Per il ciclo di interviste dedicato alle Case dei Topi, a cura di Beatrice Bosio oggi parliamo con Francesca Beccalli della Libreria Punta alla Luna di Milano, che si è recentemente trasferita in Corso Lodi 78. Qui trovate le altre interviste alle nostre librerie fiduciarie: Libreria Farfilò di Verona; Libreria degli Asinelli, di Varese; Spazio Libri La Cornice, di Cantù; La tana del Bianconiglio di Maerne di Martellago; La Pazienza Arti e Libri, di Ferrara; Testolinee Libreria dei Ragazzi, di Manduria; Aribac, di Milano; 365 storie di Matera e la libreria Dudi di Palermo; la libreria Trame di Bologna.
[di Beatrice Bosio]
Ti chiederei di cominciare presentandoci un po’ la tua libreria
Punta alla Luna è una libreria indipendente per bambini e ragazzi, che da qualche mese, luglio 2024, si trova al numero 78 di Corso Lodi a Milano. Prima stava tra Corvetto e Porto di mare, dove è rimasta per sette lunghi anni. La libreria, infatti, è stata aperta nell’ottobre del 2017 ed è curata, gestita e nutrita da me, Francesca Beccalli (professione precedente: assistente sociale), e da mio marito, Mattia Simonetti (professione precedente: educatore professionale).
Ci occupiamo principalmente di albi illustrati e narrativa per la fascia 0-16 anni, ma abbiamo anche un corner dedicato ai giochi didattici e alla cartoleria. Organizziamo eventi, laboratori, incontri con gli autori, e collaboriamo con realtà del territorio facendo rete. Siamo Casa dei Topi, Nido di Uovonero, punto giallo per Giulio Regeni, in più abbiamo uno spazio per i bambini più piccoli con l’angolo fasciatoio.
Cosa ti ha spinto, sette anni fa, ad aprire la libreria? E come mai la scelta di questo nome così suggestivo?
La libreria è nata da un punto di rottura con la mia vita professionale precedente e da una profonda crisi personale. Nel 2016 soffrivo di attacchi di panico e sono stata costretta a fermarmi per dieci mesi. In quel periodo ho cominciato un percorso di cura, durante il quale, grazie anche al mio terapeuta, ho trovato la lucidità e il coraggio di aprire finalmente il mio cassetto dei sogni. Dentro c’era Lunetta, che ho fatto spuntare perché, se davvero era arrivato il momento di cambiare, tanto valeva cambiare puntando il più in alto possibile, senza tentennamenti e accomodamenti, verso il sogno più vero che avevo. Insomma, dritti alla Luna.
La scelta del nome voleva fortemente essere anche un messaggio, ovvero: riuscire a cogliere da una crisi un’opportunità costruttiva; da un punto basso scegliere di non scoraggiarsi o accontentarsi, ma di reinventarsi.
Aperto il cassetto dei sogni, è sorta la vostra Lunetta, o Punta alla Luna, che ha subito trovato sede in via Marochetti a Corvetto, dove abiti da sempre. Il tuo quartiere, quindi, è diventato casa anche della tua libreria. Ci parli un po' di questo contesto territoriale, che chi abita a Milano sa bene non essere uno dei più facili, men che meno per una libreria?
Sono nata e cresciuta a Corvetto: qui abito e qui crescono i nostri figli, Tommaso (17 anni) e Chiara (13 anni). La formazione professionale mia e di Mattia, oltre al modo di vivere che più in generale abbiamo scelto, ci ha portati a desiderare di fondare un luogo di frontiera, un presidio culturale, un piccolo, ma importante faro che faccia luce in una zona della città complessa, ma viva e ricca anche di belle realtà. In più a Corvetto mancava una libreria dai tempi della chiusura di Scaldapensieri in via Don Bosco, un posto davvero magico. Senza la pretesa di essere noi a cambiare il mondo, abbiamo voluto dare il nostro personale contributo a un quartiere che amiamo e crediamo si meriti bellezza, nonostante alle cronache sia noto solo per disagio e delinquenza. Non è così, Corvetto non è riducibile alla sua povertà economica e culturale, che oggi, peraltro, dilaga in ogni zona della città. Corvetto è un territorio attivo, in crescita e con le sue meraviglie.
