Indagini su un cappello

Diquesto libro è bene dire il meno possibile.
Perché? Perché il suo autore nonché illustratorese l'è cavata benissimo con poche parole e con immaginistringatissime.
Il titolo non evoca, dichiara: Voglio il miocappello!. Più in medias resdi così si muore.
Chi lo vuole, questo cappello, è prestodetto: un orso enorme. Un tipo abbastanza impassibile: se sia buono ocattivo, non lo sappiamo. È solo molto grosso. Punto.
Perchélo voglia, il cappello, non è dato sapere: né per quale ragione néperché ne sia privo. Informazioni secondarie.
Il libro avrebbepotuto intitolarsi Dov'è il mio cappello?

Jon Klassen, Voglio il miocappello!

Manon sarebbe stata la stessa cosa. Fra una domanda e una affermazione nepassa. E dire voglio è una bella dichiarazione diintenti.
Come si sa, l'erba voglio è quel tipo di vegetaleche non cresce neanche nel giardino del re. Ma l'orso o non lo sa o nongli interessa.
Armato del suo voglio filaveloce attraverso il libro, imbattendosi in alcuni personaggi: una volpe,un serpente, un cervo, una rana eccetera... come capita nei milionidi picture book che hanno una ricerca e gli abitanti di un bosco comeoggetto e protagonisti. Perché questa vicenda si svolge, evidentemente,in un bosco. Che tuttavia non si vede praticamente mai. Che senso hadisegnare il bosco, se questo è già nella testa del lettore?

Jon Klassen, Voglio il miocappello!



Jon Klassen, Voglio il miocappello!

Dasinistra a destra, l'orso procede speditamente nella ricerca: èun tipo essenziale almeno quanto chi l'ha disegnato. Non si perdein chiacchiere. È tutto azione. E di silenzio in sospensione,di sguardo obliquo in botta e risposta (magnifici i dialoghi),dopo un prodigioso dietrofront, arriva alla fine del libro drittocome una freccia. E così velocemente che quando l'ho letto per laprima volta, il libro che lui attraversa col suo sguardo impassibile,non sono stata sicura di aver capito bene.
No, ma dico, misono detta: finisce DAVVERO così?
Così l'ho riguardatodall'inizio, un po' in affanno, dicendomi: ma se finisce DAVVEROcosì è PAZZESCO!
Sì, finisce PROPRIO così, mi ha dettoJonKlassen, alla fine: hai capito benissimo. Nessuna possibilitàdi errore.

Jon Klassen, Voglio il miocappello!

Alloral'ho riletto, per la terza volta, ma, questa, avidamente concentrata suogni sfumatura di significato, ogni sguardo, ogni frase, ogni virgola. Percapire come diavolo sia riuscito questo tipo, al suo PRIMO LIBRO comeautore e illustratore, a costruire un meccanismo così semplice e cosìperfetto. Perché questo libro, di un'avarizia assoluta, calcolata,voluta, selvaggiamente comica, e perfettamente organica alla storiache racconta, sfiora la perfezione. Con un testo che è un capolavoro eimmagini che sono un trattato di psicologia.
E ci lascia lì,come dei fessi, a dirci: e tutto questo per un cappello? Quando poi ladomanda è: cosa diavolo se ne fa un orso di un cappello? Cioè ci lascialì a riflettere su, niente meno, che il bene e il male. Leggetelo.

Jon Klassen, Voglio il miocappello!


Voglio il mio cappello! (titolo originale I Want My Hat Back,e viene da dire che il punto esclamativo, nell'edizioneitaliana sia accessorio), è uscito nel 2011 editoda Candlewick Press (qui un'intervista al suo autore, realizzatada Seven impossible things,nell'agosto 2011). Ovviamente ha vinto una valanga di premi. In Italial'ha pubblicato Zoolibri, nel 2011. Io non avevo maiavuto occasione di sfogliarlo, finché non ci ho sbattuto controil naso nella libreria Tuttestorie, due settimane fa. Gloria aZoo per averlo pubblicato (e tradotto impeccabilmente) e alle libraiecagliaritane per tenerlo bene in vista sugli scaffali. Questoper dire che la recensione è vecchia: poco male. Magari c'èqualcun altro a cui, come a me, questo orso e il suo cappelloerano sfuggiti.

Ringraziamo Zoolibri per averci permessola pubblicazione delle immagini.