E siamo alla penultima novità dell'autunno 2020. Si tratta del nuovo albo di Mariachiara Di Giorgio: A mezzanotte che dopo Professione coccodrillo torna a stupirci con una storia molto, molto silenziosa sul rapporto fra mondo animale e mondo umano.
[di Giovanna Zoboli]
La copertina di A mezzanotte, di Gideon Sterer e Mariachiara Di Giorgio.
Mezzanotte – si legge nella quarta di copertina di A mezzanotte, nuovo silent book di Mariachiara Di Giorgio in coppia con Gideon Sterer – è l’ora in cui rintoccano il mistero e la magia. Per esempio, può accadere che il bosco e il buio risplendano di strane luci. Che il silenzio si riempia di fruscii e suoni mai sentiti. Che i cuori prendano a battere un po’ più forte e gli occhi a incantarsi. Che il mondo degli esseri umani e quello degli animali si incontrino.
Sono le uniche parole che incontrerete in queste pagine, se non si contano (ma sarebbe sbagliato non considerarle), quelle delle insegne luminose del luna park che, come un’astronave, piomba nel cuore del bosco protagonista di questo albo. Un albo popolato da una fauna esuberante e curiosa, decisa a conoscere quella deliziosa novità costituita dalle irresistibili, chiassose, colorate e profumate strumentazioni architettate dagli umani per il proprio sollazzo. Come andrà a finire la vicenda, naturalmente, non lo rivelo. Una piccola, delicata, poetica sorpresa suggella questa storia che viene da oltreoceano.
Ma cominciamo da un po’ più lontano. Dopo il successo di Professione coccodrillo, Mariachiara e io ci mettemmo a pensare a un altro possibile silent book. Ci era piaciuto fare quel primo libro insieme e ci sembrava bello poter replicare l’esperienza positiva. Tuttavia, come è noto, le buone idee non vengono a comando. Come sia nato Professione coccodrillo l’ho scritto in questo blog: era un’idea forte, venuta per improvvisa ispirazione guardando un disegno di Francesca Ghermandi. Dopo di che l’idea aveva girovagato un bel po’ di anni prima di incontrare la mano giusta di Mariachiara.
Alla ricerca di un’idea altrettanto forte e convincente - replicare l’esperienza per farne un sequel pallido e pretestuoso non era il nostro scopo -, quando mi sono accorta che tardava a venire, ho lasciato perdere e sono passata ad altro. Mentre ci riflettevo su, in mezzo a tanti possibili spunti narrativi, però mi era venuto in mente un racconto notturno, con un guardiano che entrava in un luogo ai confini con la campagna, una specie di grande magazzino chiuso, e degli animali che ci spiavano dentro. Ma non era niente di abbastanza preciso, più un’atmosfera che altro. Volevo una storia che fosse il contrario del coccodrillo, ma la riprendesse: nel coccodrillo la natura animale, mimetizzata con l’umano, svela, alla fine, se stessa; in questo pensavo alla natura che si impadronisce di un luogo umano. Credo, fra l’altro, di non averne parlato nemmeno a Mariachiara, data la poca chiarezza dell’idea.
Poi passarono dei mesi e un giorno Mariachiara mi informò che stava facendo un silent su commissione di un editore americano. Aveva ricevuto il soggetto da un giovane autore di libri per ragazzi, Gideon Sterer, e aveva cominciato a lavorarci. Un pochino ne fui gelosa, lo ammetto, si sa come sono gli editori e si sa come sono gli scrittori. Ma, insomma, non era proprio il caso di farla troppo lunga. E poi in questo modo avremmo potuto avere un bel silent di Mariachiara da pubblicare, e questo era ciò che contava. Certo però non mi aspettavo, proprio non mi aspettavo che la storia di A mezzanotte fosse così affine a quell’idea vaga che mi era venuta. Ma ci sono coincidenze davvero straordinarie, idee simili che germogliano in teste diverse. La cosa incredibile è che nella mini biografia che Gideon Sterer ha messo nel proprio sito, si trova traccia della matrice che ha generato A mezzanotte: «Gideon Sterer è cresciuto nei boschi dello Stato di New York. Non troppo lontano da lì, i suoi genitori possedevano un piccolo zoo che frequentava fuori orario, e faceva uscire gli animali. Attualmente vive a Los Angeles … Gli piacciono i luoghi liminali dove i mondi si fondono.» Praticamente in queste poche righe sta tutto il senso e la storia di A mezzanotte, e persino l’atmosfera che avevo immaginato confusamente io. Se i genitori di Gideon Sterer avevano uno zoo, sicuramente Professione coccodrillo avrà colpito la sua fantasia, ho pensato io (che sono stata frequentatrice fanatica di zoo, da bambina), quando ho letto questa mini autobiografia. In questo senso, credo che i due libri abbiamo dei legami. A volte ci sono storie che sono nell’aria e il loro unico scopo è trovare il migliore interprete.
A mezzanotte è un racconto delizioso e sapiente, che sotto un’apparente semplicità di trama, quasi una non trama, racconta di sottili nessi fra il mondo dei bambini e quello degli animali, di un antico patto che la letteratura per ragazzi ha stretto fra il mondo animale e quello dell’infanzia, un patto per cui i bambini sanno che gli animali fanno, nelle storie, proprio quello che farebbero loro, se fossero animali e abitassero in un libro, poiché è molto bello, molto avventuroso e misterioso e dà un brivido di eccitazione immaginare di essere libero come un animale sotto un cielo pieno di stelle. A mezzanotte racconta anche di tante soglie: quella fra il mistero della notte e il mondo delle luci umane, quella fra lo spazio naturale e quello urbano, quella fra la libertà e le regole, quella fra l’età adulta e l’età infantile, quella fra il rumore e il silenzio, il tempo della festa e quello della solitudine, la realtà e l’immaginazione.
Mariachiara Di Giorgio si conferma la disegnatrice di strepitosa bravura che abbiamo conosciuto in Professione coccodrillo, oltre che in altri albi. Abilissima creatrice di atmosfere, di personaggi, di movimenti psicologici complessi resi attraverso gesti, sguardi, posture, descritti con millimetrica precisione. Una narratrice in grado di rendere la profonda quiete di un bosco immerso nell’oscurità della notte e, insieme, la scatenata discesa di un affollato vagoncino lanciato a tutta velocità sulle montagne russe. Una raffinata interprete, capace di cogliere quelle metamorfosi, invisibili ai più, che si compiono, per usare le parole precise di Sterer, in quei luoghi liminali dove i mondi si fondono. Infine, diciamolo: non sono molti gli illustratori capaci di risolvere le difficoltà narrative che presenta un libro senza parole. Ancora meno sono quelli che sanno farlo con la perizia di Mariachiara, articolando sequenze fluide che scorrono senza inceppi, salti o incoerenze: la sua lunga frequentazione e il suo apprendistato nel cinema come storyborder saltano agli occhi.
Come accade in molte storie silenziose, anche qui a fare la parte del leone sono il mistero, l’avventura dell’invisibile e dell’indicibile, calati in una storia che piacerà molto ai bambini, per l’allegria e la bellezza delle luci e della festa, ma anche del mondo naturale e degli animali, discreti e attenti osservatori, capaci di piena gioia. Sicuramente troverete nei vostri bambini le parole più adatte per farvi raccontare tutto questo, con una ricchezza di dettagli e di invenzioni che, come al solito, non mancherà di lasciarvi stupiti.
Tutte le illustrazioni di questo post sono tratte da A mezzanotte.