Nel nero, l'inizio

 

[di Francesca Chessa]

 

Il nero viene collegato alla notte, alla violenza, al destino. Le streghe e le fate cattive sono nere, i cattivi dei film sono solitamente vestiti di nero così come gli eroi che sembrano cattivi, ma che in realtà non lo sono, come Batman e Zorro.

A Wassily Kandinsky il nero fece subito un’ impressione negativa. In una breve autobiografia lui stesso scrisse “Ero ancora piccolissimo quando dipinsi ad acquerello un cavallo color ocra con la criniera chiara (…) Pensavo che se avessi fatto gli zoccoli perfettamente neri, avrei ottenuto sicuramente un buon risultato. (…) fu un attimo, e gli zoccoli del cavallo si trasformarono in quattro odiose rivoltanti macchie nere, del tutto estranee alla carta (…) In seguito capii bene il timore degli impressionisti per il nero e ancora più tardi provai una vera angoscia ogni volta che dovevo mettere su una tela del nero puro.” (1)

Qualche tempo dopo nel suo libro Lo spirituale dell’arte scrisse ancora che  “il nero è qualcosa di spento, come un rogo arso completamente. È qualcosa di immobile, come un cadavere che non conosce più gli eventi e lascia che tutto scivoli via da sé”. (2)

Bisogna ricordare che Kandinsky parlava dei colori collegandoli ad esperienze sensoriali. Era dotato di quella rara capacità di percepire stimoli come impulsi in grado di sollecitare un senso diverso da quello iniziale. Si parla di sinestesia quando si riesce a sentire l’odore delle parole, il suono dei colori, i colori dei suoni, il sapore delle forme, ecc. Come viene riportato da Luzzatto e Pompas (3) esistono per ogni colore delle corrispondenze significative. Al colore nero attraverso l’udito viene collegato un suono sordo, attraverso l’olfatto un odore combusto, attraverso il gusto un sapore amaro, attraverso il tatto una sensazione di compattezza e come sensazione di spazialità un che di compresso.

 

Il nero per alcuni è collegato alla morte, non per nulla è il colore del lutto in Occidente ma, come ricorda Michel Pastoureau nel suo libro che ha proprio come protagonista questo colore : “In principio era il nero”. Secondo la Genesi prima che Dio creasse la luce tutto era pervaso da questo colore primordiale. Lo spazio vuoto antecedente al Big Bang si pensa potesse essere nero. Nera è la prospettiva del feto con gli occhi chiusi. Arthur Rimbaud nel suo sonetto dedicato alle vocali, Voyelles, assegnò a ciascuna di esse un colore: “A noir, E blanc, I rouge, U vert, O bleu (…)” . La maggior parte della critica pensa che il collegamento tra lettera e colore sia puramente arbitrario. Ma per Rimbaud la A è nera. È il colore del principio. (4) Robert Fludd, medico alchimista astrologo, vissuto a cavallo del sedicesimo e diciassettesimo secolo in Gran Bretagna, nel primo volume di una sua opera su natura e cosmo descrive una figura quadrangolare color nero opaco racchiusa da un bordo bianco: è l’immagine di come Fludd si figurava il caos primigenio che esisteva prima della creazione del mondo. (5)

Ma di quale nero stiamo parlando? Prova a spiegarlo Ettore Sottsass, architetto, designer e fotografo italiano: "...ero a Tokyo, e un giorno avevo deciso di comprarmi uno di quei mattoncini per fare l'inchiostro nero, quello che noi chiamiamo "di china", che i calligrafi e anche i pittori giapponesi usavano e usano e con il quale lavorano. Ho chiesto al molto amato e molto sapiente amico Shiro Kuramata se aveva l'indirizzo di un negozio dove comprare il mattoncino, e lui me lo ha dato. Era un negozietto piccolo, antico, con le pareti coperte da innumerevoli cassettini di legno, scuro di vecchiaia. Il signore al banco era anche lui molto antico, sorridente. Gli ho detto nel mio impossibile inglese che avrei voluto comprare un mattoncino "nero". Lungo silenzio del signore molto antico.

"Che nero?" E' stata la sua risposta. (…) La domanda di quel sorridente antico signore giapponese che viveva in mezzo ad innumerevoli neri non lasciava spazio: " non c'è il nero" esistono innumerevoli neri. Di quale nero parliamo? Vogliamo parlare del nero? " (6)

Secondo Eva Heller si conoscono 50 tipi di nero (7) e alcuni di questi hanno nomi evocativi come il nero di vite, il nero di mummia, il nero ossidiana. Il nero di vite, pigmento pittorico noto già ai Greci, veniva prodotto carbonizzando i tralci di vite. Miscelato ai bianchi  questo particolare nero ha la capacità di creare grigi neutri e molto stabili. Il pittore Jan Vermeer lo impiegò negli effetti chiaro scuri dell’abito della donna che legge una lettera davanti alla finestra.

