posti l’uno accanto all’altro, ci appaiono quasi identici: stesso formato, stesso colore bianco di fondo, stesso carattere del testo, simile gioco di frammenti sparpagliati al centro della copertina. Ma se osserviamo con maggiore attenzione quel caos di particelle, e proviamo a decifrarle, ci accorgiamo che fra i pezzetti si nascondono occhi, nasi, zampe e musi, mentre fra le fettine si scorgono rami, foglie e verdurine.
Eccola la differenza! Si continua a giocare con la scomposizione e combinazione di pezzi colorati per indovinare chi si cela dietro il puzzle, ma il nostro ambito d’azione è un altro: passiamo dal mondo animale a quello vegetale-floreale. [...]
L’invito è a giocare ancora con le immagini e con le parole, ma la difficoltà nello sciogliere gli indovinelli visivi e verbali, a mio parere, aumenta. Siamo a un livello successivo. Si alza l’asticella. E le meningi di tutti noi si devono spremere di più perché i soggetti da scoprire sono piante e fiori, non animali: “materia” molto meno conosciuta e trattata, anche nei libri per l’infanzia. Quanti di noi sanno cos’è il rabarbaro cinese o com’è fatta la lunaria? Certo, ci sono anche il croccante finocchio o la deliziosa zucchina a rinvigorire la nostra autostima, ma sfido chiunque a decifrare il rebus al primo colpo. Io non ci sono riuscita…
A essere sincera, però, mi sembra che il divertimento sia stato ancora più grande. Tentare di vincere la sfida è stato un gioco stimolante. E quando alcune piante mi hanno dato filo da torcere e costretto a gettare la spugna, ho cominciato a rallentare il ritmo e a dedicare alle illustrazioni più tempo e attenzione. Le ho osservate e memorizzate. E ho imparato qualcosa di nuovo. (Utili in questo senso sono anche i risguardi finali, dove vengono raffigurate tutte le piante dell’albo con i corrispettivi nomi in latino). [...]
Altra nota positiva di Ti faccio a fettine è la qualità dei testi. Li ho trovati più poetici ed evocativi del precedente libro. Parole che danzano e fluttuano nella pagina al pari delle illustrazioni.
Infine un elemento centrale di entrambi i libri, che finora ho trascurato, ma che rappresenta il cuore del progetto: la capacità di innescare nei bambini, se incoraggiati e accompagnati dall’adulto, il desiderio di mettersi all’opera, di prendere fogli e colori per creare e scombinare i loro pezzetti e fettine, imitando i protagonisti degli albi o inventandone altri. E poi divertirsi a formulare indovinelli.
Da Ti faccio a pezzetti o a fettine? di Francesca Tamberlani, in Milkbook del 28/05/2015.