Inseguendo Cassandra

[di Enrica Carini e Fabrizio Montecchi]

Con tristezza indovino negli occhi del profeta

una medaglia che si rovescia al tocco dell’uomo.

[Amelia Rosselli]

...per questo mio fragilissimo pensare.

[Amelia Rosselli]

«E allora questa nostra epoca, così fiera della propria consapevolezza, verrà definita l’epoca della Grande Cecità.»

[Amitav Ghosh]

È inseguendo Cassandra attraverso la tempesta del mito che siamo naufragati sulle coste della tragedia fino ad affrontare un lungo avanzare di ritorno verso questo nostro presente.

Ormai più di due anni fa siamo partiti a lavorare ad un progetto di scrittura drammaturgica per dar voce ad una “nostra” Cassandra. Con nient’altro che il suo nome stretto nelle palme delle mani abbiamo iniziato il nostro viaggio rivolgendo lo sguardo a est, al provenire del sole e della civiltà a cui apparteniamo, alle radici del mito che ancora custodiscono l’essenza del saper essere umani, alle scogliere coperte di elicriso e sferzate dal vento, alle alture ombreggiate dai pini di Aleppo, al grigio lupo che le abita, per approdare poi alle coste del nostro presente e alla tragedia quotidiana e inascoltata che stiamo vivendo.

Copertina del quaderno di appunti di Enrica, ricamo a rovescio “per questo mio fragilissimo pensare” e immagine di Sarah Moon, Inverno a Reggio Emilia.

Quando la casa brucia non lasciarmi in pace

non lasciare che la cenere soffochi questo mio corpo

di brace. Chiama per nome la bambina stesa nell’elicriso, desidera

che la pelle bruci, la voce rimetta, la parola riveli, invoca

del lupo l’ombra, tesa sull’abisso della speranza, e sola conduci

al destino dell’anima lo sguardo.

Ricamo a nodi di filo d’oro su cianotipia impressionata su lino antico, parole tratte dall’Orestea di Euripide, di Enrica Carini.

Per questo a pochi giorni dal debutto di Cassandra (una produzione Teatro Gioco Vita, che ci attende giovedì 30 giugno al teatro Diego Fabbri di Forlì in occasione del festival Colpi di Scena) vogliamo provare a ripercorrere qui alcune tappe del viaggio che abbiamo compiuto alla ricerca della sua figura e di una nostra capacità di vedere e dire attraverso la sua ombra e la sua voce quello che, parafrasando Amitav Ghosh, dovrebbe essere la principale preoccupazione degli scrittori e dei teatranti, aggiungiamo noi, di tutto il mondo: il cambiamento climatico e ciò che questo rappresenta per la nostra umanità.

Un viaggio in cui il desiderio più profondo è stato quello di provare a restituire a Cassandra e a noi stessi la capacità di essere umani, sperare e avere cura dell’esistenza. «Ho per voi l’amore più sorpreso che si possa immaginare», scriveva Amelia Rosselli, ed è proprio per questa esistenza umana e non umana a cui apparteniamo che anche noi abbiamo deciso di sporcarci le mani di inchiostro e assumerci la responsabilità di scrivere questo testo.

Pagina di quaderno di appunti di Enrica Carini. Foto di Luigi Bonelli – antica torre su una scogliera di elicriso – poesia di Amelia Rosselli.

Cassandra è un sostantivo femminile, un nome proprio di una bambina prima e di una giovane poi, che rende improvvisamente vivo un destino.

Cassandra è una figura sulla soglia che disegna una porta per entrare nell'ombra, eternamente in equilibrio su una sottile corda, intrecciata di luce e destino, tesa sopra all'abisso della speranza.

Cassandra è uno sguardo che in ogni presente rivela agli esseri umani quello che nascondono a loro stessi accecando la vista con la luce del potere e del progresso: la fine della nostra civiltà.

