Qualche tempo fa, non ricordo inche libro, qualcuno si chiedeva che soddisfazione potesse esserci nelconoscere il nome di un fiore: non è sufficiente osservarlo, annusarlo,toccarlo? Mi ha fatto pensare, questa riflessione. Personalmente, conoscoi nomi di molti fiori che mi fa piacere riconoscere, quando incontro. Èuna forma di saluto. Come il chiamare per nome una persona: la prima voltache lo si fa, costituisce una piccola emozione. Nominare è un modo tipicodell'umano di riconoscere l'esistenza di una cosa, come parte nell'ordinedel cosmo. E nei nomi si riverbera, si celebra la bellezza delle cose. Nonper nulla, il battesimo è un rito simbolicamente fra i più profondi. Esignificativa è quell'esigenza di cambiare nome che coglie l'individuonel corso della vita dopo un'esperienza di mutamento radicale, comel'adesione a una religione o il superamento di una grave malattia (comeaccade in alcuni Paesi Asiatici).
Ciò non toglie che le coseesistano malgrado le nostre convenzioni, come rifletteva il misteriososcrittore di cui sopra. E sarebbe bene ogni tanto fare l'eserciziodi avvertirne il manifestarsi in un vuoto di parole, come misterioseepifanie.
Detto questo, ho una vera e propria collezione didizionari, manuali di riconoscimento, piccole eniclopedie tematiche,vocabolari, grandi libri del... eccetera. Ne acquisto di ogni genere,su tutto: alberi, fiori, arbusti, uccelli, uova, pesci, etimologie,sinonimi, contrari, teatro, conchiglie, opera, rime, antiquariato,giardini, citazioni, santi, arte, cinema, icone, iconografia, rettili,pittura, mitologia, cetacei, letteratura, astronomia, religioni, stiliarchitettonici, personaggi di romanzo, retorica, fiabe, filosofia, faunamontana, metrica, flora mediterranea, analogie, moda, musica, colori,fenomeni meteorologici, modi di dire, storia,simboli...
Orientarsi nel Creatorichiede, infatti, un cospicuo equipaggiamento. E avere a disposizione unoscaffale di supporti agili e ben fatti dà una mano non da poco. Tornarea casa con una curiosità - un lucertolone o un albero mai visti prima, ilnome di un artista sconosciuto, un dio inca con una faccia da delinquente– e andare a cercare di che si tratta, è una cosa che mi dà un certasoddisfazione. Certo, oggi c'è il web che si può consultare ancheper strada con il proprio smartphone. E sia gloria a wikipedia. Macerti manuali che ho (mi viene in mente Il libro dei fioridi Ippolito Pizzetti o Lunario di Alfredo Cattabiani,ma anche Manuale di linguistica e retoricadi Angelo Marchese) sono talmente belli e ben fatti che difficilmentesono sostituibili.
Tutto questodiscorso è per introdurre l'ultimo mio acquisto in ordine ditempo: Il libro dei simboli: riflessioni sulleimmagini archetipiche, edito nel 2011 da quelbenefattore dell'umanità che è Taschen, e curato da uno (fino a ora a me)sconosciuto TheArchive for Research in Archetipal Symbolism(ARAS) con sede a New York.
808 pagine, cinque grandiaree tematiche (Creazione e Cosmo, MondoVegetale, Animale, Umano,Spirituale, a loro volta divise in sezionie sottosezioni), 800 immagini a colori e 350 testi su altrettantisimboli, al prezzo di euro 29,90 euro (le immagini che vedete aillustrazione del post sono quelle dell'edizione inglese, disponibilinel sito di Taschen).
Unosplendido affare sotto tutti i punti di vista. E la nostra amica libraia Diletta, capace di vendere ghiaccioagli eschimesi e pois ai dalmata, mi ha anche fatto un po' di sconto. In questa esauriente recensioneapparsa su Il giornale dell'arte a firma diViviana Bucarelli, trovate notizie puntuali e precise su questovolume, la cui redazione è il punto di arrivo di un monumentalelavoro durato quattordici anni, frutto a sua volta della strepitosacollezione accumulata negli anni dall'ARAS. Come è detto nell'articolo:“17mila immagini, «mitologiche, ritualistiche e simboliche», voltea catalogare, più o meno, l’insieme dell’inconscio collettivo,e 90mila pagine di scritti.”
Come si legge nellaPrefazione, a questo libro ha lavorato un vero eproprio esercito di persone, fra redattori, studiosi dell'ARAS e autoria cui sono stati commissionati i saggi (una cinquantina fra artisti,scrittori, psicoanalisti e accademici delle più svariate discipline),il tutto sotto l'abile guida di Ami Ronnenberg (responsabile ditoriale) eKathleen Martin (editor).
