[di Barbara Cuoghi]
La stragrande maggioranza dei bambini e dei preadolescenti è composta da esperti zoologi. Sanno praticamente tutto del pangolino del Borneo, dello squalo bianco e del pinguino imperatore. Fate due chiacchiere con un bambino e vedrete che non avrà particolari difficoltà a farvi un bel discorsetto sul cacatua di Goffin. A me è capitato, fu una miniconferenza in piena regola.
Mi succede spesso, per la verità, perché sono un’insegnante di matematica e scienze e dal mio osservatorio privilegiato noto da più di quindici anni che i ragazzi dimostrano un interesse sempre vivissimo per il mondo animale, spaziando dal barboncino della vicina di casa al rarissimo pitone albino. Gli zoologi in erba possono anche tentare la mimesi con le tende nelle ore di aritmetica e addirittura la tanatosi in quelle di geometria ma, come Pinocchio, rinviviscono magicamente nelle ore di scienze: sono pieni di curiosità, desiderano condividere le loro conoscenze e sono alla ricerca di risposte, informazioni e pratiche sperimentali.
Come mi è stato fatto notare non molto tempo fa, di elefanti e ippopotami so pochino, i pachidermi evidentemente non sono il mio forte, ma con gli anamni, cioè anfibi e soprattutto pesci, vado decisamente meglio, merito di anni spesi a studiarne il sistema nervoso in laboratorio e a nuotare con loro nei sette mari.
Giovanna Zoboli mi ha suggerito di fondere tutte queste esperienze per rispondere ai mille perché che possono essere sollevati riguardo ai pesci osservandoli dal vero, vivi al mare o in bella mostra al mercato, oppure raffigurati su un libro o conosciuti in quanto oggetto di un documentario. Perché i pesci non hanno il collo? Perché i pesci depongono così tante uova? I pesci parlano? Perché alcuni pesci sono coloratissimi? Sono solo alcuni dei più frequenti interrogativi che mi vengono rivolti in prima media; «Cos’è un pesce?» mi ha chiesto la mia amica Chiara (che la prima media l’ha conclusa da un po') qualche giorno fa.
Ci sono voluti anni per rispondere a queste domande nella forma del libro che da qualche giorno è in libreria, nella collana PiNO, Piccoli Naturalisti Osservatori, di cui il notissimo Sei zampe e poco più, scritto e illustrato da Geena Forrest, è il capostipite. In questo lungo tempo di “maturazione” sono intervenute diverse persone che hanno dato un contributo fondamentale alla realizzazione di Code, pinne e branchie. Piccolo atlante per conoscere i pesci nella sua versione definitiva.
La lezione più importante che ne ho tratto, io che non sono del mestiere, è che per tradurre la meraviglia della Natura in una pubblicazione di questo tipo ci vogliono tanto studio, pazienza, determinazione e un bel lavoro di squadra.
Code, pinne e branchie apre uno spiraglio sulla bellezza e sull’infinita variabilità dei pesci con l’intento di catturare l’attenzione e stimolare ulteriormente la curiosità e l’approfondimento personale, ma è anche un tentativo di esporre ai ragazzi argomentazioni complesse, sostanzialmente di anatomia comparata, con un linguaggio semplice e scientificamente corretto. La griglia interpretativa della Natura è il metodo scientifico e, quindi, l’attenzione del lettore è puntata soprattutto sull’osservazione dell’anatomia esterna dei pesci, su come essa sia legata alla funzione che le varie parti corporee devono svolgere e su quanto anatomia e funzione siano a loro volta legate all’ambiente, allo stile di vita dell’animale e alle sue strategie riproduttive.
E proprio perché l’osservazione diretta, il vedere con i propri occhi, il toccare e, perché no, anche l’annusare, sono di capitale importanza nella comprensione, il giovane lettore è invitato a vestire i panni dello studioso di anatomia e procedere anche a una vera e propria dissezione guidata su un esemplare di una specie di facile reperimento (così facile che può ritrovarsela anche nel piatto) come il branzino, la sogliola, la trota o l’orata. Ovviamente non possono mancare riferimenti a pesci più bizzarri come il pesce palla, il re di aringhe, il pesce vipera ed altri che sono meno comuni, ma che destano da sempre curiosità e interesse.
Sarebbe impossibile produrre una pubblicazione esaustiva su un argomento così ampio, è invece realistico appassionare i lettori ad aspetti particolari e aiutarli a cogliere e ricordare analogie e differenze, a comprendere i collegamenti tra morfologia e funzione e ad analizzare i particolari importanti dei quali possono facilmente trovare riscontro in qualsiasi pescheria.
Code, pinne e branchie non ha nessun intento classicamente didattico e tantomeno classificatorio, ma può prestarsi a vari piani di lettura e di approfondimento. Ad esempio, ogni esemplare illustrato è corredato del suo nome scientifico e del nome comune, non solo per una questione di correttezza, ma perché il fruitore più interessato possa poi cercare altre notizie interessanti in completa autonomia, come fa ogni studioso. Io stessa sono stata una bambina di città, una città senza mare, Modena, ma ho il ricordo nettissimo di quando, ancora in età prescolare, sfogliavo con estrema attenzione il volume dedicato ai pesci nella collana I Regni della Vita edito negli anni ’70 da Mondadori. Ecco, nonostante, poi, durante il mio percorso di specializzazione universitaria, io abbia dedicato intensi anni di studio ai pesci, credo che le immagini di quel volume siano quelle a cui il mio cervello fa immediatamente riferimento quando ho a che fare con il mondo marino. Questo per dire quanto sia importante l’iconografia in un testo a carattere scientifico.
Le illustrazioni di Code, pinne e branchie sono delineate con cura espertissima dal tratto caratteristico di Emiliano Vizzi e prendono vita grazie ai colori perfetti di Lorenza Natarella. Sono illustrazioni bellissime, lasciatemelo dire, che non hanno niente di didascalico, ma che anzi coniugano la correttezza scientifica del soggetto specifico con uno stile che rende perfettamente ragione della straordinaria varietà e del fascino dei pesci.
Spero che Code, pinne e branchie diventi una lettura stimolante per i bambini fortunati che andranno al mare, al lago o lungo le rive di un fiume, specie durante le vacanze estive, ma confesso che a me piacerebbe moltissimo che diventasse per tutti, anche per i bambini che in vacanza non ci andranno, l’opportunità di compiere una prima immersione nel meraviglioso mondo subacqueo.
Anzi, per essere proprio sincera, vorrei che Code, pinne e branchie venisse letto in ogni periodo dell’anno da tutti coloro i quali, come Chiara, si chiedono «Cos’è un pesce?».