I libri non passano mai di moda

In occasione della publicazione dell'edizione italiana di Stavo pensando di Sandol Stoddard con illustrazioni di Ivan Chermayeff, magistralmente tradotto da Bruno Tognolini, ospitiamo queste riflessioni di Valentina Colombo sui cosiddetti libri vintage e sull'accoglienza che hanno nel mercato attuale. Valentina Colombo è agente di alcune importanti case editrici e, in un recente passato, è stata responsabile dei diritti esteri e delle coedizioni dei Topipittori.

[di Valentina Colombo - Phileas Fogg Agency]

Qualche volta ricevo una mail da un editore che, tra le altre cose, mi chiede se ho dei libri vintage. Qualche altra volta, al solo vederli, gli editori scuotono vivacemente la testa e passano oltre. Spesso mi sono interrogata sul termine vintage, che anche in editoria viene usato per i libri che arrivano da un passato più o meno vicino. Vintage però è anche la cassettiera a casa di mia zia; il vestito anni ’40 della mia amica; la poltrona con il tessuto giallo polenta che sogno di avere da mesi - e che non comprerò perché effettivamente non mi serve (e non ho neanche lo spazio dove metterla).

Stranger things, premiata serie di Netflix, deve il suo successo anche alla sua ambientazione anni ’80, perfetta in tutto, dalla musica dei Clash ai walkie-talkie. Oddio, sì, alcuni dicono che siano vintage anche gli anni ’80. E io mi sento improvvisamente vecchia (ma mi passa subito).

Stranger things.

La poltrona con il tessuto giallo polenta che sogno di avere da mesi e che non comprerò mai.

I giochi per bambini in legno, le vecchie culle in vimini, l’abbigliamento per neonati seguono lo stesso cammino. Tutto può essere “declinato” in stile vintage, e questa parola, usata anche a sproposito, è diventata ormai di uso comune. Presa in prestito dall’enologia, dove indica il vino d’annata, vintage ha perso l’accezione originaria per diventare un termine che più ha a che vedere con un certo tipo di estetica: oggetti che vengono dal passato e che per i più svariati motivi piacciono e ancora risultano attuali, esercitano un fascino. 

Anche i libri hanno un loro posto in questo mondo: diventano oggetti da decorazione. Basta guardare quanti vendono “libri vintage”, in inserzioni specifiche, a volte classificandoli accuratamente anche per stile e per colore.

La letteratura per l’infanzia, da qualche tempo, sembra guardare spesso indietro e seguire il trend. Mi ricapitano spesso tra le mani riedizioni di libri, soprattutto degli anni ’70, ma se si osserva da vicino ognuno di essi ci si rende conto che l’atteggiamento è molto diverso da quello degli amanti dei decori della nonna.

Alain Grée, pagine interne di Seasons.

Ci sono case editrici in tutto il mondo che si dedicano in modo più o meno sistematico a ripubblicare libri illustrati.

Pensiamo ad esempio a Richard Scarry o Bruno Munari. Solo due nomi, grandi classici che ancora vivono sui nostri scaffali perché fanno parte di un patrimonio letterario collettivo.

Si tratta dunque di una scelta culturale, una richiesta che dai lettori viene, ma anche che gli editori continuano - e meno male!- a soddisfare perché certe storie e certe immagini si tramandano. I libri passano di mano in mano, da mamma a figlio, da bambino a adolescente a nonno. Potenza delle parole, potenza delle immagini, potenza delle storie. Dunque tutto fuorché moda o tendenza, ma scelta precisa, consapevole e coerente con certo mestiere editoriale, con la sua valenza di utilità anche sociale.

Però, non tutti sono Munari o Scarry. Alcuni hanno nomi più complessi e forse meno famosi, come appunto Ivan Chermayeff, un mostro sacro in ambito di graphic design, ma meno noto come illustratore di libri per bambini, anche se ne ha firmati diversi, fra i quali Sole luna stella, con testo di Kurt Vonnegut, riscoperto dai Topipittori. A me ne sono capitati tra le mani altri due: The thinking book e Keep it like a secret, entrambi con testo di Sandol Stoddard, conosciuta autrice. Il primo, in uscita sempre per i Topipittori con il titolo Stavo pensando, e con la bella traduzione di Bruno Tognolini, è un albo che arriva dal 1960, pubblicato originariamente da Little, Brown and Company.

Entrambi sono stati riscoperti da uno dei migliori cacciatori che conosco, Miguel Gouveia di Bruaá, casa editrice portoghese con la quale collaboro dal 2014. Miguel ha un talento naturale per lo scavo archeologico editoriale. Trattasi di una competenza, da me invidiatissima, che mescola conoscenza della storia dell’illustrazione con pazzesca fortuna nella ricerca delle edizioni originali. Insomma, scava scava nei mercati, sulle bancarelle dei mercatini, su Ebay e in biblioteca per ritrovare perle dimenticate.

Guarda como um segredo: Keep it like a secret nell'edizione Bruaà.

