Frisbee, storia di una neonata collana di poesia

(e della sua sotto collanina in prosa, Briciole di Frisbee)

[di Matteo Pelliti]

Le due collane qui descritte verranno presentate con una lettura pubblica di estratti, e con uno stand dell’editore dove si potranno trovare le pubblicazioni e alcuni gadget della collana, al Festival Gradara Ludens, diretto da Beniamino Sidoti, a Gradar, sabato, 21 settembre 2024.

Nell’autunno del 2023 ho iniziato a immaginare Frisbee, una collana di poesia giocosa. Il nome mi è venuto subito in mente, senza bisogno di cercarlo e lo abbiamo annunciato – con largo anticipo sulla realizzazione dei primi volumi - il 21 dicembre, che era il giorno in cui facevamo – tra amici e conoscenti - gli auguri di compleanno a Giulia Niccolai, indimenticabile maestra di poesia e ironia, perché dalle sue composizioni chiamate “frisbees” la collana deriva proprio il suo nome e la sua ispirazione.

Era accaduto, a settembre, passeggiando tra gli stand del Pisa Book Festival, un po’ come nella barzelletta ebraica in cui un riccone si lamenta col maggiordomo del fatto che ormai tutti i suoi vicini hanno un dobermann e lui no, e l’incarica di andargli a comprare subito al mercato un dobermann, e il cameriere avanza crescenti richieste di soldi per poter esaudire al meglio l’acquisto salvo chiedere, prima di uscire, che cosa sia un dobermann, che io, a un certo punto, passeggiando tra gli stand del Pisa Book Festival, mi ero accorto che tutti i miei conoscenti dirigevano almeno una collana di libri e me ne lamentavo con l’amico poeta ed editore Gabriel Del Sarto (Industria&Letteratura). Così, l’ho costretto ad affidarmi la cura di una nuova collana di libri, Frisbee, con questo argomento inconfutabile: tutti ormai dirigono una collana, perché io no!? Gabriel, da grande incosciente qual è, mi ha dato carta bianca. Ottenuta la direzione di collana, ho iniziato a intercettare tra gli amici i migliori ingegni per disegnarla.

Ho immaginato un cane che afferra in aria un frisbee. Mi pareva un bel logo possibile per la collana. Cioè, che la collana avesse un logo giocoso e aereo, come il suo nome. Se vuoi te lo disegno io, mi scrive Sergio Ruzzier in una delle nostre conversazioni quotidiane. E mi manda il cane che divora un frisbee, e che subito ha una faccia inequivocabilmente da Frisbee.

Non potresti metterlo dentro un tondo, come una cosa araldica? Gli chiedo io. Accontentato. Non potresti scriverci sotto FRISBEE con la tua inconfondibile calligrafia ruzzierica? Non so come sia possibile ma, detto fatto, Sergio mi accontenta di nuovo.

Tra l’altro ho scoperto che la grafia/lettering della figlia di Sergio, Viola (che cura una bellissima newsletter di divulgazione scientifica, Science stories) somiglia alla grafia/lettering del padre, tanto che Sergio ha coniato il neologismo “grafiglia”, che per me è un bellissimo neologismo e allora ne ho approfittato per condividerlo qui.

Una volta ottenuto il logo, l’ho subito inviato a Erika Pittis, che è un’illustratrice e grafica di eccezionale talento e gusto. Lei ha progettato la grafica della collana, a partire dalla forte identità espressa dal logo, con un risultato di grande eleganza ed essenzialità e prestando molta attenzione alle scelte cromatiche dei volumi che si sarebbero succeduti.

Ora si trattava di trovare gli autori e i titoli più adatti alla collana, all’idea di poesia giocosa che la collana vorrebbe rappresentare. Con una precisa indicazione di stile e orientamento: pubblicare quel fare poesia che si muove nel territorio vasto e dai confini incerti del non-sense, della scrittura "con vincoli" (à contrainte) di stampo oulipiano/oplepiano, della poesia ironica, fino ad arrivare anche alla poesia visiva, alle sperimentazioni visuali, all’illustrazione pura come poesia “muta”.

