Tenera è la notte

 

[di Lisa Topi]

Di Kitty Crowther, che è tra gli autori di libri illustrati di maggiore prestigio al mondo e per cui non servono presentazioni, Topipittori ha già pubblicato Dentro me e L’omino e Dio. In questa intervista parliamo con lei di Storie della notte, l’ultimo libro pubblicato in svedese da Lila Pirat e appena uscito in Italia.

Nei tuoi libri ricorrono spesso figure con risonanze allegoriche. Pensiamo a L’omino e Dio, La visite de petite morte, Io e niente, Annie du Lac, Mere Meduse. Eppure, definirei un “marchio di fabbrica Kitty Crowther” la disinvoltura con cui nei tuoi soggetti confluiscono il mito e l’ordinario, con un senso della natura pulsante. La sostanza vegetale dei tuoi boschi o dei tuoi fondali marini ha profili vibranti che producono accensioni vitali. Questa visione fantastica, che non distingue tra animato e inanimato, permette ai personaggi di reggere qualsiasi registro narrativo, dalla tensione emotiva degli esempi citati sopra alla leggerezza di una storia della buonanotte. In Storie della notte ci sono ameno tre personaggi enigmatici: la custode della notte, la ragazzina con la spada che si era persa e l’omino di nome Bo che non si toglieva mai il cappotto. Vorrei chiederti se nella costruzione di una storia parti dai personaggi o dalla visione d'insieme ma, poiché hai dichiarato che non è l’autore a scegliere la storia, ma è la storia a scegliere l’autore, formulerei così la domanda: in che modo le Storie della notte sono arrivate a te?

Sara Donati, autrice e illustratrice meravigliosa, dopo aver seguito alcuni dei miei corsi a Bologna e Milano, m’invitò a un workshop in montagna da lei organizzato. Da allora, siamo diventate grandi amiche. Sara è stata anche ospite nel mio studio per lavoro e una sera, a casa mia, sognò che avevo fatto un libro rosa con il titolo Storie della notte, scritto a mano. Così, per scherzo, feci una finta copertina del libro. Ho sempre desiderato scrivere una storia di orsi, è un tema così legato all’infanzia... In più, amo moltissimo le storie di Orsetto di Maurice Sendak.



Schizzo della copertina di Storie della notte.

Qualcuno ha detto che Storie della notte ha certo tocco di assurdo e di nonsense. Mi sono chiesta quando è stata l’ultima volta che questa persona ha avuto una conversazione con un bambino. Parlare con un bambino è come stare sotto una pioggia leggera, la sua logica è spesso assurda, ma in modo molto saggio.

Volevo tre storie. Tre tipologie di personaggi. Tre età diverse. La custode della notte è stata con me per un po’. La amo molto, amo quel suo lato arcaico. Credo che i miti e le leggende celtiche scorrano nel nostro sangue e facciano parte della nostra struttura. La custode non è una strega, piuttosto è una specie di Tomte. Mi piace che sia molto vecchia. Io adoro guardare le signore anziane. Penso che sia giusto che i libri abbiano dei personaggi anziani per abituarci all’idea che anche noi un giorno diventeremo vecchi.

Poi volevo un personaggio bambino, una ragazzina che doveva essere molto coraggiosa. Pippi Calzelunghe e i personaggi di Elsa Beskow, una bravissima illustratrice svedese (mia madre è svedese per cui sono cresciuta con molti dei libri suoi e di Astrid Lindgren) sono stati la mia fonte di ispirazione. Nei libri di Elsa Beskow il bosco è molto importante, come nel mio immaginario. Mi sorprende sempre che non si piantino più alberi. Senza, non saremmo nemmeno in grado di respirare, regolano il clima e l’equilibrio dell'intera ecologia del Pianeta.

Il terzo personaggio è un ometto un po’ depresso che ha perso il sonno. Volevo mostrare ai bambini che gli adulti possono avere molte difficoltà nella vita, ma senza menzionare fatti tragici. Del resto, dormiamo per un terzo della nostra vita e cosa succede durante il sonno? Come ci addormentiamo? Si può dire che il cappotto di Bo è pieno di paure (paura di avere freddo, di non sentirsi protetti, di essere nudi, ansia...). Il mondo è pieno di paura e le persone fanno cose stupide quando sono spaventate.

Mi piace mescolare le tecniche e i metodi di disegno antichi con quelli moderni. È questo l'equilibrio che cerco.

A proposito di natura, in queste illustrazioni mi colpiscono gli interni, nei quali l’ambiente entra attraverso dettagli e specchiamenti, quando non sono veri e propri prolungamenti del paesaggio. Mi sembra una caratteristica particolarmente nordica. C’è un luogo a cui ti sei ispirata?

Certo, l’Inghilterra e la Svezia. Entrambe le mie radici. E ho preso anche ispirazione da molti dei libri che ho letto, si vede bene nei libri di Elsa Beskow o anche in Winnie the Pooh (nei disegni in bianco e nero, non nella versione Disney).

