Le crisalidi di Chiara Carrer


Nonostante le donne artiste siano entrate a far parte delmainstream artistico da più di un secolo, èaltrettanto vero che ancora rimane una certa resistenza a riconoscereuna specificità esclusivamente femminile, che di solito è definitacome secondaria rispetto all’arte maschile. Non perché essere unadonna artista implichi automaticamente un preciso modo espressivo,ma perché gli stereotipi del femminile, creati dagli uomini, hannoimpedito alle donne di creare un’arte pari a quella maschile,dichiarando esplicitamente la propria posizione rispetto alla Storiae alla Società, creata e interpretata sempre da uomini.
Ilcorpus artistico che costituisce la cosiddettatradizione si configura come storia di un pensiero maschile nonsolo per la quasi totale assenza di opere artistiche delle donne,ma ancor prima, perché tendenzialmente dominato dalle forme dirappresentazione di un io maschile che ha definito l’universolinguistico e artistico, che ha codificato la scala dei valori, che hacostruito, sulle valenze del proprio desiderio e della propria culturastorica le immagini stesse di femminile.


Nelle ultime opere di Chiara Carrer si può riconoscere unnuovo approccio all’arte femminile perché non solo nella narrazioneed espressività dei suoi disegni, ma anche nell’eleganza dellelinee si riconosce un’estetica sovversiva tutta femminile. C’èqualcosa che stupisce e nello stesso tempo disturba lo spettatore neisuoi ultimi disegni smaglianti: l’angoscia di solitudine (anche semolto voluta), il desiderio di essere lasciata per sempre in pacee da sola nelle capsule e larve, per proteggersi eternamente dallenuove ferite e dolori.
Una specie di riconciliazione conil proprio stato di isolamento eterno, un desiderio ultimativo diseppellire se stessa viva. I disegni di Chiara Carrer mi ricordano laparte femminile nelle guerre dei nostri giorni, dove sempre le donnesono sia le vittime sia le profughe, oppure una specie di Antigonipostmoderne (perché ci sarà sempre qualche uomo da seppelliree da compiangere dopo le guerre).

Tramiteil mito di Antigone si chiarisce la via sia per approfondireun’interpretazione della tradizione patriarcale sia per elaborareuna logica o una dialettica al femminile che ha permesso alle donnedi entrare in relazione con gli uomini senza rinunciare alla lorosoggettività. Non solo in Antigone, ma anche in altre grandi operedell’arte compare questo binomio fondamentale, che si trova nelparadosso del linguaggio stesso. Le radici di questo dialogo impossibiletra uomini e donne si trovano nella scoperta che gli esseri umani, purusando lo “stesso linguaggio” possono significare le cose in modocompletamente diverso, anzi inconciliabile.

Per esempio,quando nel 1938 Virginia Woolf pubblicò il suo saggio antimilitarista, Le tre Ghinee,in forma di risposta tardiva, alla lettera di un amico avvocato,che gli chiedeva: “Secondo te come si può fermare la guerra?”,lei rispose che il dialogo tra loro due era impossibile, nonostanteappartenessero alla stessa classe, perché l’lui era un uomo,mentre lei una donna. Woolf ha puntato alla vecchia dicotomiache la guerra è il gioco dell’uomo e se questo gioco avesse ungenere, sarebbe quello maschile, escludendo in tutto la donna e ilfemminile.
Comunque, se secondo Hegel la legge umana è lalegge dell’uomo, essendo conosciuta, pubblica, visibile universale eregola lo stato, allora la legge divina è la legge della donna, e fraqueste due leggi si produce un incontro conflittuale a livello storico(Derrida). I disegni di Chiara Carrer ci raccontano proprio questo:cosa succede alle donne dopo le guerre (anche se solo tra generi);dopo i riti funebri, quando hanno restituito i loro morti alla terra;e un attimo prima dell’eterna pace.

crisalidi 
di chiara carrer

si stringonoin se stesse
rannicchiate
appartate nel rifugio
dei loro sentimenti
ritirate nel corpo
nascoste
nel proprio angolo oscuro
celate
agli sguardi altrui

nell’anfrattooscuro
filano l’involucro
di cui prendonola forma
si avvolgono
cristallizzate
nella notte
e si dispiegano
allaluce

Lamostra Crisalidi di Chiara Carrer, a cura diLjuba Jovicevic e Ana Laznibat, inaugura a Roma, l'8 marzo, alleore 19, presso l'Associazione culturale Atelier, via Panisperna,236 (Rione Monti. Fermata Cavour Metro B). Sarà visibile fino al 6aprile, dal mercoledì al sabato, dalle 18 alle 20, oppure lunedìe festivi su appuntamento.
Tel.  064740566 /3284249215
mail: atelierinforma@gmail.com