Cassandra e le sue parole, disegno di Nicoletta Garioni, testo poetico di Enrica Carini.

Cassandra è un’adolescente. Scrive poesie, non conosce altro modo per esternare il dolore che prova verso ciò che vede accadere intorno a lei. Non vuole assumere su di sé la responsabilità di dire ciò che vede perché vorrebbe essere solo come gli altri ma, dentro di lei, sa che questo non è possibile.

Cassandra, bozzetto per studio del personaggio e delle sagome di Nicoletta Garioni.

Arisbe è una anziana donna ormai cieca, poeta a sua volta, che accompagna Cassandra sull’impervio sentiero della sua vocazione. È lei che sostiene Cassandra nell’unica cosa che può e deve fare: dire agli uomini quello che non vogliono vedere.

L’elicriso è un fiore povero, dagli steli grigio bianchi con foglie sottili e piccoli fiori giallo oro dal profumo inebriante che si sparge nell’aria specialmente sulle scogliere esposte al sole e battute dal vento. Pure essendo un semplice arbusto perenne è sacro al sole, alla luce, ai riti del fuoco e all’eternità fin da tempi remoti [dal greco ἥλιος hélios (sole) χρυσόϛ chrysós (oro)].

Elicriso, foto di Enrica Carini.

Il Lupo è il non-umano, l’anima selvatica e salvatica che l’umanità ha smarrito e che Cassandra ancora vede e insegue nel sole e nei sogni esattamente come quando era solo una bambina. La figura del lupo richiama l’epiteto di Apollo, animale a lui sacro, e la vicinanza con la parola greca luce, ma anche tutte le trasformazioni che ha attraversato nei secoli, specialmente negli impervi territori della fiaba.

Cassandra e il Lupo, bozzetto per studio dei personaggi e delle sagome di Nicoletta Garioni.

Non siamo certo i primi a rimanere folgorati, e nello stesso tempo turbati, dal personaggio di Cassandra. Ogni volta che una civiltà mette in pericolo la propria esistenza, come noi oggi, Cassandra riemerge dalle pieghe del mito e della storia e ci lascia attoniti davanti alle apocalittiche accuse che ci rivolge. Eppure, nonostante l’inquietudine che le sue parole ci provocano, Cassandra ci appare sempre lontana, difficile da credere fino in fondo, chiusa nel ruolo di allucinato profeta che il mito le ha assegnato. Ma sebbene ci risulti sfuggente e quasi irraggiungibile, Cassandra è umana, presente e viva come noi e come noi fragile, abitata dall'incertezza e desiderosa di speranza.

Per questo abbiamo cercato di andare il più possibile vicino a lei o, potremmo meglio dire, di portarla il più possibile vicino a noi. Chi richiama l’intera umanità a fare ogni cosa possibile perché la sua civiltà possa sopravvivere, non è la giovane che vaticina sulle mura di una Troia assediata dal nemico ma una ragazza che non può assistere al devastante processo di estinzione in atto senza assumersi il ruolo di “testimone”. La nostra Cassandra non ha straordinarie capacità predittive ma, per quel suo umanissimo e fragilissimo pensare, riesce a vedere quanto basta nel presente. Perché è nella lunga sequenza di catastrofi senza fine a cui assiste che Cassandra vede un futuro senza speranza. E vede che questo è il frutto delle folli azioni di quella specie umana a cui lei stessa sente di appartenere e di amare ma che, proprio per questo, non può capire e giustificare. «Perché non vedono sé stessi e il mondo intorno a noi crollare?» si domanda allibita Cassandra e nel farlo si rivolge a tutti noi e ci incita a essere, come lei, testimoni, perché la cosa più importante è essere umani, sperare e avere cura dell’esistenza che dalle ceneri torna a germogliare, in ogni lingua, in ogni luogo, fino alla fine.

Pagine di appunti del quaderno di Enrica. Immagini: Ettore Sottsass, Metafore, statua di Apollo e statua di Lupo (Galleria degli Uffizi), scogliere di Elicriso (foto di Luigi Bonelli).