Intendersi su questo aggettivo, “giocosa”, non è affatto semplice e può dare adito a fraintendimenti. Una barzelletta che va a capo anziché rimanere in prosa non è, di per sé, una poesia “giocosa”. C’è un quid abbastanza difficile da esprimere, almeno per me, che fa di un motto di spirito, di un gioco di parole, di un calembour un testo adatto a Frisbee. In più, l’idea è che i singoli volumi illuminino lo spirito della collana, e la collana illumini la natura dei singoli titoli che la compongono. Una specie di doppio vincolo, insomma. Ma chi sono i lettori potenziali dei Frisbee?

Frisbee si rivolge a quei lettori che riconoscono nella poesia stessa una naturale predisposizione al gioco, e nel gioco il miglior antidoto al dogmatismo e al conformismo. Giocare in poesia, ma molto seriamente. Avevo, intanto, stilato una mia prima lista di autori e amici da contattare, per chiedere loro contributi e progettare le prime uscite. Raccontandogli il progetto della collana, e inviandogli in visione il logo, ho chiesto a Massimiliano Tappari (che non era nella mia prima lista) se per caso avesse mai nel cassetto qualche poesia giocosa da regalare a questa impresa. E qui abbiamo avuto un grande colpo di fortuna, perché Massimiliano aveva una raccolta pronta e perfetta, Silenzio assenzio, che rappresentava esattamente il tipo di testi che andavo cercando per la collana. Così abbiamo iniziato a lavorarci insieme, per arrivare ad avere un centinaio di poesie (prima 99 e poi 100) che è la misura media di pagine che immaginavo dovessero formare ogni volumetto. Il lavoro è stato, soprattutto suo, di scelta e di ridistribuzione dell’ordine dei testi. Un lavoro di taglia e incolla, letteralmente. (nell’immagine i foglietti con tutte le poesie di Silenzio assenzio, distribuite sul pavimento da Massimiliano per sceglierne la sequenza finale)

Il libro, uscito il 21 giugno scorso, a inaugurare l’estate, è diventato il miglior testimonial possibile che Frisbee potesse avere, per originalità dei testi e anche per l’immagine complessiva che il libretto restituisce a chi lo tiene in mano, dove la componente di grafica editoriale ha una parte comunicativa, vorrei dire “semantica”, rilevante rispetto al contenuto del libro. Un canzoniere giocoso formato da poesie brevissime, intuizioni folgoranti in cui la saliva sia la colla degli amanti e dove “call me” sia l’invocazione che colmi la mancanza dell’amato. Un kamasutra sillabico che fa dell’amore il terreno della libertà e dell’espressione, e dove il possesso non è mai privazione, ma moltiplicazione. Le greguerías tappariane non solo sono coerenti con la definizione del loro inventore, Ramón Gómez de la Serna, quali brevi componimenti aforistici nati da uno scontro casuale tra il pensiero e la realtà, ma rimodellano lo sguardo stesso sulla realtà, liberandolo da ogni pensiero dogmatico e ogni pregiudizio. Se “La chiosa è il luogo di culto / di chi vuol avere sempre / l’ultima parola”, Tappari ci insegna qui ad amare il dubbio, l’equilibrio instabile del senso; e il suo giocare ci libera dalla tirannia del Tempo. In questa direzione abbiamo avuto riscontri molto positivi dai lettori, che hanno apprezzato proprio l’originalità del volume, per le poesie di Massimiliano ma anche per come sono state “messe in pagina” da Erika

Prima di imbattermi nelle fortunate pepite testuali di Tappari, le prime persone alle quali avevo rivolto un invito a pubblicare un Frisbee erano state Alessandra Celano e Aida Maria Zoppetti (che firmano appunto la seconda e la terza uscita della collana, Alessandra con Piove sul bugnato, con la prefazione di Stefano Bartezzaghi; Aida Maria Zoppetti con un volume ancora in preparazione che dovrebbe uscire a fine anno, o inizio anno nuovo). Iniziamo a ricevere proposte di lettura, segno che Frisbee ha aperto uno spazio nella micronicchia della poesia e mano a mano che pubblicheremo i volumi la direzione della collana sarà più chiara anche all’esterno della mia testa, spero.