Come ti raccontavo all’inizio, siamo reduci da un trasloco lampo. Purtroppo il Covid, l’aumento dell’affitto, l’essere collocati in un punto del quartiere davvero molto isolato ci hanno messo in grande difficoltà economica e lavorativa nel corso del tempo. Così, quando le spese sono diventate insostenibili, ci siamo ritrovati di fronte a un inesorabile bivio, chiudere o resistere, e noi abbiamo scelto la resistenza. Spostandoci in corso Lodi ci proviamo ancora, ci esponiamo nuovamente, chiediamo alla nostra famiglia un altro sacrificio, ci reinventiamo. Siamo sempre a Corvetto (non avremmo mai potuto né voluto lasciare questa zona), ma in una via più di passaggio, più visibile e soprattutto affianco a realtà amiche (Bonvini 1909, su tutti) con cui poter entrare in sinergia, certi che insieme possiamo moltiplicare le risorse, le idee e le proposte e mai impoverirci.
Fin dagli inizi, quindi, avete voluto fare della vostra libreria un punto di riferimento per la comunità, uno spazio volto all'integrazione (priorità imprescindibile delle società attuali, specialmente di contesti come le periferie delle grandi città). Con quali realtà del quartiere collaborate in tal senso? E quali progetti avete realizzato e promosso insieme?
Fin dall’apertura abbiamo avuta chiara la volontà di affermarci come luogo, oltre che attività commerciale: un posto dove poter semplicemente stare. Collaboriamo con le scuole del territorio – dai nidi in su –, con le biblioteche, con il Municipio 4, con associazioni e altri esercizi commerciali. Alcuni esempi sono: l’associazione culturale per la promozione della lettura Equi.Libri in Corvetto, Balene in volo con il Festival Fabriano, l’associazione SVS Donna Aiuta Donna Onlus, Terzo Paesaggio. Siamo inseriti nell’accordo di collaborazione Il Miglio delle Farfalle, un accordo per la cura condivisa di Corso Lodi – da piazzale Corvetto sino all’incrocio con via Tagliamento – come bene comune, e nel nascente comitato di quartiere “Luigi”, che raduna commercianti e abitanti di San Luigi e dintorni. Alcuni dei progetti che abbiamo realizzato sono stati possibili grazie a Cleio, una rete di librerie indipendenti presenti su tutto il territorio nazionale. Insieme ad associazioni e case editrici abbiamo proposto un percorso sul femminismo, uno contro la violenza di genere, uno sull’integrazione. Stiamo sempre attenti all’attualità, e non ci esentiamo dal prendere una posizione rispetto a ciò che accade. In passato abbiamo aderito al patto di collaborazione Azzaip! (piazza al contrario), un accordo proposto da Giacomo Sarasso, gestore del chiosco di Piazzale Corvetto, per rendere la piazza, appunto, un luogo di incontro e contaminazione fra culture, attraverso performance di lettura e altri eventi. Abbiamo partecipato al Festival di Periferia e abbiamo organizzato biciclettate letterarie che attraversassero i punti culturalmente più importanti del nostro quartiere.
Finora abbiamo parlato del ruolo sociale, culturale e anche politico del vostro spazio nella sua relazione col territorio e la comunità. Per quanto riguarda, invece, l'offerta di libri disponibili da Punta alla Luna, ovvero albi illustrati e narrativa dagli 0 ai 16 anni, quali aspetti ti guidano nella selezione dei titoli? Come dev'essere un libro per bambini e ragazzi secondo te? E quindi, qual è la tua idea di infanzia?
