ovvero lo zooforo del Battistero di Parma attraverso il disegno dei bambini
[di Monica Monachesi, con Anna Braghiroli e Marina Groppi]
Il Battistero di Parma.
Lo zooforo lo restauro io è un laboratorio nato alcuni anni fa per il Museo Diocesano di Parma, in occasione di I like Parma. Trattandosi di una settimana di iniziative per riscoprire i gioielli del patrimonio cittadino, ho pensato di dedicarmi al Battistero, monumento di strabiliante bellezza a cui Benedetto Antelami cominciò a lavorare «quando al 1200 mancavano due anni per due», come si legge nell’iscrizione sull’architrave del portale Nord.
Lunetta e architrave del portale Nord nell’incisione di Pietro Sottili - Studio Toschi per “il Battistero di Parma” di Michele Lopez, direttore del Regio Museo di Parma. La pubblicazione, del 1864, presenta 17 tavole incise a bulino per raffigurare nel dettaglio il massimo capolavoro del romanico padano.
Considerando che dovevo progettare un’attività rivolta alle famiglie con bambini dai sei anni in su, ho pensato di lavorare su un tema accattivante: le formelle dello zooforo mi hanno offerto questa possibilità. Il laboratorio è consistito nel proporre a ogni bambino di restaurare una formella attraverso il proprio disegno. Avevo in mente questo: far rinascere attraverso il disegno dei bambini questo bellissimo monumento.
I primi zoofori disegnati.
Fascia dello zooforo del lato sud-ovest.
Lo zooforo è un fregio in settantacinque formelle che abbraccia tutto il Battistero di Parma e che porta, ancora oggi, antiche creature in cornice che si affacciano verso di noi girando attorno all’ottagono rosa, scolpito e costruito con la pietra di Verona arrivata fino a Parma attraverso vie d’acqua. Questo capolavoro racconta ancora oggi la fede cristiana ponendo l’acqua al centro.
Il Battistero è concepito come spazio ottagonale, di transizione tra quadrato (terra) e cerchio (cielo): uno spazio in cui l’acqua sta al centro per il suo valore salvifico. Fuori, all’esterno c’è il caos, l’ignoto che fa paura: fuori c’è lo zooforo pieno di creature di acqua, di cielo e di terra, reali, fantastiche.
I mostri acquatici sono le forze oscure che i battezzandi devono affrontare nella morte simbolica durante l’immersione nell’acqua battesimale.
Ma tra le formelle dello zooforo è raffigurata anche l’anatra che nel suo tuffarsi e riemergere dall’acqua evoca il battesimo come immersione nella morte e risurrezione di Cristo. Poi c’è il pavone, simbolo di salvezza, e il gallo che nel suo cantare al sorgere del sole fa pensare all’antico nome del battesimo: illuminazione.
Ci sono creature fantastiche di ogni tipo: arpie e basilischi, sirene, satiri, centauri e unicorni, ma anche reali come la pantera, il leone, l’elefante turrito, l’orso, il toro, il cervo, l’aquila. Ci sono molte creature ibride, segno di un creato che oltrepassa la conoscenza umana e insieme racconto di una storia di mescolanza con il male, di lotta per il bene, e di vittoria.
Molte di queste creature vivono anche nell’immaginario attuale dei bambini: il basilisco (il piccolo terribile e mortifero re dei serpenti), il grifone, la sirena, il centauro…
Leggere lo zooforo rappresenta così la possibilità di ritornare alla fonte, all’origine culturale di racconti che crediamo moderni. Soprattutto la possibilità di conoscere per amare e tutelare.
Formelle con basilisco, grifone, sirena delle classi 5A e 5B.
Alla fine dell’anno scolastico, invitata a condurre il laboratorio nelle classi 5A e 5B della scuola primaria Bozzani dell’I.C. di via Montebello di Parma, con due incontri per classe, ho cercato di portare loro il massimo della meraviglia possibile.
Sono partita dalle parole, dai nomi delle creature e del monumento, per risalire all’antichità e al medioevo, e ci siamo fatti tante domande: «Come sono potuti arrivare a Parma i blocchi di marmi di Verona?» oppure «Gli scultori avranno mai visto un elefante vero?» oppure «Perché il leone ha una faccia umana?». Ho cercato di portare un’esperienza di immersione in un tempo antico attraverso il disegno. E poi, da scultori di carta, abbiamo piegato e per ottenere risultati che sorprendessero i bambini nel trasformare materiali semplici: la matita da disegno, un pennello e due colori. Però ho usato un trucco: le incisioni dello studio Toschi del 1864.
Lascio ora la parola alle insegnanti di Religione: Anna Braghiroli e Marina Groppi che lavorano insieme da anni con un approccio interreligioso sempre più indispensabile.
I bambini hanno reagito con attenzione e cura alle proposte del laboratorio. Innanzitutto sono stati affascinati dalla spiegazione delle diverse creature dello zooforo che Monica presentava sollevando dei piccoli cartellini con le parole greche di riferimento: il βασιλίσκος (basiliskos) piccolo re, che nel bassorilievo ha una cresta a forma di corona; o l’arpia, nome che deriva dal verbo greco αρπάζω, rapire; l’idra, serpente marino, derivante dal termine ύδωρ, acqua; o ancora il grifone, subito ricollegato al Grifon d’Oro e al parente ippogrifo Fierobecco incontrati nella moderna saga di Harry Potter; e infine i verbi βάπτω e βαπτίζω, tuffarsi, immergersi e veniva loro mostrata l’anatrella che si tuffa nell’acqua per poi risalire.
