di Giovanna Zoboli e Guido Scarabottolo, 2011
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Cose che non vedo dalla mia finestra è un'indagine sulle visioni di adulti e bambini, che interpella la realtà, il sogno, l'umanità, la natura, e accoglie ciò che si esprime sotto forma di non-detto, punto di domanda, assurdo, non-finito. […]
La scienza rende noto che l'occhio è l'estensione più estrema del nostro cervello. Questo aspetto dovrebbe rendere peculiare la lettura di un albo illustrato negli ambienti dove avviene la crescita e l'educazione delle persone. Cosa non vedo dalla mia finestra? Ad esempio, «sedie zoppe», «angeli caduti», «facce difficili da ricordare», «strade senza nome», «parole mai dette», «bottoni», «nasi chiusi». Per ciascuna doppia pagina si apre un mondo, di concetti e di figure. La vastità di quello che “non vedo” sembra riprodurre la vastità di quello che “vedo”. Come possono stare insieme cose che non vedo e cose che vedo? […]
Vediamo qualcosa, quando non vediamo? Tutti quanti vedono e non vedono alla stessa maniera? Cosa accade a chi è vedente, ma non vede? Alle domande poste potrebbero rispondere i bambini, con analisi brillanti. […] La comunicazione con l'esterno è caratteristica in questo libro. Zoboli e Scarabottolo guardano ai lettori di tutte le età come a validi collaboratori esterni, capaci di trasformare un prodotto finito in un prodotto mai del tutto finito, ancora migliorabile. Una volta di più, emerge da queste pagine l'eventualità di commettere un giorno delle imprudenze: fermarsi; pensare; cambiare idea. Cose che non vedo dalla mia finestra risveglia, a iniziare dagli adulti che operano nella scuola di ogni ordine e grado, il desiderio di percorrere strade sconosciute.
Da Tutto quello che non vediamo, di Giulia Mirandola, Catalogone 2013.