De-plasticizziamoci!

ovvero Come spiegare il problema della plastica ai bambini e ai ragazzi

La nostra terza novità, che oggi vi presentiamo, è Plasticus Maritimus. Una specie invasiva, della biologa Ana Pêgo, di Isabel Minhós Martins e Bernardo P. Carvalho, della casa editrice Planeta Tangerina, che ha ricevuto la menzione speciale non fiction del Bologna Ragazzi Award 2020. Si tratta di un manuale che aiuta a comprendere l'emergenza ambientale costituita dalla plastica che assedia mari, oceani, fiumi. Un testo che analizza con chiarezza il problema, offrendo punti di vista interessanti sulle possibili soluzioni, a livello globale, ma anche facendo riflettere sulle scelte di consumo individuali. Plasticus maitimus è un libro dedicato ai ragazzi, alle nuove generazioni, che più che mai devono essere sensibilizzate all'emergenza ambientale con strumenti adeguati. Un libro che a un'esariente narrazione associa un apparato visivo ricco e vario, che mescola illustrazioni, fotografie, schizzi e infografiche. Al termine dell'articolo troverete un breve video girato da una nostra giovane amica veneziana che ha deciso di seguire fin da subito i consigli di Ana Pêgo.

[di Ana Dias Ferreira, direttore della rivista Observador Lifestyle*]

È una specie esotica e invasiva che si trova in tutti i mari e le aree costiere del mondo. Si può presentare in un'ampia varietà di forme e in tutti i colori, anche trasparenti, e può essere invisibile. In generale, si muove facilmente e rapidamente, seguendo i venti e le correnti. Si adatta con facilità a tutti gli ecosistemi. Nome scientifico? Plasticus maritimus, una denominazione inventata dalla biologa Ana Pêgo, che la studia da sempre e che negli ultimi quattro anni ha deciso di dedicare il proprio tempo a sensibilizzare cittadini grandi e piccoli sul problema della plastica negli oceani. Dal suo impegno è nato questo libro.



«Il mio obiettivo è raggiungere quante più persone possibile. L’informazione è l’arma di questa mia battaglia», afferma la quarantasettenne biologa marina. E non le mancano le munizioni: nel 2014 ha ricostruito lo scheletro di una balena di dieci metri usando solo oggetti di plastica bianca trovati sulla spiaggia; l’installazione Balaena plasticus è stata restaurata quest’anno per essere esposta dapprima a Bruxelles, in occasione del lancio di una campagna legislativa comunitaria a favore dell’ambiente e poi, definitivamente al Centro Cultural de Belém, nei pressi di Lisbona. Nel 2015, Ana ha creato su Facebook la pagina Plasticus maritimus per condividere le foto della spazzatura che ha iniziato a raccogliere e che ha dato origine a diverse mostre. Sviluppa regolarmente laboratori e seminari sull'ambiente per bambini e famiglie in istituzioni culturali portoghesi come la Fondazione Gulbenkian e Oceanário. Ora, insieme a Isabel Minhós Martins, della casa editrice Planeta Tangerina, ha raccolto in un libro per bambini e ragazzi, illustrato da Bernardo P. Carvalho, tutto quello che ha imparato sulla plastica che popola i nostri mari: ne è venuta fuori una guida sul campo, come quelle che scrivono i naturalisti per gli appassionati di natura, per permettere loro di riconoscere questa nuova "specie invasiva" che già oggi rappresenta l'80% dei rifiuti presenti negli oceani e che cresce così rapidamente da lasciar supporre che entro il 2050 nei mari del mondo ci sarà più plastica che pesci.

Questo libro vuole aumentare la consapevolezza della necessità di un uso più sensato della plastica (soprattutto di quella usa-e-getta, che rappresenta circa la metà del totale), stimolando la militanza ambientalista e favorendo un cambiamento dei comportamenti. «Se fossimo tutti consapevoli dell'impatto delle nostre abitudini quotidiane, se sapessimo che il palloncino che liberiamo nell’aria e i bastoncini di ovatta che gettiamo nello scarico del bagno finiranno nel mare, decideremmo di fare qualcosa. Non possiamo continuare ad aspettare che siano gli altri a risolvere il problema: dobbiamo essere attivi.»



Ana Pêgo sostiene che «non è necessario cambiare radicalmente comportamenti e consumi per iniziare la “de-plasticizzazione”», basta stare attenti e «rinunciare ai biscotti venduti in confezioni multiple» o evitare gli imballi monouso. Questo è anche lo spirito (e il merito) del libro: dare suggerimenti concreti, rendere semplici le cose complicate e far sì che anche un bambino di otto anni possa capire in che cosa consiste uno dei maggiori problemi del nostro pianeta accessibile.

