[di Giovanna Baldasarre*]
Il Natale al Sud è fatto di riti e tradizioni che si ripetono immutati da generazioni e che scandiscono i giorni immediatamente precedenti il 25 dicembre: l’addobbo dell’albero e il presepe, la preparazione delle cartellate al vin cotto e dei cuscinetti ripieni di pasta di mandorle, le anziane del paese radunate in casa o in chiesa che sgranano i rosari per le celebrazioni della Novena, i paesi e i borghi spopolati che per qualche giorno tornano a rianimarsi delle voci e degli sguardi di chi è stato costretto a trasferirsi altrove, le pentole che sul fuoco sfrigolano molti giorni prima della festa.
In questo scenario, sempre uguale a sé stesso eppure irrinunciabile, non c’è spazio per il nuovo. La novità, il diverso, ciò che è fuori dall’ordinario è visto con sospetto e malcontento. Se però il nuovo si insinua nel solco della tradizione ed è capace di coniugare il saper fare antico con la luminosità delle giovani idee, la manualità con la creatività, allora il risultato può essere sorprendente e mettere d’accordo tutti, anche i più diffidenti.
Per il terzo anno consecutivo, la cittadina di Ruvo di Puglia, alle porte di Bari, ha provato a fare questo con il progetto Luci e Suoni d’Artista, trasformando gli spazi urbani in un grande atelier creativo dove immaginare e realizzare insieme – anziani e bambini, giovani e immigrati, creativi e artigiani – le luminarie per addobbare le strade e le piazze del paese. Perché se è importante, con l’approssimarsi delle festività, rendere più calda e accogliente la propria casa, è altrettanto fondamentale dare risalto agli spazi in cui si vive illuminando quella bellezza che è scritta nei monumenti, nelle chiese e nei palazzi ma che è fatta soprattutto di relazioni e di contaminazioni umane.
L’idea è nata qualche anno fa dal dono provvidenziale che un creativo e designer ha fatto all’amministrazione comunale di bozzetti e prototipi di opere: la volontà di trasformare quei progetti in realtà ha generato un virtuoso esperimento di rigenerazione urbana e di aggregazione di professionalità che ha messo insieme amministratori (impegnati nel reperimento delle risorse finanziarie necessarie a sostenere i costi del progetto), associazioni, ditte di luminarie, tecnici ed elettrotecnici, scenografi, artisti, designer, creativi, fotografi, ma che soprattutto si è avvalso del contributo dal basso di decine di comuni cittadini impegnati, a vario titolo, nelle attività di creazione delle opere.
I laboratori, diffusi su tutto il territorio, si sono concentrati nella periferia della città. Qui, per un mese intero dopo settimane di progettazione, i professionisti, i cittadini e i soggetti coinvolti hanno lavorato fianco a fianco con seghe e martelli, legni e carte, luci e colle. Questo è già un piccolo miracolo: quando una comunità si riunisce per condividere un’idea altrui e donare alla collettività tutta la forma reale di quella idea, vuol dire che è capace di abbandonare la propria comfort zone per aprirsi alla possibilità di un incontro; vuol dire che si ha voglia e tempo per mettere in circolo quello che si è in grado di fare, insegnare a chi non sa e imparare da chi ha competenze, linguaggi e abilità da trasmettere.
Quest’anno, molto più dei precedenti, si è cercato di coinvolgere in maniera attiva nei laboratori urbani i bambini, a partire dalla scelta del tema della terza edizione: la Maraviglia. È nei fanciulli e nei primitivi soprattutto che – scrive Giacomo Leopardi nello Zibaldone – la natura ha instillato il senso della maraviglia, in tutti coloro cioè che in quanto ignoranti, nel senso più genuino del termine, sono capaci di provare autentico stupore di fronte alle cose del mondo.
I bambini hanno partecipato a diversi momenti del lungo iter organizzativo che ha preceduto la cerimonia d’inaugurazione del 7 dicembre: molti di loro, ad esempio, hanno raccontato i propri ricordi d’infanzia e queste narrazioni si possono ascoltare inquadrando i QR code riportati vicino alle fotografie dei partecipanti in Piazza dell’Orologio; così come le tremila barchette di carta che hanno illuminato il flash mob in piazza sono state modellate dai bambini, un piccolo segreto che hanno mantenuto assieme agli organizzatori fino alla serata inaugurale; sono stati sempre i bambini a scandire, assieme al sindaco di Ruvo, il countdown che ha preceduto l’accensione in simultanea di tutte le luminarie: una festa di luci e suoni che ha attirato centinaia di cittadini anche dai comuni limitrofi.