Molteplici sono state le letture e gli studi che hanno accompagnato il nostro inseguire Cassandra, ma le parole che hanno iniziato ad animare fin da subito la volontà di restituire umanità e fragilità alla profetessa e renderla presente e viva a noi sono state quelle di Amelia Rosselli «... per questo mio fragilissimo pensare» per la capacità di farsi portatrice poetica, e quelle di Greta Thunberg per la capacità di farsi portatrice sociale, di un vedere iper-reale.

Amelia Rosselli non vaticinava ma sapeva dire la vita e il mondo come pochi altri hanno saputo fare, sapeva lasciare che l’amore attraversasse tutta la sua opera, sapeva appartenere, avere cura dell’esistenza anche nella reclusione, sapeva essere parte viva e animata di questa nostra ultima specie umana. Così è anche per Greta Thunberg che non lancia malaugurati presagi ma con le sue dure e determinate parole («Io non voglio la vostra speranza. Voglio che siate in preda al panico. Voglio che agiate come se la nostra casa fosse in fiamme. Perché lo è.») cerca di richiamare l’umanità intera al desiderio di sopravvivenza.

Bibliografia in ordine sparso dei testi che ci hanno accompagnato alla ricerca della figura d’ombra e della voce di Cassandra, di Arisbe, del Lupo, e di ogni cosa in questo lavoro. Dobbiamo moltissimo a ogni autore, e questo è un piccolissimo grazie.

Non bisognerebbe parlare d’altro che di cambiamento climatico e degli effetti devastanti che sta avendo sul nostro pianeta Terra. Non bisognerebbe parlare d’altro perché è necessario dire incessantemente a tutti a una situazione che è già di piena emergenza. Ce ne siamo resi conto ancora di più andando per le classi delle scuole superiori a leggere il nostro testo. L’impressione è che ci sia così poca consapevolezza degli effetti devastanti prodotti dal cambiamento climatico che risulti molto difficile per una parte ancora troppo grande di ragazzi, specialmente nella provincia italiana come quella in cui viviamo e ci confrontiamo noi, associarlo alle catastrofi senza fine di cui parla Cassandra. Non bisognerebbe parlare d’altro anche tra noi adulti perché siamo prima di tutto noi a non voler accettare e non voler sentirci responsabili del disastro che abbiamo causato. Motiviamo e difendiamo i nostri folli atti in quanto è su questo che si fonda la nostra civiltà. Nessuno, dunque, ha il diritto di disprezzare quello che facciamo perché lo abbiamo fatto, lo facciamo e continueremo a farlo solo per il nostro bene. Difficile rompere questo scudo protettivo, penetrare questa spessa difesa fatta di giustificazioni aprioristiche che non hanno nessun vero fondamento. Ogni Cassandra prova a farlo testimoniando. Ascoltiamola. E facciamo in modo di essere anche noi, come loro, il desiderio di speranza di questa nostra umanità.

Cassandra, disegno di Nicoletta Garioni.


Prima nazionale: giovedì 30 giugno ore 18:30 Teatro Diego Fabbri, Forlì, festival Colpi di Scena.

Una produzione Teatro Gioco Vita

CASSANDRA - Perché non vedono il mondo intorno a noi crollare?

Di Enrica Carini e Fabrizio Montecchi

Con Letizia Bravi e Barbara Eforo

Testo: Enrica Carini

Regia e scene: Fabrizio Montecchi

Disegni e sagome: Nicoletta Garioni

Musiche: Paolo Codognola

Costumi: Tania Fedeli

Luci: Anna Adorno

Voci registrate: Letizia Bravi e Tiziano Ferrari

Realizzazione sagome: Nicoletta Garioni, Federica Ferrari, Gabriele Genova

Realizzazione scene: Giovanni Mutti ed Erilù Ghidotti