Il Nero o Bruno di Mummia veniva ricavato dalla triturazione e dalla riduzione in polvere di mummie egiziane. Ma "ci sono numerose testimonianze sul commercio di mummie improvvisate ottenute a partire dai cadaveri di schiavi e criminali". Pare che  Tintoretto impreziosisse le tele con questo particolare colore di cui amava le particolari sfumature. Questo pigmento iniziò ad essere usato ad inizio del XII secolo fino al Novecento. (8)

L’ossidiana è un vetro vulcanico che si forma quando la lava appena eruttata dalla crosta terrestre entra in contatto con il ghiaccio o la neve, e dunque si raffredda molto rapidamente (9) Generalmente è nera, tanto che in sardo è chiamata “sa pedra crobina” letteralmente “la roccia nera come il corvo.

Tra  neri più neri come non citare uno tra i  materiali più scuri al mondo: il Vantablack,  un materiale che assorbe fino al 99,965% delle radiazioni visibili. Nel febbraio del 2016 l’artista Anish Kapoor ha acquisito i diritti esclusivi per il suo utilizzo nelle sue opere, scatenando diverse polemiche. Il Vantablack assorbe quasi tutta la luce, eliminando qualsiasi percezione di profondità e creando superfici che sembrano voragini nello spazio. Alcuni animali hanno sviluppato un "nero super assorbente" simile al Vantablack. Alcune specie di uccelli del paradiso (come il Lophorina superba) per esempio, hanno piume che assorbono fino al 99,95% della luce visibile.

Questo nero profondo crea un contrasto estremo con i colori brillanti delle loro piume iridescenti, rendendo le loro danze di corteggiamento ancora più spettacolari. È come se la natura avesse inventato il design perfetto per attirare l'attenzione. Sarebbe piaciuto questo nero a Coco Chanel che pare abbia affermato: “Quando troverò un colore più scuro del nero l'indosserò, fino ad allora vestirò di nero". (10)

Anche Joan Miró pittore, scultore e ceramista spagnolo, era ossessionato dal colore nero e scriveva  “Non esiste altro colore con così tante qualità e sfumature. E’ il paradiso della pittura. E’ l’inizio della fine.“ Kazimir Malevič lo utilizzava come simbolo di rottura con le convenzioni tradizionali: il suo Quadrato nero su fondo bianco del 1915, apparentemente semplice, era in realtà una dichiarazione filosofica sul minimalismo e sull’idea che il nero rappresentasse il “grado zero” dell’arte, il punto di partenza per l’astrazione totale.

Nell’arte orientale, soprattutto nella pittura cinese e giapponese, il nero ha un ruolo preponderante: come aveva compreso Sottsass scoprendo la produzione di molteplici qualità di nero. L'inchiostro nero, utilizzato nella pittura a inchiostro (come il Sumi-e giapponese), è considerato sacro. È capace di rappresentare tutto, dalla delicatezza di un petalo di fiore alla maestosità di una montagna, grazie alle infinite sfumature che si ottengono diluendolo con acqua. Il nero, quindi, non è mai solo nero: è movimento, respiro, vita.“ Il nero ha un forte contenuto magico, La Kaaba della Mecca è un cubo nero, la prima immagine di 2001 Odissea nello Spazio di Stanley Kubrick è una stele nera carica di suggestioni magiche.” (11)

Il buio è il volto più spaventevole del nero e la sua paura è eloquentemente scritta in una delle testimonianze più antiche nella storia dell’umanità. Si tratta del Libro dei morti, il testo funerario egizio, insieme di testi funerari, formule magiche e istruzioni create per guidare l’anima del defunto nell’aldilà, superando prove e giudizi divini. Era scritto su papiro e spesso sepolto con il defunto come una sorta di guida spirituale verso la vita eterna.

Lo scriba Ani, trovandosi nell’Oltretomba al cospetto di Osiride lo descrive così: ”Che razza di terra è questa (…)? Non ha acqua , non ha aria; (…) E’ nera come la notte più nera , e gli uomini vagano là dentro sperduti e senza speranza” (12).

Nel nero, la fine!

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(1) Wassily Kandinsky, Tutti gli scritti, Volume II, Feltrinelli, Milano, 1989, pagg.158-159

(2) Wassily Kandinsky, Lo spirituale nell’arte, Bompiani, Milano,1989, pag.67

(3) Lia Luzzatto, Renata Pompas, Il colore persuasivo, Il Castello, Milano, 2001, pag. 83.

(4) David Scott Kastan con Stephen Farthing, Sul colore, Einaudi,Torino, 2018, pag.185

(5) David Scott Kastan con Stephen Farthing, op.cit., pag.190

(6) Ettore Sottsass, Scritto di Notte, Adelphi, Milano, 2010,  pagg. 209-210

(7) Eva Heller, Psicología del color: Cómo actúan los colores sobre los sentimientos y la razón (Edizione spagnola), Editorial Gustavo Gili, 2007,  Edizione kindle, pagg. 310-312

(8) Kassia St Clair, Atlante sentimentale dei colori, Utet, Milano, 2018, pag.271-273

(9) Kassia St Clair, op. cit., pag.286-288

(10) David Scott Kastan con Stephen Farthing, op.cit., pag.181

(11) J.Tornquist, Colore e Luce, Ikon, Milano, 2005, pag.206

(12) Kassia St Clair, op. cit., pag.300