Il libro nasce da una trasmissione radiofonica della BBCaffidata a MacGregor che, in 100 puntate diun quarto d'ora l'una, si è impegnato a raccontare un pezzodi storia dell'umanità, dalle origini ai giorni nostri,attraverso 100 oggetti da lui scelti, nelle collezioni delBritish.
Un'idea splendida che, infatti, è diventata uno splendido libro,magnificamente illustrato e meravigliosamente scritto. Recentementequi ho recensito un libro che in qualche modo somiglia a questo: Il libro deisimboli. L'idea, in entrambi i casi, èquella di esplorare la dimensione della cultura umana, neltempo e nello spazio, attraverso le sue espressioni materialie più immaginifiche: dipinti, sculture, oggetti, manufatti.
Scacchidi origine norvegese. Lewis, Scozia, 1150-1200d.C. |
In entrambi i casi, il risultato, benché si tratti di dueapprocci molto diversi, e in modi diversi scientificamente eintellettualmente solidissimi, è quella di un'opera davverosegnata da eccezionalità, per la bellezza e l'interessesia dei testi sia delle immagini. E, detto questo, la piantolì. Vi riporto, invece, un brano tratto dal paragrafoL'ineludibile poesia delle cose, dell'introduzione diNeil MacGregor che, sono certa, vi conquisterà.
Un'ultimacosa. Perché recensire un libro del genere in un blog comequesto, legato ai libri per ragazzi e alla cultura che liproduce?
Perché dovremmo sempre tener presente il valoreche ha la cultura materiale e la qualità delle sue espressioni e deisuoi significati nelle nostre vite, poiché è anche e soprattuttoattraverso le sue manifestazioni che i bambini giorno dopo giornoassorbono quello che è lo spirito dei luoghi e dei tempi. Sta agliadulti imparare a leggere quello che li circonda, per discernere,capire, imparare. La pratica della lettura si apprende dai libri, masi estende a tutto quello che ci circonda: le immagini, gli oggetti,le cose. Impariamo a farlo noi, per insegnare a farlo ai bambini. Ilprofessor MacGregor è uno di quegli insegnanti di cui non si può farea meno, per la capacità di associare una conoscenza rigorosa, a unosguardo profondamente poetico, affettuoso, curioso e umano. (gz)
Se si vuole raccontare la storia del mondointero, una storia che non privilegi indebitamente una sola partedell'umanità, non ci si può servire soltanto dei testi, perchéuna larga fetta della popolazione mondiale, per lungo tempo, non neha prodotti.
La scritturaè una delle conquiste più tarde dell'umanità, e molte societàalfabetizzate hanno continuato a registrare i propri interessi e leproprie aspirazioni non solo per iscritto, ma anche attraverso glioggetti.
In teoria, una storia dovrebbemettere insieme testi e oggetti, e alcuni capitoli di questo libroriescono alla perfezione nell'intento, mentre in molti altri èsemplicemente impossibile. L'esempio più chiaro di questa assimmetriafra storia scritta e non scritta è il primo incontro, a Botany Bay, frala spedizione del capitano Cook e gli aborigeni australiani (capitolo89).
Di quellagiornata abbiamo, da parte inglese, resoconti scientifici e il diariodi bordo del capitano; da parte australiana, soltanto uno scudo di legnoperso da un uomo in fuga, dopo aver sentito per la prima volta un colpod'arma da fuoco. Se vogliamo ricostruire cosa accadde realmente quelgiorno, lo scudo va interrogato e interpretato con altrettanto rigore deiresoconti scritti.
Al problema delle reciproche incomprensioni,si aggiungono le distorsioni deliberate o accidentali. Come sappiamo,la storia la scrivono i vincitori, specie quando sono gli unici in gradodi farlo. I vinti, le società conquistate o distrutte, spesso hanno adisposizione solo gli oggetti per fornire la propria versione. Graziea i loro manufatti, i taino dei Caraibi, gli aborigeni australiani, lapopolazione africana del Benin e gli inca – tutti presenti in questolibro – possono finalmente parlarci: una storia raccontata in questomodo restituisce loro la voce.
Statuettadegli amanti di Ain Shakri. Betlemme, 9000a.C. |
Nel contatto fra società alfabetizzate e non alfabetizzate, tutti i resoconti di prima mano sono inevitabilementedistorti, espressione di un solo interlocutore: se vogliamo sentirel'altra campana, dobbiamo leggere anche gli oggetti.
