Voce del verbo aiutare

Attualità della Gallinella rossa

[di Elena Dolcini]

Danilo Conti e Antonella Piroli, ideatori di TCP, Tanti Così Progetti, da trent’anni si impegnano in un teatro popolare, mettendo in scena storie, fiabe e favole conosciute al grande pubblico, spesso optando per versioni e finali meno comuni o appartenenti a tradizioni altre dalla nostra. 

Per Danilo e Antonella, ironia e semplicità sono i principi guida nella scelta e nell’assemblaggio del materiale riciclato delle loro scenografie, e gli strumenti per veicolare temi complessi come quelli tanto superficiali e visibili quanto profondi e invisibili delle fiabe.

I loro spettacoli sono prodotti da Accademia Perduta, da questa programmati al Diego Fabbri e al Piccolo di Forlì e circuitati in tutta Italia: le sale dei teatri sono sempre stracolme di spettatori, che in scena ci sia La zuppa di sasso, Chi ha paura di denti di ferro, Il lupo e i sette capretti, o La gallinella rossa, che il 12 gennaio scorso ha divertito e stimolato riflessioni in grandi e piccoli.

Gli spettacoli sono divertenti, coinvolgenti, vivacizzati dall’estro di Danilo Conti e Antonella Piroli, attori peripatetici che sostengono e accompagnano le maschere protagoniste delle storie, ma talvolta anche voci fuori campo che risvegliano e sorprendono il pubblico, lasciandogli immaginare quanto basta alla storia per fluire e molto altro che continuerà poi a risuonare nei loro ricordi.

Di questi spettacoli stupisce soprattutto la cura linguistica, l'uso preciso e isolato di termini potenzialmente sconosciuti a un pubblico bambino, in mezzo a una maggioranza di parole semplici e di facile comprensione, così da accendere la curiosità lessicale dei piccoli spettatori, stimolati nel ragionamento nell'hic et nunc dello spettacolo e facilitati nel ricordare a posteriori. 

Come il torpedone, antico termine per designare l'autobus con carrozzeria aperta, di cui il narratore spiega il significato alla nipotina della protagonista; la parola gallinella, tra l'altro, è un esempio di quel vezzeggiativo citato sul finire dello spettacolo da Danilo Conti al momento di elencare le varie tipologie di pane infornato. O ancora apertura, sinonimo di buco, che del foro affina il significato ed esprime una diversa prospettiva di osservazione, da privativa a migliorativa, da manchevole a potenziale.

Photo courtesy Francesco Brondi.

La nascita della storia che Danilo e Antonella mettono in scena da tanti anni, come per ogni narrazione popolare, si perde nella notte dei tempi; Mary Mapes Dodge, autrice di Pattini d’argento, la scrisse e pubblicò negli Stati Uniti su una rivista per l’infanzia nella seconda metà dell’Ottocento; di versioni se ne conoscono molte, tra cui quella di Frederick Richardson (contenuta in Storie di tanto tempo fa, edito da Pulce nel 2022) le cui illustrazioni, come a donare una fisicità teatrale a una pagina bidimensionale, esaltano le diverse posture di cane, gatto e anatra al momento di negare il proprio aiuto alla gallinella; quella di Paul Galdone, dove ad essere impastato non è il pane ma una torta; quella, pubblicata in Italia da Mondadori alla fine degli anni Settanta, con i personaggi di Walt Disney, tra cui dei Qui Quo Qua tanto monelli quanto irresistibilmente simpatici; e, ovviamente, la versione in corto cinematografico del 1934 di Ub Iwerks, dove una gallinella, operosa abitante della fattoria, tanto volenterosa quanto pronta a fare il verso a chi le nega l’aiuto, festeggia con i suoi altrettanto laboriosi pulcini, in un girotondo inebriato dal profumo del pane.

Danilo e Antonella rivisitano la storia, rendendola più complessa da un punto di vista filosofico: maiale, oca e gatto non negano totalmente il loro aiuto alla gallinella, ma le offrono alcuni strumenti, zappa, annaffiatoio e falce, che si dimostrano fondamentali per fare il pane; inoltre, la gallinella, pur facendo da sola e non avendo l'aiuto fisico degli altri animali della fattoria, non rifiuta di dare loro il cibo, anzi, sottolinea con parole poetiche l’importanza della condivisione.

Ci chiediamo: un aiuto che non coinvolga direttamente la nostra persona ma implichi il cedimento temporaneo di qualcosa di nostra proprietà che tipo di aiuto è? Lo è in grado diverso e inferiore rispetto a quello che comporta il nostro stare affianco fisicamente a chi ci chiede una mano?

E se questi strumenti, in scena cut-out di cartone di medie dimensioni, dall’essenzialità reminiscente quella di un abbecedario illustrato, nel loro rivelarsi fondamentali al fare il pane, fossero un aiuto più concreto di quello dato fisicamente da un maiale impegnato a farsi dei fanghi di bellezza, da un’oca persa nel suo starnazzare avverbi indicatori spazio-temporali (là e qua), da un gatto preoccupato della sua zampicure? Potremo in qualche modo riconoscere una logica nel comportamento degli animali della fattoria?

E ancora: che cosa spinge la gallinella a condividere con gli altri, assenteisti ma non del tutto disinteressati, un bene primario come il pane, metafora di ciò che è indispensabile alla vita, anche collettiva? La gallinella sopporta la fatica di un lavoro lungo e composto da diversi passaggi per una naturale disposizione d'animo o per senso del dovere?

Danilo e Antonella continuano a mettere in scena uno spettacolo rivolto a tutti che, lungi dall'accantonare la complessità etica e morale della storia in favore di una narrazione divertente e buffa, suggerisce temi filosofici mai esauriti o esauribili, attraverso un linguaggio semplice e una scenografia umile e povera. Gli spettatori si godono, tra risate e riflessioni, una fattoria degli animali nella quale ritroviamo la legge morale kantiana, utilitarismo ed edonismo etico, egoismo e altruismo, individualismo e universalismo, non senza far pensare alla condizione del lavoro domestico, in particolare femminile, che potremmo contestualizzare in un presente dalle forti ambiguità e ineguaglianze.

La Gallinella Rossa è una storia intorno all'aiuto e alla sua dimensione pratica; dalla figura dell'aiutante nella fiaba classica fino ai giganti e nani in Zloty di Tomi Ungerer, passando per i topini di Beatrix Potter, la letteratura è libero campo sperimentale dei tipi più vari di aiuto, a testimonianza della centralità di questo tema nella nostra vita individuale e collettiva.

Danilo e Antonella lo mettono in scena mostrando una sensibilità comunitaria, soprattutto nella scelta finale della condivisione del pane, quel bene che tutti dovrebbero poter aver sulle proprie tavole e spartirsi con i loro vicini, indipendentemente dal contributo dato o meno in prima persona…

La questione resta aperta…