Tutte le parole a tutti quanti

Ammettiamola nostra ignoranza: in questi giornisi festeggiavano i 40 anni di Grammaticadella Fantasia, introduzione all’arte di inventarestorie, e noi non lo sapevamo... Chi l'ha scritto,questo libro, lo sapete tutti: Gianni Rodari (e se non lo sapete è meglioche corriate seduta stante a colmare le vostre vistose lacune in meritoai libri per ragazzi). La Grammatica della Fantasiaè stato pubblicato da Einaudi nel 1973, e a oggi ne sono uscite seiedizioni. L’ultima, nella collana La biblioteca di GianniRodari di Einaudi Ragazzi. Noi siamo stati richiamati all'ordinee alla notizia, da un articolo uscito su L'Unità,il 13 maggio scorso, firmato da Giovanni Nucci (deicui articoli ci siamo già bellamente approfittati su questoblog) che la nostra Valentina Colombo ci ha passato, entusiasta. Unarticolo che oltre a ricordare questo libro la cui conoscenza èfondamentale, e non solo per chi si occupa di bambini, afferma coseimportanti sulle parole. Anzi, molto più che importanti: da scolpirenella pietra, o anche solo da scrivere in bella calligrafia su un post-itda appiccicare al frigo, ma in bella vista, così tutte le mattine, quandosi accende la luce, lo si trova, e invece che a comprare uova o banane,prima si pensa alle parole. Giovanni ci ha permesso di pubblicarlo e noilo ringraziamo molto, per questo.

[diGiovanni Nucci]

ScrivevaTullio De Mauro, nel 1974, riguardo alla Grammatica dellaFantasia: «Come Cimarosa col suo Maestro di Cappella,come Rilke nelle Lettere ad un giovane poeta, come Goethe e Leopardiin certe loro pagine, un’artista ha messo in tavola le carte delsuo gioco. E ne è nato, elegante e geniale, un classico».
Quello che sembra suggerirci è che questo libretto vada oltreil suo oggetto, la contingenza del suo tempo, del suo scopodichiarato, dei suoi primi ed immediati lettori.
 Su questepagine potremo, in effetti, scrivere di Rodari una volta al mese,quindi praticamente una su due, il che è abbastanza imbarazzante:Rodari ha pubblicato circa cinquanta libri, si andrebbe avanti perquasi quattro anni, dopo di che si potrebbe ricominciare da capotrovando ogni volta una nuova meraviglia in quei libri, un motivodi incalzante attualità per poterne parlarne. Diventerebbe, così,la rubrica di un solo autore, condotta da un critico che leggee rilegge sempre gli stessi cinquanta libri. Sarebbe, in effetti,meraviglioso: tanto da assomigliare ad un racconto di Borges o (peggio,molto peggio!) di Gianni Rodari.


Ora, per quanto possiamo tranquillamenteconsiderare i racconti e le poesie, e le filastrocche di Rodariuniversali, impermeabili al tempo e alla geografia, non dovrebbeessere altrettanto facile farlo per la Grammatica dellafantasia che però (com’è, come non è), uscita giustoquarant’anni fa, sta lì imperterrita e ancora oggi ispira e aiutagli scrittori e i poeti per ragazzi, così come gli accademici,i critici, i giornalisti, gli insegnanti, i librai, i promotoridella lettura, i bibliotecari, gli editori, gli animatori, i maestrie i genitori. Già loro (si potrebbe dire) fanno una buona fettadella popolazione utile e intellettualmente attiva, ma (si potrebbeobiettare) cosa dovrebbe interessare questo libro a un sottosegretario,al capitano di un bastimento, a un vigile urbano (a parte l’evidentemotivo d’essere essi stessi molto probabilmente protagonisti d’unabuona cifra di altri libri di Rodari)?

Per rispondere,prendiamo volentieri in prestito delle righe a riguardo di MarziaCorraini: «Mi limito, ed è assolutamente sufficiente, a osservarel’importanza di questo titolo […] C’è una grammatica dellafantasia. Ci sono regole o semplici modalità e stimoli perindicare una via. C’è la fantasia e la grande capacità diinventare partendo dal noto. E proprio qui sta la grandezza diRodari, nel fa vedere come “usare la testa” liberamente perprocedere verso la conoscenza attraverso piccoli progressi, primasulla strada tracciata, poi tresgredendo, mettendo assieme opposti elontani, immaginando sintesi e soluzioni non previste. Rodari certo,e con lui Munari e anche Alighiero Boetti, Toti Scialoja. Genialiautori e pensatori che ci hanno insegnato […] che esiste anche unamodalità da proporre, da segnalare, da indicare perché ognuno dinoi possa utilizzare con originalità la propria fantasia o meglioil proprio “pensiero”».


C’è, per tornarea De Mauro, un valore assoluto dell’arte, che non è detto siamocapaci di cogliere, e che va al di là del valore che presupponiamo dipoterle attribuire. A volte quel valore si trasferisce alle opere che neparlano, dell’arte. Volendolo cercare di esplicitarlo relativamente allaGrammatica della Fantasia di Rodari, citiamo ciò chene dice lui stesso: «Io spero che il libretto possa essere ugualmenteutile a chi crede nella necessità che l’immaginazione abbia il suoposto nell’educazione; a chi ha fiducia nella creatività infantile;a chi sa quale valore di liberazione possano avere la parole. “Tuttigli usi della parola a tutti” mi sembra un buon motto, dal bel suonodemocratico. Non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno siaschiavo». Ed ecco che l’attualità del suo pensiero, del Rodarifilosofo che in questo libro si esprime al meglio, viene subito fuori:non dobbiamo scordarci, oggi più che mai, il valore di liberazioneche può avere la parola: proprio quando la libertà sulle parolesembrerebbe essere assoluta, e le sta invece sempre di più impoverendodi potere e di importanza. Perché se le parole sono strumento diliberazione, occorre salvaguardarle con la massima attenzione. «Tuttele parole a tutti quanti». Quindi.