Le Briciole di una collana. Nel frattempo, non ha fatto in tempo a nascere che Frisbee ha già figliato, per partenogenesi. Si è “sbriciolata” in una sotto-collana di prose giocose, o di “letteratura potenziale”, le “Briciole di Frisbee”. Il frisbee mangiucchiato e sbriciolato dal cane Frisbee, che avevamo nascosto sotto la terza di copertina dei Frisbee, come polvere sotto al tappeto, è diventato il sotto-logo della sotto-collana, inaugurata da un mio testo dedicato a Kafka, 41 variazioni su Desiderio di diventare un indiano, una breve prosa poetica ed enigmatica di Kafka sul concetto di libertà assoluta. Le mie variazioni erano uno scritto d’occasione, per il centenario dalla morte, che cadeva proprio il 3 giugno di quest’anno.

Ma il testo che ha dato origine alla sotto-collana, che ne ha aperto, per così dire, lo “spazio logico di pensabilità”, è in realtà il secondo numero, le Dieci piccole trasformazioni dell’aula scolastica di Jacopo Narros, una geniale rifunzionalizzazione degli arredi e degli utilizzatori tutti dell’aula scolastica per mettere in scena alcuni classici della letteratura o alcuni momenti capitali della storia dell’umanità (dall’Odissea ai Promessi Sposi, dalla Rivoluzione francese a quella copernicana, dall’Orlando Furioso alla scoperta dell’America…) con una grande potenzialità ludico-didattica per un testo realmente “adottabile” in classe. Un volta letto il suo lavoro ho capito che occorreva creare una sotto-collana di Frisbee dedicata alle prose brevi e un po’ inclassificabili, e in quel contesto ho così ricollocato il mio omaggio a Kafka, che doveva essere ospitato da Industria&Letteratura come semplice opuscolo celebrativo del centenario dalla morte del grande praghese.

 

Qui l’identità grafica di collana, sempre ideata da Erika, si riferisce in forma di citazione ai volumetti austeri dell’editore Kurt Wolf, in particolare quelli della collana “Der jüngste Tag”, in cui uscirono proprio alcuni racconti di Kafka negli anni Dieci del Novecento. Citazione che, già dal volume di Narros, subisce una variazione, un alleggerimento giocoso da parte di Erika, riservandosi così uno spazio di invenzione sempre nuovo per il riquadro di copertina.

In più, ad arricchire le briciole, una tavola di Guido Scarabottolo accompagnerà ogni uscita (qui il suo Kafka per le mie variazioni, mentre il suo disegno “The book is on the table” andrà nel volume di  Narros. Cioè, Scarabottolo a dirla tutta, non sa ancora che una sua tavola accompagnerà ogni uscita delle Briciole, però magari ora lo legge qui e poi magari ci accorderà questo regalo).

 

Le Briciole di Frisbee sono piccoli volumetti (di 50/60 pagine) di letteratura potenziale, memorie, esercizi di meraviglia sull’ordinario, manuali eccentrici. Per l’inverno è prevista l’uscita del terzo numero, una piccola antologia di biografie domestiche per immagini, Nove angoli di case, di alcuni amici e amiche poeti/poetesse, che sarà dedicato alla memoria di Carlo Bordini e Giulia Niccolai, due degli autori che fanno parte della piccola antologia e che hanno traslocato, nel frattempo, in luoghi molto più luminosi e ampi.I due progetti, Frisbee e le Briciole di Frisbee, dialogano in qualche modo segreto (come si dice sempre in questi casi, quando non si sa bene quale sia il legame tra due oggetti). Anche attraverso un rovesciamento di pesi (volumetti più corposi e monografici per la poesie, opuscoli più agili ed eccentrici per le prose) e per le potenzialità “derivative” che intravediamo per promuoverli. Dai gadget che abbiamo preparato con il logo Frisbee (spillette, calamite e anche dei veri frisbee da lanciare! Almeno fino a che l’Ufficio Merchandising della Ruzzier Foundation ce lo consentirà...) all’ipotesi di affissioni pubbliche di poesie (qui in un rendering realizzato da Erika in occasione dell’uscita di Silenzio assenzio).

In conclusione, per descrivere le due collane "Frisbee" e "Briciole di Frisbee" penso sia buona questa formula riassuntiva: lucidità e ludicità.