Alcune creature poi hanno destato interesse immediato: Sansone con la pelle di leone sul capo, la sirena, il pavone, simbolo di salvezza e così bello da far desiderare a molti di disegnarlo.
Dopo la scelta individuale dell’immagine da tracopiare (ovvero ricalcare un disegno su carta da lucido), sulla classe è calato un incantevole silenzio: tutti a testa china sul proprio lavoro, concentratissimi, desiderosi di ridare vita con le loro mani a quel mondo simbolico nel quale già si erano immersi. Ci ha colpito che i bambini si siano resi conto che la tracopiatura non è cosa semplice e banale. Monica li aveva invitati a “fare delle verifiche” successive, cioè a inserire di tanto in tanto, tra l’originale e il loro disegno in fieri sulla carta da lucido, un foglio di carta bianca. A quel punto i bambini scoprivano che il loro tratto aveva mutato l’originale, che non sempre era di loro gusto, che occorreva porre maggior attenzione. Appassionante si è rivelato anche sperimentare la morbidezza della grafite per creare i chiaroscuri.
Ogni tanto, a turno, un gruppo si rilassava, guidato da Monica, procedendo a una pittura libera di venature rosa su lunghe strisce di carta: in questo modo si stavano formando i blocchi di marmo rosa di Verona su cui scolpire il nostro zooforo.
Nel secondo incontro i bambini si sono cimentati con la geometria. Quadrati e cerchi, a ricordare terra e cielo, per le formelle costruite con “lastre di marmo” dipinte a scuola… ed ecco fatto lo zooforo della classe.
Leggere lo zooforo può essere un punto di partenza per riflessioni molto attuali e per scoprire che le culture del mondo si incontrano tornando alle origini.
Il laboratorio Lo zooforo lo restauro io è stato infatti inserito all’interno del percorso A scuola con le religioni lungo il quale, insegnanti e alunni hanno cercato di lasciarsi condurre dall’acqua alla scoperta di alcuni aspetti delle varie religioni - presenti nel mondo, nella propria città, a scuola - che proprio attorno all’acqua hanno costruito narrazioni e riti.
L’acqua è “mezzo di trasporto” - come sapientemente hanno osservato i bambini - per culture diverse. Veicolate da viaggiatori che si avventurano per vie d’acqua, queste culture si incontrano, si scoprono, si mescolano, aprendo nuove vie di conoscenza e di creatività.
Il Battistero di Parma, costruito con marmi giunti proprio attraverso vie d’acqua, porta traccia, nel suo ricco programma iconografico, di questo incontro di culture: la lunetta del Portale della vita con la storia di Iosafat e Barlaam è ispirata alla vita del Buddha, i dipinti della cupola sono bizantineggianti e lo zooforo è crogiuolo di miti provenienti da ogni dove. L’acqua è un elemento che immediatamente ci fa pensare alla vita. La vita che in origine è scaturita sul pianeta Terra, e la vita beata immaginata nel giardino dell’Eden al centro del quale zampilla un fiume [cfr. Gen 2,10]. È vita l’acqua che nel deserto sgorgò dalla fonte di Zemzem, per custodire in vita Agar e il piccolo Ismaele esiliati (e ancora oggi i musulmani si recano in pellegrinaggio a questa fonte). Ma acqua può significare anche morte per chi da essa è inghiottito, come i naufraghi, o come coloro che furono sommersi dal mitico diluvio di cui parla la Bibbia, e ancor prima l’Epopea di Gilgamesh. E poi, semplicemente, l’acqua lava (pensiamo alle abluzioni per gli indù o per i musulmani prima di cominciare la preghiera, o ancora al gesto di bagnare la mano nell’acquasantiera prima di farsi il segno della croce che i cristiani fanno in memoria del lavacro battesimale), l’acqua rigenera nella calura, riporta a galla chi in essa si è tuffato. Dunque vita, morte, purificazione, rinascita.
Le religioni raccontano e celebrano, attraverso questi significati che l’acqua racchiude in sé, le vicende dell’umanità assetata di comprendere il senso della vita e capace di affacciarsi su un Oltre, su un qualcosa o Qualcuno che è sempre un Aldilà, misteriosamente fonte di vita.
Ci è parsa quindi ideale la proposta di questo laboratorio dedicato a un monumento simbolo della nostra città e che afferma che «Il Battistero di Parma racconta la fede cristiana ponendo l’acqua al centro». È l’acqua salvifica del battesimo, è l’acqua di un cosmo armonioso e ordinato, racchiusa in un fonte ottagonale, sintesi di terra e di cielo, di cui assume la forma geometrica.
A quest’acqua si anela dopo aver oltrepassato l’anello caotico dello zooforo. Lo zooforo del Battistero fa da anello “all’ottagono rosa” che racchiude l’acqua del battesimo, quello della classe fa da anello a tutto ciò i bambini che hanno potuto scoprire, attraverso l’acqua, sulle religioni.
E, infine, tutti i restauratori hanno meritato la medaglia di “vera pietra di Verona”.
[Le foto delle formelle dello zooforo del Battistero di Parma sono di Davide Braghiroli]