Naturalmente questo nonè l'unico libro sui simboli che possiedo. Comprandolo, pertanto,mi sono chiesta che senso avesse un altro libro sui simboli. A colpod'occhio, solo sfogliandolo, però, questo volume manifesta la propriaunicità. Intanto per le immagini. La scelta è veramente straordinaria:sorprendentemente puntuale, precisa, approfondita, attenta, illuminante. Equi, si percepisce chiaramente il lavoro sull'immaginario che è allabase della ricerca dell'ARAS, archivio nato sotto l'egida e l'aladel pensiero di Carl Gustav Jung, e che da esso trae la suaprincipale ispirazione. La medesima originalità si ritrova nei testiche non si soffermano esclusivamente, come capita altrove, su contesticulturali e riferimenti storici, mitologici, religiosi, culturali,presentando al lettore un dovizioso elenco di forme e significatilegati a ogni simbolo. Qui il registro è discorsivo, analitico,saggistico, spesso molto personale, sempre legato all'importanza delsimbolo nella vita psichica, e molto libero nello stabilire nessi fraculture, sensi, segni, sogni, visioni.
E interessanteè osservare come sia nei testi sia nelle immagini l'arco temporaledell'indagine vada dalle più remote origini alla contemporaneità,con ciò implicitamente sottolineando come la vita dei simboliabbia a che fare con il presente e il presente alimenti, e come laloro produzione e importanza culturale non sia limitata al passato,come invece si ha l'impressione sia sfogliando altre pubblicazionia loro dedicate. Tutto ciò è espresso con chiarezza nella bellaPrefazione al volume di Ami Ronnenberg, dicui qui cito un brano. Credo che i concetti e le riflessioni chevi sono espressi costituiscano punti di vista illuminanti per chilavora con le parole e le immagini.
Non potrebbeesserci modo migliore per esprimere il senso profondo e il principioispiratore de Il libro dei simboli: riflessioni sulle immaginiarchetipiche, che citare le parole di Meister Eckhart: “Quandol'anima desidera sperimentare qualcosa, proietta davanti a sé un'immaginedell'esperienza per poi entrare dentro di essa.” La frase alludeall'immagine come a una soglia, in grado di condurre a nuovi livelli disignificato. Le immagini simboliche rappresentano molto più che mereinformazioni: sono semi che germogliano, che racchiudono in sé infinitepossibilità. Le parole di Eckhart, inoltre, spiegano l'importanza chepuò assumere un libro di immagini in un mondo caotico e complesso comeil nostro.
Inpassato, un uomo che aveva in mente di pubblicare un dizionario deisimboli chiese consiglio a C. G. Jung. La sua risposta fu di lasciarperdere, dato che ogni simbolo avrebbe richiesto un libro intero. Noiabbiamo deciso di aggirare l'ostacolo concentrandoci su un'immaginespecifica, che da una parte delinea l'argomento, dall'altra sipresta a ulteriori approfondimenti: si tratta cioè di un'immagineprecisa, che collega il simbolo a un'esprienzaaltrettanto precisa e che, allo stesso tempo, sel'immagine è stata appropriata, è in grado di evocare il suo fondoarchetipico. Quando non siamo riusciti a trovare l'immagine giusta,abbiamo rinunciato a un dato simbolo; in caso contrario siamo statigratificati da un senso di gioiosa scoperta, come quando aprendo unaporta si svela un luogo incantevole e segreto. Paul Klee ha giustamenteaffermato: “L'arte non riproduce ciò che è visibile. Lo rendevisibile.”
La poesia, alpari dei simboli, esprime ciò che non può essere detto. Quando i poetisi svegliano, cala la notte, ha affermato W. S. Mervin. Abbiamo cercatoquindi di preservare questa visione notturna includendo versi poetici,un altro modo per riflettere sui simboli. Nelle linee guida abbiamoincoraggiato gli autori a studiare, come poeti che osservano accuratamentela natura, il “dettaglio luminoso” dell'oggetto materiale. Grazie aquesta prospettiva si riesce a fare luce su un'altra dimensione. Datala brevità dei testi, la nostra speranza era di riuscire a fornireuna visione per quanto fugace della realtà archetipica. Può capitareche il lettore si trovi in disaccordo con una data interpretazionesimbolica. Tuttavia, se la voce stimola nuove associazioni mentali, lariteniamo comunque riuscita.
“Una poesiareclama un'altra poesia”, ha sostenuto T. S. Eliot: la speranza è chele nostre riflessioni inducano i lettori ad approfondire le loro. Nelcorso degli anni ci è stato chiesto spesso perché avessimo l'intenzionedi realizzare un libro sui simboli. Abbiamo sempre risposto che nessunoparte dalla prospettiva dell'immagine. Per indicare la scrittura eil disegno gli antichi egizi usavano un solo termine. Ed è proprioun'idea analoga di perfetta armonia fra immagine e testo a rendereunica quest'opera sui simboli.