È una domanda difficile a cui rispondere: i libri sono qualcosa di estremamente personale, per questo sceglierli e proporli è complicatissimo, specie nella società di oggigiorno che sembra non riconoscere più nella lettura le fondamenta della vita e della crescita.
A ogni modo, la nostra selezione cerca sempre di essere accurata e ambiziosa. Per decidere quali libri mettere sui nostri scaffali prendiamo in considerazione criteri quali la cura, il messaggio, la bellezza. È una grande responsabilità la nostra, ne siamo consapevoli, ma il bello di essere indipendenti è anche questo: avere il diritto e il dovere di scegliere cosa tenere e proporre e cosa no. Alcune proposte sono un po’ di nicchia, ma non manca mai una piccola parte di volumi più commerciali, una sorta di comfort zone per chi entra e non è molto avvezzo al mondo editoriale per l’infanzia. In questo modo proviamo ad avvicinare chiunque, con l’intento di aprire un dialogo che cresca nel tempo e ci permetta poi di consigliare altro. In poche parole, ci impegniamo ad accontentare anche le richieste più comuni, nella speranza che i clienti, una volta soddisfatti, si affidino a noi per i successivi acquisti, lasciandosi guidare verso titoli a loro meno familiari ma più rappresentativi della nostra visione e dello spirito della libreria. Prediligiamo case editrici con cui riusciamo a entrare in contatto e in sintonia, così da allargare la relazione: non solo l’aspetto di vendita del libro, ma progetti più ampi inerenti al libro nella sua interezza.
Tre sono, secondo me, le caratteristiche imprescindibili di un libro per bambini e ragazzi: deve essere Bello, Attento, Curioso. Deve assomigliare a un bambino o a un ragazzo, insomma. Non deve necessariamente insegnare qualcosa o rispondere a una domanda. A trovare eventuali insegnamenti o risposte (ma non è assolutamente obbligatorio che ce ne siano, un libro può anche solo divertire o rilassare) ci penseranno i piccoli lettori, se noi troveremo il tempo e il modo di leggere insieme o di mettere loro tra le mani il libro giusto per quel momento o quella situazione.
In più, ho un debole per i libri che provocano, quelli che stuzzicano e infastidiscono in maniera intelligente. In una società che arretra verso il bigottismo, leggerei volentieri ad alta voce sulle panchine di corso Lodi Il matrimonio dello zio di Maria Silvia Fiengo e Sara Not, edito da Lo Stampatello. O ancora, considerando il contesto politico attuale, porterei nelle scuole copie su copie di libri antifascisti. Qualche mese fa ho strenuamente proposto in una scuola privata la lettura di Grande, Bro! di Jenny Jägerfelddi (pubblicato in Italia da Iperborea): sono battaglie assurde, lo so, ma non abbiamo nulla da perdere e quindi tanto vale provare a combatterle!
L’approccio alla clientela che mi hai descritto è efficace? Cioè, siete riusciti a conquistarvi la fiducia di clienti poco avvezzi e ad abituarli a proposte meno mainstream?
Non funziona sempre, chiaramente, ma a volte capita ed è bellissimo. Abbiamo letteralmente cresciuto bambini le cui famiglie si sono fatte guidare da noi. Altre volte, invece, chi entra non capisce e si sente perso, e non torna più. Fa parte del gioco, accade e accadrà, va bene così. È un equilibrio complesso quello di chi prova a vivere – economicamente parlando – di libri.
Chi frequenta a grandi linee la vostra libreria? Quali comportamenti o accortezze riservi a chi entra da Punta alla Luna? Cosa contraddistingue l’essere libraia per bambini e ragazzi in termini proprio di rapporto con la clientela?
La libreria è frequentata principalmente da famiglie con bambini, da ragazzi, ma anche da insegnanti ed educatori appassionati. Con i clienti Mattia e io siamo librai entusiasti e spontanei. Se un libro ci piace, si vede (e si vende): lo raccontiamo, lo apriamo, a volte ne leggiamo una parte con i bambini per aiutarli a compiere una scelta il più possibile consapevole. Essere librai in una libreria per bambini è molto divertente, esserlo per i ragazzi è sfidante. Se fingi, ti beccano subito; se sei prolisso, li perdi per strada; se li ascolti davvero, lo capiscono sempre.