 Ecco perché Plasticus maritimus. Una specie invasiva comincia con lo spiegare l'importanza di salvaguardare gli oceani, che sono i principali regolatori del clima e che producono più del 50% dell'ossigeno che respiriamo. E perché alla fine spiega cos’è la plastica, perché abbia il diritto a una “propria classificazione fisico-chimica”, come è prodotta e perché sia un materiale così speciale e duraturo, che può rimanere decine, se non centinaia di anni nell’ambiente. Questo è anche il motivo per cui, dopo aver dato conto di dati spaventosi - «ogni anno, circa otto milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani, il che equivale a mille tonnellate di plastica scaricata in mare ogni ora: un camion pieno al minuto» - presenta esempi di interventi positivi già messi in atto in alcuni paesi, come la legge approvata in Francia per vietare le stoviglie di plastica usa-e-getta entro il 2020. E ci suggerisce le buone abitudini da adottare quotidianamente e come affrontare gli scettici: quelli che pensano di non dover rinunciare al superfluo, pensano sia una perdita di tempo battersi affinché dagli scaffali dei negozi e dei supermercati spariscano bizzarrie, come le arance sbucciate, confezionate in una vaschetta di polistirolo e avvolte in una pellicola di polietilene, e ritengono che non valga la pena riparare le cose che si rompono, data la pervasiva offerta di merci sempre nuove.



Per Ana Pêgo, sono i governi e le amministrazioni locali a dover educare i cittadini; ma anche i cittadini che possono esigere dai propri governi un atteggiamento più attento, condizionandoli attraverso le proprie scelte. Perché la soluzione non sia semplicemente nella raccolta differenziata, ma in un atteggiamento (che sintetizza con le cinque R: ripensare, rifiutare, ridurre, riparare e riutilizzare) diverso che limiti le necessità di riciclo e nel concetto di economia circolare: «Il riciclo oltre a non essere ancora prassi diffusa, consuma risorse; inoltre, la plastica non è riciclabile all’infinito e, soprattutto, non è affatto facile da riciclare. Penso che il futuro sia l'economia circolare, che promuove il riutilizzo delle risorse e la riparazione degli oggetti». Citando il libro: «l'idea è che una materia prima, quando estratta dalla natura, circoli all'interno di questo circuito per molto, molto tempo [...] dando alla natura il tempo di rigenerarla».



Come ogni guida sul campo che si rispetti, Plasticus maritimus. Una specie invasiva ha la capacità di trasformare un bambino in un vero specialista che studia una specie molto particolare nel suo habitat naturale, spiegandogli anche come fare per ripulire le spiagge dal Plasticus maritimus: l'attrezzatura necessaria, le precauzioni da adottare, i luoghi e le stagioni migliori. Oltre a essere una biologa marina, Ana Pêgo è anche una beachcomber: una persona che non si limita a ripulire le spiagge dai rifiuti, ma che è anche interessata all'origine e alla storia degli oggetti che trova. Su una spiaggia, a Cabo Raso, in Portogallo, è riuscita a raccogliere 133 cannucce e 253 tappi di bottiglia in 20 minuti, e ha una collezione in continua crescita di piccoli frammenti di plastica (mattoncini Lego, ruote, accendini, spazzolini da denti o razioni di emergenza di acqua) che documenta nel libro. La sua passione per il mare nasce dalla sua infanzia quando viveva a 200 metri da Praia das Avencas, «il cortile più incredibile che si possa avere». Ama le balene e questo è, in poche parole, il suo modo di contribuire a salvarle.

*Articolo di Ana Dias Ferreira, uscito sulla rivista portoghese Observador Lifestyle, il 28.11.2108.

Plasticus maritimus ha già ricevuto un'adesione entusiastica: «Io adoro gli animali. E mi dispiace che molti muoiano per colpa della plastica. Così cerco di fare il possibile per coinvolgere i miei amici. La scoperta di questo libro mi ha chiarito le idee e mi ha dato ancora più forza per seguire il mio obiettivo. Spero che in futuro saremo sempre di più» ci ha scritto Viola quando ci ha inviato il video che trovate qui sotto.

Il video è opera di Viola, che lo interpreta, e di Eleonora Luna Tonello che firma riprese, montaggio e musica. Per qualche minuto sotto la maschera del gabbiano c'è stata anche Emma. La maschera del gabbiano non sarà gettata nella spazzatura, ma verrà utilizzata per molti altri travestimenti a fini di sensibilizzazione ecologica. Qui trovate il canale youtube dei video di Eleonora e Viola.