[di Francesca Zoboli]
Da qualche mese sto lavorando sul tema degli erbari, che da sempre considero eccezionali fonti iconografiche. Forse questa attrazione deriva dalla mia passione per il giardinaggio e la natura in genere, e dal mio background di decoratrice di interni, ambito in cui il floreale l’ha sempre fatta da padrone. La mia ricerca, che è alla base del workshop residenziale dal 4 al 6 luglio che terrò al Masetto, e di cui trovate informazioni alla fine di questo post, ha preso avvio da un corso intensivo che ho tenuto quest’anno presso il Dipartimento di Illustrazione dello IED di Torino. La materia di insegnamento affidatami era "Tecniche pittoriche sperimentali". Il nome è giustamente generico, ma per gli studenti del corso questo ha significato l’invito ad abbandonare le tecniche digitali – delle quali sono in gran parte espertissimi - per immergersi nella materia pittorica: carta, aniline, pennelli, pastelli, cera e uso di varie tecniche; dallo stencil alla monotipia, al frottage.
Alcuni degli elaborati degli studenti dello IED di Torino.
Gli erbari, inizialmente, sono stati semplicemente un punto di appoggio e di partenza: un archivio di immagini al quale attingere e dal quale sviluppare diverse soluzioni grafiche o pittoriche. Ma, seguendo il lavoro degli studenti, con una certa sorpresa, ho notato che c’era un legame straordinariamente forte tra le immagini botaniche e le tecniche utilizzate. E questo legame, nei casi in cui veniva percepito e sottolineato, conduceva a risultati molto interessanti dal punto di vista artistico.
I materiali utilizzati nel corso.
A mio parere, quello che ha suscitato interesse nei ragazzi è stata la possibilità di trasformare l’illustrazione scientifica nel proprio contrario, operando così un passaggio, che a volte è riuscito a essere indolore, da una forma di descrizione rigidamente canonizzata e funzionale al riconoscimento e alla classificazione, a una forma di rappresentazione evocativa, quasi fantasmatica, pur conservando l’impianto compositivo dell'immagine di partenza. Molto interessante anche la varietà di risultati ottenuti dagli studenti: l’attività che ho proposto si fonda molto sulla gestualità istintiva, sulla casualità e sulla capacità di addomesticarla, incanalarla e, di conseguenza, il prodotto di ciascuno degli studenti ha rivelato personalità molto precise e distinte.
Studi sull'iris (1).
I risultati per me sorprendenti di questa esperienza collettiva mi hanno indotto ad avviare – ma sarebbe forse meglio dire approfondire in una nuova direzione -, una ricerca personale attualmente in corso. In questo momento in particolare sto studiando gli iris ( tra i miei fiori preferiti) e le gamme cromatiche del blu/azzurro, anche grazie alle immagini di antichi erbari e repertori che ho conosciuto visitando a più riprese in rete il sito della Biodiversity Library, che dà accesso a una stupefacente quantità di materiale documentario e permette di scaricare gratuitamente immagini anche in alta risoluzione.
Studi sull'iris (2).
Ho anche notato che questa mia ricerca sembra inserita in uno Zeitgeist: un flusso di nuove riflessioni, iniziative e attività incentrate sul mondo vegetale. Di questo fenomeno ha scritto recentemente Marco Belpoliti in alcuni articoli comparsi su Doppiozero (in particolare questo e questo). E sempre su Doppiozero, se amate le piante non fatevi scappare i bei pezzi di Angela Borghesi, docente di letteratura italiana contemporanea e appassionata di alberi e fiori. Ma, accanto alle riflessioni personali di alcuni intellettuali, questa corrente "vegetofila" (mi perdonate il neologismo?) trova espressioni materiali. Infatti, in questo momento a Parigi sono in corso due mostre, fra loro strettamente collegate, anche se organizzate autonomamente e in istituzioni museali differenti: una al Grand Palais, dal titolo Jardins, che propone un’indagine sul giardino come luogo di confluenza di storia, arte e scienza, oltre che come opera d'arte in sé e strumento di rappresentazione e interpretazione del mondo; la seconda, al Musée de la vie romantique, Le pouvoir des fleures: Pierre-Joseph Redouté, che mette in mostra - fra l'altro - gli stupefacenti acquerelli su pergamena realizzati dal “Raffaello dei fiori”, facendo rilevare la profonda influenza nello sviluppo, a cavallo fra Sette e Ottocento, di una nuova modalità di rappresentazione della natura a scopo scientifico sulle arti applicate e sulla decorazione.
Se è lecito di fronte a - e a confronto con - tali capolavori parlare di noi, che aspiriamo a dare una forma compiuta, eticamente ed esteticamente, alla nostra passione vegetale, voglio segnalare due iniziative - queste sì, pratiche e operative - che si terranno nelle prossime settimane. Lo sguardo selvatico, workshop di illustrazione e stampa risograph, sarà ospitato dall’Orto Botanico di Bologna i prossimi 10 e 11 giugno, organizzato da INUIT con la collaborazione di Caterina Gabelli e Sara Maragotto di Studio Fludd. La proposta, qui, è capire come sfruttare le limitazioni tecnologiche di una specifica modalità di riproduzione (per l'appunto, la stampa risograph della quale da Inuit sono maestri) per organizzare e rappresentare la materia vegetale, creando un continuum fra osservazione, produzione e ri-produzione.
Studi botanici vari.
Chi volesse, poi, approfondire il tema in un affascinante contesto alpestre, divertendosi a studiare le meravigliose forme delle piante, potrà partecipare al mio Apparizioni. Montagna, monotipia, frottage, erbari: un workshop residenziale dal 4 al 6 luglio, organizzato da Il Masetto nella valle di Terragnolo (Trentino), un posto bellissimo, ideale per una vacanza nella natura, a disegnare natura. Durante il workshop combineremo esplorazioni naturalistiche nei boschi, accompagnati dalla botanica Elisa Tomat, a sperimentazioni di disegno e di pittura con la mia guida.
Qui trovate tutte le informazioni. Vi aspetto!