«Non pensi anche tu che le fiabe di Andersen siano molto belle? Io sono sicuro che [Andersen] sia anche un illustratore.» Questo scriveva Vincent Van Gogh, il 31 ottobre 1882, al suo amico Anton G. A. Ridder van Rappard. Sorprende scoprire che il pittore olandese non avesse mai visto i disegni o i collage dello scrittore danese, ma ne avesse intuito il talento visivo sulla base dei testi che aveva letto. In un’altra lettera al fratello Theo, cita la pittoresca descrizione della luna che si trova in Billedbog uden Billeder (1839) [cioè il Libro di immagini senza immagini, del quale potete leggere il testo in inglese qui] e afferma che lo scrittore ha indubbiamente un’«âme d’artiste»: l’anima di un artista [visivo].
Pierrot, un elfo e una ballerina, silhouette di H.C.A.
Ladro di cuori: uno dei soggetti preferiti da Andersen per le sue silhouette.
Van Gogh, che per un breve periodo aveva fatto l’insegnante in una scuola di Isleworth, in Inghilterra, conosceva molto bene gli scritti di Hans Christian Andersen ed era solito leggere ai suoi allievi – la sera, nel dormitorio - brani delle sue tre fiabe preferite: La piccola fiammiferaia; Le scarpette rosse; e Storia di una Mamma.
Pierrot con cigno e costruzioni sul capello.
Il compagno di viaggio. Spesso le silhouette di Andersen hanno un "piede grande" da ripiegare,
in modo che la figurina possa stare in piedi da sola, diventando un giocattolo
Ma quello che scriveva al suo amico prima e al fratello poi non è una semplice per quanto positiva valutazione degli elementi visuali del testo, ma l’espressione esplicita della sua convinzione che, per scrivere come scriveva Andersen, fosse necessario essere, prima di tutto, un artista visivo.
Una silhouette realizzata per una vendita di beneficienza nel 1864.
Fu acquistato dal mastro panificatore della corte di Danimarca, August Bruum, per due talleri.
Una delle rare silhouette naturalistiche: il ritratto di Horace Vernet, copiato dal quadro di Torvaldsen.
D’altra parte, il talento multiforme di Andersen si era espresso, soprattutto in giovane età, con una continua, quasi ossessiva sperimentazione di tutte le forme d’arte con le quali veniva in contatto: disegno, silhouette, teatro delle marionette, composizioni floreali, poesia, teatro, canto, danza e – naturalmente – scrittura.
Una collina nei pressi del monastero di Borglum.
Ma se molte di queste attività furono abbandonate da Andersen nel tempo, la pratica del disegno, della silhouette e del collage rimasero per lui un’abitudine quotidiana: il taccuino di schizzi lo accompagnava in tutti i suoi viaggi; per il diletto proprio e degli amici realizzava silhouette coloratissime e di grande forza espressiva; decorava paraventi con collage di immagini ritagliate da giornali, libri e riviste; allestiva scrap book.
Due schizzi a penna disegnati da Andersen nel corso di un suo viaggio in Italia nel 1833.
Noi avevamo già scritto intorno ai suoi scrap book e, in particolare al Libro di Christine, pubblicato da Mondadori nel 1984 e non impossibile da reperire nel mercato dei libri d’occasione. Se siete curiosi, potete leggere quel che avevamo da dire qui.
Due pagine del Libro di Cristina: lo scrap book realizzato da Andersen per Christina Stampe.
Quindi, non ci siamo stupiti più di tanto nello scoprire, quest’estate, durante la visita al Museo Andersen di Odense, sua città natale, una collezione di disegni, schizzi, silhouette, collage e scrap book dello scrittore danese. Quello che ci ha sorpreso è la sua vastità e articolazione.
Due decorazioni per albero di natale realizzate da Andersen per la famiglia Stampe.
Se le immagini che proponiamo solleticano la vostra curiosità, purtroppo non potrete precipitarvi a visitare il Museo Andersen di Odense, che resterà chiuso per lavori fino al 2020. Ma potrete trovare una ricca documentazione in Hans Christian Andersen as an Artist, una monografia di Kjeld Helftoft, pubblicata da Christian Ejlers Forlag e reperibile qui.
Il paravento decorato con collage realizzati da Andersen.