 

Miguel mi ha dato in mano nei mesi scorsi altri capolavori dimenticati: If di Milton e Shirley Glaser, realizzato in Italia da Corraini; Nothing ever happens on my block di Ellen Raskin, uscito con Terre di Mezzo, che ha pubblicato anche Amazing look through book di Ed Emberley; The stranger e The winner di Kjell Ringi (il primo presto in Italia per Lapis), questi ultimi due straripanti di una potente attualità.

La copertina originale di If, utilizzata anche nell'edizione Enchanted Lion, e la sua nuova versione Bruaà: Se as maçãs tivessem dentes.

Fino a qualche tempo fa lavoravo anche con le meraviglie di Jan Balet: The Five Rollatinis e Amos and the moon, che sono usciti negli US per Ammo books, casa editrice indipendente californiana, che si è aggiudicata anche Writing, secondo capitolo, per così dire, di John Alcorn, che i lettori di questo blog conoscono bene perché chi lo ha riscoperto sono stati proprio i qui presenti, colpevoli, Topipittori, con Libri!. E che in questo caso, se non fosse stato per un’altra archeologa editoriale come Marta Sironi, forse non avremmo riavuto tra le mani delle edizioni tirate a lucido di questi due titoli.

Copertine di Jan Balet e John Alcorn e un interno di Writing.

Il mio lavoro consiste nel portare i libri da una casa a un’altra, e farli arrivare da un lettore francese a uno italiano a uno americano, con tutte le difficoltà che questo comporta. Vuol dire anche capire chi vorrà ascoltare quella storia, o se chi l’ha già sentita vuole ricordarsela, e vuole raccontarla di nuovo. Ma non sempre si tratta di un’operazione culturale. Spesso, l’editore che mi chiede cose vintage sta proprio cercando di accontentare chi cerca libri dal sapore antico, retrò.

Il Bologna Ragazzi Award è stato assegnato nel 2016 a una collana di Media Vaca del 1970, Libros para mañana. Una serie di libri sui diritti, la politica e la società che affrontano temi come la democrazia e la contrapposizione uomo-donna, al centro di accesi dibattiti in ogni paese del mondo. Il motore di questa riscoperta è stata una urgenza di analisi dell’attualità politica, non solo spagnola. Una ricerca di risposte per un tempo che si fa fatica a comprendere.

Nel 2012 è nata una casa editrice galiziana, Lata de sal, con due passioni molto specifiche: libros gatunos (ovvero i libri di gattini) e libros Vintage. Ancora oggi continuano su questa strada, e regalano ai loro lettori gli albi di Hirotaka Nakano, Fiep Westendorp e Remy Charlip. La loro ricerca mira a portare sul mercato libri che magari il pubblico spagnolo non aveva avuto la fortuna di sfogliare, per ovvie ragioni storiche. Ma cavalcano anche l’onda della moda del momento e dell’infallibile, unico vero re del marketing: il gattino, appunto.

A Barcellona, invece, ha sede la storica casa editrice Gustavo Gili, che ha fatto una ricerca mirata su libri per bambini e adulti di grandi artisti, e anche qui, le lancette sono andate parecchio indietro. Los cuentos de la cometa, oggi una collezione purtroppo chiusa, includevano L’Alfabetiere di Sonia Delaunay, Saul Bass, Heinz Edelmann, Andy Warhol, e Alcorn: un catalogo che molto doveva alla Emme edizioni, conosciuta e amata dall’editrice Monica.

Chi ha una lunga tradizione e quindi un catalogo di libri vintage che non sono quasi mai andati fuori stampa è Albatros Media, gruppo editoriale ceco, con la sua collezione Golden Vintage, in cui troviamo Rudolf Lukesˇ, quasi sconosciuto fino a pochi anni fa, quando è stato riscoperto e pubblicato anche in altri paesi (la sua storia è raccontata in parte qui). 

Alain Greé è un altro nome riscoperto di recente dall’editoria internazionale. Già comunque disponibile con Flammarion, il numero delle edizioni si è moltiplicato anche grazie al suo arrivo sul mercato inglese con la Button books, che ha praticamente iniziato la sua attività con le edizioni inglesi delle sue opere. In Italia è disponibile grazie a La Nuova Frontiera junior.

Alain Greé: Works by the French Illustrators from the 1960s-70s, Pie International, 2017.

Se l’editoria quindi funziona come qualunque altro mercato, seguendo le richieste, le mode, le tendenze, ha d’altra parte una responsabilità e risponde anche una necessità di tipo diverso. Ancora cerchiamo nei libri risposte alle più svariate domande, stati d’animo, avvenimenti. A modo loro, i libri rispondono, e interrogano ancora. La questione è il contenuto, quello che ci dicono. Finché ci saranno editori sensibili, pronti ad ascoltarli e dar loro la possibilità di parlare, i libri continueranno ad attraversare gli anni, giovani, illuminanti e per niente fuori moda.  

Ritorno al futuro, 1985.