Tutto il percorso luminoso - che si snoda per le vie e le piazze del centro storico soprattutto – è stato concepito in modo tale che i bambini possano interagire, incantarsi, giocare, sognare, immaginare. La sensazione, inoltrandosi per i vicoli, è di ritrovarsi in un fantastico paese dei balocchi, in un paesaggio abitato da storie, simboli e figure dove la fantasia la fa da padrona.
Al centro di Piazza Matteotti troneggia una grande giostra con cavalli di legno. Poco distante un’altalena, su cui campeggia la scritta Quando il bambino era bambino, è un invito a lasciarsi dondolare e cullare dalla musica che risuona in ogni dove. Più in là due grandi cavalli di legno, di omerica memoria, custodiscono nella loro pancia racconti registrati che è possibile ascoltare, mentre supporti in legno con le ombre cinesi si animano magicamente premendo un pulsante. I più audaci possono sfidare la forza di gravità camminando in bilico su assi di legno, i sognatori sono liberi invece di lasciar vagare pensieri e nostalgie nello sfavillìo di luci che riempiono lo spazio della piazza. Tutte le strade attorno sono percorse da scie luminose composte da stormi di gru, creazioni che riproducono i principali monumenti cittadini a partite dalla cattedrale romanica, e ancora funamboli, pesci, strumenti musicali, dervishi rotanti. Molte di queste installazioni sono state già esposte durante le precedenti edizioni, a riprova di un patrimonio artistico e artigianale collettivo che si arricchisce e amplifica di significati anno dopo anno.
A fare da cornice a tutto questo, un centro storico - già di per sé ricco di arte, storia e bellezza - più vivo che mai, costellato di temporary shops ospitati in locali ormai dismessi e concessi, mediante un concorso di idee, ad artigiani e creativi, e poi mercatini, chioschetti di zucchero filato e chicche come il cinemino, un piccolo locale dove degustare vini pregiati e assistere a proiezioni d’autore in un’atmosfera raccolta e ricercata.
Il successo del progetto Luci e Suoni d’Artista va individuato nella capacità di ricreare su scala cittadina la stessa atmosfera di intimità e calore che,in questi giorni si respira nelle nostre case. L’immagine che più di tante altre descrive cosa sia il Natale al Sud è quella di un’intera famiglia riunita attorno ad una lunga tavolata: i nonni, con le loro storie piene di saggezza e nostalgia, i giovani, con i sogni e le aspettative per il futuro, i bambini, pieni di meraviglia e di entusiasmo. Qualche sera fa, passeggiando per i vicoli del centro storico di Ruvo di Puglia e immergendomi in questo spettacolo di luci, suoni e colori, ho percepito tutto questo e molto di più. Ho provato la sensazione di sentirmi accolta da una comunità che ha in sé la sapienza del passato, l’inquietudine del presente e il sogno del futuro. Una comunità che, inondando di luce e bellezza la propria città, vuole indicare, nella capacità di relazionarsi per ripensare i contorni e i contenuti degli spazi urbani, un’alternativa possibile alla chiusura, all’individualismo, all’indifferenza.
Il miracolo delle luci e della Maraviglia si ripeterà a Ruvo ogni giorno fino al 7 febbraio.
Se passate di qui, non perdetevelo. Buon Natale!
Luci e Suoni d’Artista 2018 è un progetto di Comune di Ruvo di Puglia realizzato col sostegno e la collaborazione di Regione Puglia, Associazione DUC Ruvo di Puglia, Pro Loco UNPLI Ruvo Di Puglia, ASCOM Ruvo Di Puglia, Comitato Feste Patronali, GiovanIdee Forum, Ruvo Solidale, La Capagrossa Coworking. Ideazione, direzione artistica e produzione: Vittorio Palumbo.
#LaMaraviglia #luciesuonidartista2018
*Mi chiamo Giovanna, sono un’archeologa e vivo in Puglia. Mi occupo di divulgazione e didattica archeologiche per i bambini. Sono una delle fondatrici e curatrici del blog ArcheoKids, che racconta la storia antica e l’archeologia ai più piccoli. Tra i sogni da realizzare ce n’è uno a cui tengo particolarmente: diventare la responsabile dei servizi educativi di un museo archeologico nazionale. Nel frattempo, faccio tante cose (tra cui insegnare in una scuola media e collaborare all’allestimento del Museo Archeologico di Santa Scolastica a Bari) e leggo tanti libri per l’infanzia.