[di StefaniaLusini]
Giocare è una cosa seria è il progettoche ho presentato come tesi finale all’Isia di Urbino. Una verae propria terapia durata un anno.
Il progetto è nato da unariflessione personale sulla mia infanzia: cosa mi faceva starebene, cosa mi è rimasto di quel periodo.
Una riflessione icui cardini erano invariabilmente ed esclusivamente immaginidi «giocare» e «aria aperta».
Il bosco sopra casa, ilgiardino, il fiume sotto casa, l’albero gigante dove salire acasa della zia. Tutto quello che ricordavo, che produceva in me lemigliori sensazioni era legato a un giocare semplice, improvvisato,libero e all’aria aperta.
Due episodi mitornarono alla mente con più forza di tutti: mia madre che prendeun bocciolo di papavero, lo preme con due dita, lo apre, lo gira emi dice che è una ballerina con la gonna stropicciata. Mio padre cheraccoglie la galla di una quercia (pallina di legno forata), mette unbastoncino nel suo buco e mi dice che è una pipa. Con loro sono staticontinui esercizi del surrealismo più naturale e creativo.
Da sempre ibambini hanno giocato con la natura e l'ambiente intorno a loro. Giochimodesti che si trasmettevano per tradizione orale, molti dei qualiormai praticamente dimenticati. Oggi, ogni giorno di più, si tendea dare importanza al lavoro finalizzato e i bambini sono assorbitida un sistema che li impegna, esponendoli a - e coinvolgendoli in -interessi accessori come il premio, la penitenza, dimenticandosi deiloro interessi spontanei, naturali. Osservando l’attuale condizionedei bambini, sempre più relegati in casa fra televisione, videogiochi,cellulari, ipad e via discorrendo, ho deciso di strutturare un progettodi recupero del giocare semplice, naturale e creativo. Volevo restituirequella magia che a me è stata donata.
Cosi è nato un sito unacosaseria.it
- archiviodi giochi manuali che si costruiscono con elementi naturali
, archiviodi memorie legate all’infanzia e ai giochi, intervistando persone didiverse età e provenienze, archivio di laboratori creativi che svolgo coni bambini su questo tema.
Una ricerca teorica che ho dovutomettere in pratica attraverso il confronto diretto con gli intervistatie con i bambini ai quali propongo le attività. Nasce come progetto diricerca e diventa strumento che vive della partecipazione delle persone,per la fruizione da parte delle persone. È stata una bella soddisfazionevederlo selezionato a Ilustrarte.
Chiunque può contribuire al progetto direcupero della cultura del gioco e della tradizione dei suoi strumenti,compilando il formulario e lasciando la propria memoriad’infanzia!
SU DI ME
Mi chiamoStefania Lusini, sono una illustratrice e grafica italiana che vive elavora a Barcellona, costretta a un destino da "pendolare". Mi piacetornare spesso in Italia e coinvolgermi in progetti "patrioti", comelaboratori di creatività con bambini, che faccio con mia sorellae La mia inquadratura, e diillustrazione e libro d'artista per adulti, con l'associazione Libri fattia mano.
Barcellona è una città luminosa e moltostimolante, non troppo grande, che mantiene aspetti molto popolari, incontinua dialettica fra una tradizione “artigianale” e la modernitàpiù modaiola che ci sia.
È una città animata da una intensavita culturale e artistica, dotata di gusto, ricca di fermento, abitatada persone talentuose, la cui vicinanza non può che farmi crescere. Aparte portare avanti i mie progetti, lavoro in un laboratorio/negoziodi stampa manuale, Vostok Printing Shop, dove perfortuna sono costretta a sporcarmi le mani e a tenere chiuso ilcomputer per almeno mezza giornata.
Non credo che quello che producosia strettamente riferibile al mondo dell’illustrazioneinfantile. L’infanzia è per me più un punto di partenza che di arrivo,tutto quello che creo ha forti riferimenti alla mia infanzia.
Il tentativo di comunicare senza filtri e le attitudini creativedei bambini sono per me fondamentali, da usare a qualsiasi livello dicomunicazione. Per questo mi dedico ai laboratori con i bambini: sonoi miei corsi di aggiornamento.
Credo che non sia solo purae semplice nostalgia questo interesse verso i bambini, ma una ricercadi essenzialità.