Non posso credere di essermi trasformato in un tipico signore anziano.
Non ci posso credere. Ero un bambino appena qualche minuto fa.
Maurice Sendak
[di Laura Branchini]
Cambiamo, ci trasformiamo, cresciamo, invecchiamo ma qualcosa di fresco continua a riapparire, come fiori di pesco su rami rugosi. È una cosa ben strana questa di riaffacciarsi come nuovi alle intemperie, rallegrandosi di una nuova stagione. È una fiduciosa curiosità, tipica non solo dei fiori, ma anche dei bambini e di tutti quei sognatori che lo scrittore argentino Haroldo Conti chiamò “il sale della vita”. Sognano i bambini, gli anziani in pace con se stessi, i vagabondi veri, i “saturnini” di ogni epoca e luogo, naturalmente monsieur Lepron, e anche... gli asinelli.
Per noi, Laura e Stefano, chiamarci a vicenda “asinelli” nei molti anni da quando trotterelliamo insieme è stato innanzitutto un gesto di sostegno reciproco, di ironico complimento, una carezza data a quella parte che in ciascuno di noi si ostina a sognare o si impunta perché non vuole seguire una direzione scontata (e magari scalcia, o solamente raglia), un riconoscimento alla capacità di resistere, sopportare fatiche e perseverare in certe visioni magiche che a quanto pare agli asini sono riconosciute da molti altri prima di noi, da Apuleio a Giordano Bruno, a Gordon Craig, a Collodi eccetera.
Ashley Montagu in Saremo bambini aveva chiamato neotenia la capacità di crescere leggeri rimanendo freschi: tensione verso l'elemento nuovo, giovane, nascente. Far nascere qualcosa è sempre impegnativo, e in quest'epoca pare essere un piccolo miracolo. Ma nella tensione verso il nuovo, il rischio è quello di restare gemme, boccioli, germogli, senza poi fiorire, fruttificare, lasciare cadere nuovi semi.
Nella città in cui lavoriamo e abitiamo mancava da vari anni un luogo in cui si potessero sognare e scoprire libri, storie, autori insieme ad altri. Quando abbiamo aperto la nostra piccolissima sede a maggio del 2021, in una corte fuori dalla vista e dal passaggio, chi ci veniva incontro ce lo ripeteva di continuo, insieme al proprio “grazie di esserci e di tentare un sogno culturale e sociale qui in città”. Abbiamo accolto ogni persona che si sia presentata, e abbiamo attivato numerosi gruppi di lettura e presentazioni di libri, percorsi per insegnanti e appassionati di illustrati, letture di poesia, corsi di artigianato della carta. Abbiamo sempre e solo proposto libri ed editori in cui crediamo fino in fondo, selezionando testi speciali, edizioni artigianali, stampe e fotografie fine art, e pur disponendo di uno spazio poco più grande di un soggiorno abbiamo condiviso il nostro desiderio di bellezza con clienti gentili, sorpresi e solidali.
Giorno per giorno i nostri germogli sono aumentati, si sono gonfiati, fino a farci comprendere che per non restare tali, per fiorire e fruttificare e produrre nuovi semi dovevamo spostarci, cercare una sede più grande e visibile, tentare un salto. Non era facile dire addio alla nostra piccola prima sede, al pavimento di legno scricchiolante, ai volti dei nostri autori preferiti appese alle pareti, al carrellino delle offerte costruito da noi e a molti altri piccoli dettagli che facevano sentire a casa chiunque entrasse.
Ma in estate l'abbiamo fatto: ora lo spazio è sufficiente, due sale e una saletta, e c'è anche un bel cortiletto tutto nostro. Abbiamo traslocato qui ai primi di settembre, dopo aver trascorso l'estate ad arredare, dipingere mobili e pareti e continuare a sognare. Ora la città ci vede, e ci scopre a poco a poco. L'atmosfera magica non manca nemmeno qui.
Intanto siamo anche diventati Casa dei Topi, per una di quelle affinità elettive che quando capitano ti danno coraggio e allegria. Nei prossimi giorni monsieur Lepron aprirà le danze delle letture in cortile per i bambini. Quale miglior augurio, per non smettere di essere neotenici e conservare la capacità di insaporire il nostro lavoro con buoni sogni?