Certo, è più facile a dirsi che a farsi. Scrivere lastoria a partire dai testi è un processo familiare e, ad assistercinello studio dei documenti intervengono secoli di apparati critici, daiquali abbiamo imparato a giudicare la franchezza, le mistificazioni, gliespedienti.
Congli oggetti abbiamo, sì, competenze strutturate – archeologiche,scientifiche, antropolgiche – che ci consentono di porre domandecruciali, ma poi serve un notevole slancio di fantasia per restituire ilmanufatto alla sua vita precedente e per insaturare con esso un rapportogeneroso e poetico, che ci consenta di carpirgli tutte le informazioniche è in grado di offrire. Frai tanti oggetti da lui collezionati, c'era un disco di giada obi (capitolo 90), molto simile a quelli trovatinelle tombe della dinastia Zhang intorno al 1500 a.C. Per quanto illoro uso sia a tutt'oggi sconosciuto, è innegabile che si trattidi oggetti di squisita fattura, segno di una condizione socialeelevata. Ammirando la bizzarra eleganza del bi,l'imperatore Qianlong cominciò a domandarsi a cosa servisse,con un approccio erudito e al contempo basato sull'immaginazione:comprese che il disco era molto amtico e passò in rassegna tuttigli oggetti che gli si potevano generalmente paragonare, senza peròrisolvere il mistero. Nonostantel'imperatore Qianlong sia giunto alla conclusione sbagliata, confessodi ammirare il suo metodo. Pensare al passato o a un mondoremoto attraverso le cose è sempre un processo di ri-creazionepoetica. Non potendo consocere tutto con certezza, dobbiamo trovarenuove strade per sopperire ai nostri limiti: in fin dei conti, glioggetti sono stati creati da persone come noi e pertanto non dovrebbeessere poi così difficile indovinare a quale scopo fossero statirealizzati. È una strategia utile in moltissime circostanze, percapire non solo il passato, ma anche il presente. Per comprendere glialtri serve uno sforzo titanico di immaginazione poetica combinatacon una rigorosa conoscenza. L'imperatoreQianlong non è l'unico poeta di questa storia. Le parole di Shelleynon ci spiegano come fu realizzata la statua di Ramses II – il suoOzymandias -, ma ci dicono moltissimo del fascino che la caduta degliimperi esercitava agli inizia del diciannovesimo secolo. Nella grandiosanave funeraria di Sutton Hoo (capitolo 47) i poeti al lavoro sonoben due: il racconto epico di Beowulf rivive nella realtà storica,mentre l'evocazione dell'elmo del guerriero da parte di SeamusHeaney conferisce una immediata attualità a questo celebre pezzodi armatura anglosassone. Una storia attraverso gli oggetti sarebbeimpossibile senza i poeti. (gz)
Per scoprire qualcosa su certeciviltà, questa è l'unica strada percorribile. […]
Simili atti interpretativi basati sull'immaginazionesono essenziali in qualsiasi storia narrata attraverso gli oggetti. Losapevano bene i fondatori del British Museum, per i quali il recuperodelle civiltà antiche era un presupposto essenziale per la comprensionedella nostra comune umanità: un impegno a cui i collezionisti e glieruditi dell'Illuminismo cpontribuirono con un approccio scientificounico e una rara capacità di ricostruzione poetica. La stessa impresaveniva realizzata, sempre a metà del dicottesimo secolo, all'altrocapo del mondo, in Cina, dove l'imperatore Qianlong, contemporaneo diGiorgio III, era impegnato a raccogliere, collezionare, classificare,catalogare ed esplorare il passato attraverso la compilazionedi dizionari ed enciclopedie e la narrazione scritta di quantoaveva scoperto, allo stesso identico modo di un aristocraticodotto europeo del diciottesimo secolo.
Poi,come spesso faceva, scrisse una poesia e – per lo stupore di noimoderni – la fece incidere su quell'oggetto tanto prezioso. Neisuoi versi, giunse alla conclusione che il bi era stato creato conl'intenzione di farne un portaciotola, e dichiarò che pertanto anchelui vi avrebbe posato sopra una ciotola.