Che i ragazzini siano formidabili attori, in grado difar sfigurare o, quantomeno, impallidire, calibri da Oscar, lo sisa da tempo.
Nel 1959, Truffaut dal quattrodicenneJean-Pierre Léaud, in Lesquatre-cent coup, trasse Antoine Doinel,personaggio che divenne il simbolo stesso dell'infanzia edell'adolescenza ribelli, rimasto scolpito per sempre nellamemoria grazie anche a una delle più belle scene, e a uno deipiù bei primi piani, finali della storia del cinema.
Nel 1948, De Sica, con EnzoStaiola, anni nove, nella parte di Bruno Ricci in Ladridi biciclette, emblema dell'infanzia povera,innocente, ferita e coraggiosa, toccò il cuore del mondo intero,guadagnandosi un Oscar (miglior film straniero).
In questi giorni, ci hanno conquistati due film, treregisti, tre personaggi e tre attori.
I film sono Hereafter(2010) e IlGrinta (2010); i registi sono, rispettivamente,Clint Eastwood e i fratelli Joel ed Ethan Coen; i personaggisono i gemelli Jason e Marcus interpretati dai gemelliFrankie e George McLaren, nonché la magnifica Mattie Rossinterpretata da Hailee Steinfeld.
Cosa lega questi personaggi? Ilfatto che siano decisi a tutto pur di ottenere quello che vogliono:Marcus, trovare un medium all'altezza del suo desiderio straziantedi entrare in contatto con Jason, il gemello scomparso a causadi un incidente stradale; Mattie, placare la propria sete digiustizia, catturando e portando davanti alla legge lo spostatofuorilegge che le ha ucciso il padre.
Ci sono piaciutele facce serie, intense, credibili, comuni, di questi ragazzini,condotti in entrambi i casi in una recitazione essenziale, senzaconcessioni a smorfie, cliché, sentimentalismi, con effetti ditravolgente empatia.
L'idea di infanziache guida la mano senza incertezze di questi grandi registi sembradiscendere, in linea retta, dalla tradizione letteraria anglosassoneche ha creato personaggi memorabili: Jason e Marcus hanno la forzamagnetica dei bambini che nei racconti e nei romanzi di HenryJames commerciano instancabilmente con l'assoluto, l'alterità,l'aldilà e il mistero, accanto a un mondo adulto confuso,disorientato e, soprattutto, cieco.
La piccola Mattie ha sorellefamose: dalle ragazze d'acciaio dai turbolenti sentimenti di George Eliote delle sorelle Brontë, alle pioniere indomite di Willa Cather, fino alleeccentriche bambine dall'intelligenza adamantina di Truman Capote, HarperLee e Sylvia Plath (il film, fra l'altro, è tratto dal romanzo TrueGrit di Charles Portis che nel 1969ispirò un film con John Wayne).
Cosa ci è rimasto diquesti straordinari ragazzini cinematografici? Tutto.
Inparticolare, in Hereafter ci ha colpito lo sguardoassorto di Marcus, in continua, tesa, silenziosa comunicazione conl'assenza del fratello morto, la tenerezza profonda e pervicace deisuoi gesti rivolti all'oscurità, le sue offerte mute e fiducioseal nulla, sostenuto dal coraggio di non cedere, da una parte,alla fredda disillusione di chi non sa sostenere il mistero dellamorte, dall'altra, al cinismo, alla volgarità e alla crudeltà diun mondo che specula sul dolore di chi rimane.
Di Mattieci hanno conquistato il nitore delle idee, la fisicità composta etrattenuta, l'amore ardente per l'avventura. E il profondo, nascostosenso dell'ironia: dopo avere organizzato la spedizione della salmadel padre a casa, assistito a tre impiccagioni, dormito in compagniadi alcuni cadaveri, trattato la vendita e l'acquisto di cavalli con untrafficone rotto a ogni raggiro, assoldato uno sceriffo alcolizzato ecoriaceo per catturare l'assassino del padre, essersi arrampicata su unalbero per guardare in faccia un impiccato in decomposizione, aver guadatoda sola le rapide di un fiume e sostenuto lo sguardo color cobalto delfascinoso ranger Matt Damon, a un malcapitato che fa tanto di offrirleuna tazza di caffè, risponde, secca: «Signore, ho quattordici anni,non bevo caffè.»
L'orrore vero, mandato in onda da Rai Uno,dei mostruosi pargoli canterini di Antonella Clerici trova nellospegnere (per sempre) la tv e nell'andare al cinema un potenteantidoto.