[di Francesca Zoboli]
In giro per l’Italia ci sono persone e associazioni che con sforzo e dedizione contribuiscono a migliorare i luoghi in cui vivono. Questa estate mi è capitato di lavorare in tre realtà che mi sento di accomunare proprio per il modo in cui, passo dopo passo, sono riuscite a crescere e a dare vita e consistenza a progetti intelligenti, incentrati su un'idea di ascolto del territorio inteso come relazione profonda tra esseri umani, cultura, paesaggio, natura: storie che aprono il cuore, rappresentate da Il Masetto, in Trentino, dove ho svolto un workshop di tre giorni di cui parlerò prossimamente, dal festival annuale Stazione di Topolò in Friuli e dal festival biennale Confluenze in val Tidone. Per questi ultimi ho progettato il laboratorio Raccogliere ombre, di cui racconto qui.
La scorsa estate, camminando in un bosco di castagni, invece di osservare come sempre le erbe, il bosco e l’orizzonte, la mia attenzione fu improvvisamente attratta dalle forme nette che le ombre delle foglie degli alberi intrecciavano al suolo. Il sentiero di terra battuta chiara le metteva ancor più in risalto, erano simili a un ricamo. Per tutto il percorso non feci che osservarle pensando a quanto invisibili sono di solito al nostro sguardo, damigelle defilate delle cose reali. Perché non raccoglierle, queste ombre?
Iniziava a profilarsi l’idea di dipingere nel bosco en plein air, sui passi del mito greco che fa nascere la pittura dal desiderio di una fanciulla di conservare per sempre il ritratto dell’amato, dipingendone l’ombra proiettata sul muro. Proprio in quei giorni un'amica che si occupa di organizzare il festival Confluenze, che per la terza edizione avrebbe avuto per tema il camminare, mi chiese se fossi disponibile a intervenire con un progetto. Così scattò la scintilla: sarebbe stato bello legare il cammino al bosco e alle piante attraverso la pittura delle loro ombre. Comprai due fogli di carta da pacco bianca e un tubetto di tempera nera e mi recai nel sentiero vicino casa: era facile, poteva farlo chiunque ed era anche un modo molto interessante di analizzare le forme naturali. D’estate cammino praticamente tutti i giorni in campagna, così iniziai a osservare la luce delle diverse giornate e come cambiava, ma capii presto che le condizioni ottimali per avere delle ombre accettabili da dipingere sarebbero state troppo scarse e che l’eventualità delle nuvole avrebbe vanificato tutto.
Una sera però, mentre ero in giardino con la torcia del telefono accesa, provai a illuminare le piante in modo da proiettarne l’ombra a terra: fantastico, erano quelle le ombre giuste da raccogliere! Così pianificai il mio progetto: sarebbe stata una sorta di azione collettiva notturna da svolgersi in un bosco, in una zona dove fosse possibile adagiare a terra fogli di carta da pacco bianca di misura 70 x 100 cm. I materiali dovevano essere ridotti al minimo per poterli agevolmente trasportare: un contenitore con tempera nera, una bottiglietta d’acqua per diluirla, un pennello e una torcia.
Infine, pensai che mi sarebbe piaciuto riunire tutti i disegni in una esposizione, magari all’aperto, che restituisse la visione del bosco che le persone avevano prodotto.
Finalmente, in luglio alla Stazione di Topolò e in agosto al festival Confluenze, ho potuto condurre i due laboratori (facendo i debiti scongiuri contro la pioggia). Tante persone in marcia, armate di fogli e pennelli, dopo una breve passeggiata verso un bosco, sono state invitate a scegliere una postazione di lavoro. Il bosco, prima buio, si è acceso di bagliori. Piccoli gruppi di persone si organizzavano intorno ai fogli stesi al suolo: chi teneva la pila, chi disegnava, chi cercava le piante con le foglie più adatte da proiettare e piano piano l’entusiasmo e il divertimento crescevano. Un’ atmosfera magica si diffondeva, ricordandomi la bellezza dei voli intermittenti delle lucciole nell’oscurità del folto.
Raccogliere ombre a Stazione di Topolò.
Tra i parlottii e le risate, ma anche nel silenzio concentrato, apparvero ombre di foglie giganti, intrecci di rami, silhouette di piccoli fiori in campo bianco, forme acquose o segni asciutti.
Raccogliere ombre al festival Confluenze.
Alla fine, i lavori sono stati raccolti e lasciati ad asciugare per essere esposti all'aperto.
I lavori esposti al festival Confluenze.
Sia a Stazione di Topolò che a Confluenze, in dialogo coi rispettivi borghi, è stata data vita a un bellissimo racconto collettivo.