ovvero Verso Finisterre. Dialogo con Roberto Innocenti
La prima edizione di Costruttori di Libri, iniziativa che abbiamo presentato qui, si è tenuta nel 2019. Il primo profilo che vi presentiamo di questa edizione, è quello di Roberto Innocenti, scritto da Ilaria Tontardini. Costruttori di Libri è nato da un'idea di Antonella Abbatiello, Lorenzo Cantatore, Martino Negri e Giovanna Zoboli, con l'obiettivo di fornire strumenti adeguati alla conoscenza dei libri con le figure e dei processi creativi che li riguardano. Trovate tutti i profili dell'edizione 2020 sul nostro blog. Qui trovate Fausta Orecchio raccontata da Martino Negri. Qui Alessandro Sanna, raccontato da Antonella Abbatiello. Qui Giusi Quarenghi raccontata da Giovanna Zoboli. Qui Federico Maggioni raccontato da Lorenzo Cantatore.
[di Ilaria Tontardini]
Roberto Innocenti è stato definito da Antonio Faeti come “l’ultimo dei figurinai”. Nato vicino alla stessa Firenze dei figurinai Carlo Chiostri e Enrico Mazzanti, precisamente a Bagno a Ripoli nel 1940, Innocenti impara da sé il mestiere dell’illustrare e del raccontare per immagini - in primis lavorando nel mondo della grafica - sviluppando fin da subito un peculiare senso della narrazione legata al tempo, che rimane costantemente il nucleo della sua ricerca. Innocenti è uno dei pochi autori che rivendica fortemente un ruolo politico nel mestiere dell’illustrare. Come se produrre illustrazioni - immagini fisse, immobili ma portatrici di vita - possa essere uno strumento di resistenza e di riflessione sulla sua contemporaneità. Questa istanza emerge nelle scelte dei soggetti dei suoi albi (quelli storici ma anche quelli legati alla tradizione della letteratura per l’infanzia), e soprattutto nello stile, che unisce la precisione del dettaglio, qualcosa che definisce e permette di riconoscere, e una esigenza di coralità: nessuna azione nelle tavole di Innocenti avviene da sola; l’agire è sempre parte di un sistema articolato in cui simultaneamente le cose si muovono. Nella complessità visiva che ci riporta ai grandi della pittura fiamminga, Innocenti trova la chiave della Storia e degli eventi a cui l’uomo prende parte e di cui allo stesso momento è testimone In aiuto alla sua scelta viene il gioco continuo che l’autore fa con prospettive e architetture, usando lo sguardo del lettore come uno strumento di indagine guidato in visioni apparentemente realistiche e definitivamente interpretative. L’occhio dell’autore è fotografico e come tale seleziona, guida, e accompagna, a volte gabba e distoglie.
Illustrazione di Roberto Innocenti per L'ultima spiaggia di Patrick J. Lewis, La Margherita Edizioni 2005.
Sempre più intenso è divenuto poi un ulteriore binomio, quello fra meraviglia e perdizione. L’opera del maestro, per la sua minuziosità avvolge il lettore, lo stupisce con la capacità descrittiva, ma è proprio in questa esattezza proliferante che si innesta una sensazione di vertigine, quella del tentativo di recuperare qualcosa che ormai appare irreparabilmente danneggiato.
In questo senso resta a monito l’opera forse più “eccentrica” dalla produzione di Innocenti L’ultima spiaggia (uscito per la prima volta in Italia nel 2002); qui l’autore si auto rappresenta durante un bizzarro viaggio per ritrovare l’ispirazione perduta, in un luogo dell’immaginario dove vivono i personaggi che l’immaginario nutrono. Non a caso Innocenti pone questo spazio fittizio e solidamente reale al tempo stesso a Finisterre: “Allora forse quella casa oltre Finisterre è per me l’ultima risorsa, un reperto del Novecento su una spiaggia dove il tempo non si misura, e dove io razzolo fra i cassetti cercando le figure per un possibile inizio di un’altra storia da raccontare.”