A grandi linee, quali sono i libri che avete venduto di più nel corso della storia di Punta alla Luna? E questi titoli cosa raccontano di voi e della vostra libreria?
Tra i più venduti ci sono sicuramente: Federico di Leo Lionni (Babalibri), il primo libro amato dai nostri figli e quello in cui forse ci rispecchiamo di più, perché anche noi raccogliamo parole poetiche per affrontare l’inverno; Benvenuta di Daniela Berti (Topipittori), l’albo che abbiamo scelto per presentarci nella nuova sede in Corso Lodi, come arrivo che speriamo prezioso per la comunità; Il futuro è il mio mestiere di Elena Inzaghi (Solferino), della cui presentazione in libreria serbiamo un bellissimo ricordo e perché Elena è stata una insegnante rara (e ci manca).
Ci sono dei titoli del catalogo Topipittori, che caratterizza Punta alla Luna in quanto Casa dei Topi, a cui siete particolarmente legati?
Storia piccola di Cristina Bellemo e Alicia Baladan mi commuove ogni volta, sia per il tema sia per la sua poesia del lasciare andare.
Adoro anche Io e Pepper di Beatrice Alemagna, perché parla di inciampi e ferite – che mica solo i bambini hanno! –, e Una mamma è come una casa di Aurore Petit, perché ha un modo bellissimo di raccontare la maternità.
Infine, scelgo Il grande libro dei pisolini di Giovanna Zoboli e Simona Mulazzani, che non solo m’incanta con tutti i suoi dettagli delle tane, ma è stato anche oggetto di una lettura ad alta voce ai bambini di una scuola da parte di Giovanna in persona.
Nel corso dell'intervista hai fatto più volte riferimento al recente cambio di sede della libreria, da via Marochetti a corso Lodi: cosa c’è di significativamente diverso e quali sono le vostre aspettative, speranze e paure rispetto a questa nuova fase della vita di Punta alla Luna?
La differenza principale è sicuramente la dislocazione: da una via decentrata siamo passati al corso, che ha un movimento molto diverso.
Essendo finalmente più visibili e meglio inseriti nella rete di esercizi commerciali, la nostra aspettativa è quella di riuscire a garantirci un flusso di clientela maggiore e costante. La speranza è di essere accolti con gioia e positività dal quartiere, mentre le paure sono legate ai tempi che stiamo attraversando e che per le librerie (ma non solo) sono davvero grami.
Noi, però, non ci lasciamo intimorire: del resto facciamo uno dei lavori più belli del mondo.
E a proposito di lavoro più bello del mondo, qual è l'aspetto che ti piace di più e quello che ti piace di meno del fare la libraia?
Gli aspetti più belli di questo lavoro sono leggere, aprire scatoloni pieni di libri come fosse sempre Natale, relazionarsi con le persone. Gli aspetti meno belli, invece, sono combattere contro burocrazie e mediocrità e dover fare i conti con la fragilità che un’attività indipendente come la nostra inevitabilmente implica.
Punta alla Luna, o Lunetta come l'hai chiamata tu, è stato il tuo voltare pagina dopo una profonda crisi, l'inizio di una guarigione. Ripensando alla te di otto anni fa, come ti senti oggi?
Oggi mi sento cresciuta, più consapevole, più onesta con me stessa, più capace di amarmi, più coraggiosa.
Concludiamo con un'ultima buona ragione per convincere chiunque, anche i più diffidenti o titubanti, a passare a trovarvi da Punta alla Luna!
Vale la pena di passare da Punta alla Luna perché è uno spazio aperto a tutti, ha una poltrona gialla accogliente e confortevole, è un faro su strada che merita di essere protetto abitandolo – come tanti altri piccoli luoghi del quartiere.