Curiosa, sono andata a guardarli: non li conoscevoe sono stata grata a Monica di avermeli segnalati,perché si tratta di veri capolavori.
Il primo, Letrois inventeurs, del 1979, è uno stupefacente giocodi animazione realizzato con la tecnica del papier découpé.
Di Ocelot, cononoscevo Azure Asmar, Kirikùe Principie principesse. Così, mi è tornato in mente uno degliepisodi di quest'ultimo film, realizzato nel 2000, che mi aveva incantatoper brio e splendore. Si tratta del cortometraggio in cui Ocelot rielaborail tema fiabesco della trasformazione avviata dal bacio della principessaal principe, dandone un'interpretazione che attraverso un climax diincredibile bellezza visiva, culmina in un finale di genio. La sopraffinaintelligenza del fiabesco di questo maestro dell'immagine, approda,con la semplice grazia dell'intuizione, a rivelare le molteplici ragionie radici profonde - religiose, letterarie, storiche, folcloriche - deltopos della metamorfosi. Il cambiamento è tante cose insieme: è parteinsopprimibile della vita, è quello che ci tiene vivi, che ci atteriscee insieme ci sorprende, è imposto dalle leggi della natura, è la fiammainestinguibile che arde in tutte le creature e gli elementi, è una leggedel tempo, è un processo fisico e un processo chimico, è una dimensionetrascendente che pervade ogni cosa, è quel che fa sì che tutte lecose e gli esseri viventi siano legati fra loro, è l'anima stessa delmondo, come Primo Levi in Carbonio, ultimo magistraleracconto di Il sistema periodico, ci rivela.
Ed è una potentearma di Eros, come dimostrano gli amanti protagonisti dell'animazione,che, alla fine di una catena rocambolesca di trasformazioni,finiscono per ritrovarsi lei nella pelle di lui e lui in quelladi lei. In sostanza: il sogno originario di tutti gli amanti cheaspirano a fondersi l'uno nell'altra, tornando alla condizioneiniziale perfetta: quella dell'androgino, raccontata, fra gli altri,da Virginia Woolf, scrittrice dall'identità sessuale decisamentecontrocorrente, nel suo bellissimo Orlando.
Vi sono alcuni narratori che hanno la capacità di penetrare imeccanismi della fiaba e di farli propri, che utilizzino il cinema,l'animazione, le parole o le immagini. Ocelot è uno di questi:possiede il potere stregonesco, a mio parere unico insieme a Miyazaki,di elaborare con disinvoltura sorprendente i materiali fiabeschi,andandone sempre al cuore e restituendone la perfezione,in racconti visivi costruiti su una rigorosissima misura diritmo, precisione, nitore, intelligenza, essenzialità.
Esempio perfetto diquesta capacità è la mirabile serie tv, del 1983, La princesseinsensible: 13 episodi che dilatano all'estremo il tema dellaprincipessa triste, malata di malinconia, per la quale, con l'ambizionedi restituirla alla vita e alla gioia, da ogni parte del mondo giungono iprincipi più favolosi, muniti di capacità e doni fantasmagorici. Unaparabola sulla seduzione e sull'amore di folgorante acume.
Anche in questocaso, è soprattutto la fine ad ammaliare lo spettatore, per la raffinatacapacità di penetrazione psicologica e per la profonda verità che portaa galla. In me ha suscitato, ammetto, un'inarginabile commozione.
Peril nostro piacere, Ocelot è da poco uscito nelle salefrancesi con un nuovo film, in 3D, si spera a breve anche da noi: Lescontes de la nuit. Ogni notte un ragazzo e unaragazza si trasformano nei protagonisti di antiche favole del mondo,dalle Antille alla Città d'oro, dall'Africa al Tibet. Sei episodiper un autore che delle fiabe, oltre all'immaginario simbolico,sublime e sottilmente trasgressivo, condivide l'agilità, iltocco lieve, la brevità. Torna in questi racconti, dunque,la misura rapida e torna la presenza/polarità del maschile edel femminile, entrambi elementi caratteristici della fiaba. Quil'autore parla del film.
Lapassione per il linguaggio stringato e veloce, in questo caso delcortometraggio, è l'ennesima qualità che il signor Ocelot condivide coni narratori di fiabe di tutti i tempi.
Durante un'intervista,alla domanda: «Perché ha scelto di riunire diversi cortometraggi?»,risponde senza esitazioni: «Dopo tanto lavoro, mi è venuta voglia ditrattare storie brevi, spesso possono essere persino più affascinanti epotenti di quelle lunghe. Il cortometraggio si adatta alla gioielleriadell’animazione e delle fiabe, il mio linguaggio preferito.»