Durante l’infanzia trascorrevo molto tempo in un paesino sul mare in Olanda. C’erano dei boschi. Eravamo una banda di ragazzini: Mitch (svedese), Johnny e suo fratello maggiore Guy (inglesi), io e mia sorella. Stavamo tutto il tempo nel bosco a costruire rifugi. Sono sempre stata affascinata da come ognuno si organizza, dove sceglie di dormire, tenere le sue cose. Come in una grossa casa di bambole. Mi sento così rilassata in questo tipo di posti.

Illustrazione di Elsa Beskov.

Mamma Orso e Orsetto fanno da cornice a queste storie i cui protagonisti, però, non vengono direttamente dal mondo animale. Osservando bene la gonna a righe della mamma sulla sedia con l’orsetto in grembo, mi chiedo se non ci sia un velato omaggio a Maurice Sendak.

In effetti sì, come ho citato sopra. È difficile non cercare di disegnare come Maurice Sendak. Adoro la tenerezza così evidente nel suo lavoro. Ho pensato che fosse divertente raccontare storie di animali che si comportano come essere umani (la casa, il letto, il rito di andare a dormire, leggere un libro davanti al camino) e storie di umani, o quasi, che vivono come animali...

Immagine da Orsetto di Else Holmelund Minarik e Maurice Sendak.

 

Schizzo preparatorio dei personaggio di Storie della notte.

In un’intervista rilasciata in occasione della tua vittoria dell’ALMA (Astrid Lindgren Memorial Award), nel 2010, sostieni che un autore non per forza coincide con la stessa persona al di fuori del suo lavoro. Mi offro volentieri a smentita del tuo caso, ma è proverbiale che i libri possano essere molto più piacevoli dei loro autori e viceversa. Credo che la tua affermazione sia particolarmente utile all’analisi critica della letteratura per ragazzi dove, non di rado, si tende a confondere l’autorialità con la pedagogia, la critica con l’esperienza di lettura. Nell’intervista, racconti anche che durante una lettura a una classe di alunni in Libano, una ragazzina ti ha chiesto se un libro può cambiare la vita delle persone (la riflessione culmina con l’incerta risposta di Kitty che invito a leggere qui). C’è stato un libro che ti ha particolarmente suggestionato da bambina? Se sì, ha condizionato, in qualche modo, la tua poetica o il tuo modo di scrivere?

Oh sì, molti. Ma se dovessi sceglierne uno probabilmente sarebbe The secret garden di Frances Hodgson Burnet. Mi ha dato una risposta che non è una risposta. Facevo molta fatica ad accettare i miei problemi di udito. Portavo gli occhiali, l’apparecchio ai denti e l’apparecchio acustico... parlavo inglese a casa e francese a scuola. La maggior parte delle volte non capivo cosa stesse succedendo e dovevo sforzarmi di intuirlo. Credo che, come nel libro, sentivo che guardare dentro di me era un compito enorme. Moltissime stanze chiuse a chiave. E che dovevo decidere se essere felice o infelice. Per cui, sì, quel libro mi ha salvato la vita.





Schizzi preparatori dei personaggio di Storie della notte.

La Kitty Crowther fuori dal suo ruolo di autrice per bambini ha un personaggio letterario preferito?

È molto difficile rispondere a questa domanda forse perché, più che i personaggi, mi piacciono le persone che scrivono. Dovrò rispondere in un altro modo e parlare, invece, di donne che mi ispirano: Yoko Ogawa, Nuala O’Faolain, Emily Dickinson, Marie Gevers (Vie et mort d’un étang), Madeleine Bourdouxhe (La donna di Gilles), Asa Larsson con i suoi gialli, le sue donne affilate, cupe e belle come coltelli. La Pêche au saumon di Jeannette Haien, un libro misterioso e un po’ alieno. Selma Lagerlöf, meravigliosa narratrice. Une vie bouleversée di Etty Hillesum, contemporanea di Anne Frank che viveva ad Amsterdam, come lei, e morì in un campo di concentramento. Rileggo Etty Hillesum ogni volta che mi sento sopraffatta dal mondo. È di grande potenza e saggezza, una riflessione sulla creazione e sulla vita. (Un piccolo aneddoto: lessi Anne Frank a 12-13 anni e che sorpresa fu leggerci il mio nome! Il suo diario si chiamava Kitty, avevo la sensazione che parlasse proprio a me.)

Ma dopo tutta questa lista, credo di aver trovato la risposta vera alla domanda: vorrei essere Djamilia di Tchinguiz Aïtmatov. Un romanzo magnifico, secondo Aragon il più bel romanzo d’amore. Sublime. Parla di libertà, della libertà di essere pienamente ciò che si è.

Il punto di Storie della notte che preferisco è quello in cui la Custode della notte dopo aver mandato a dormire tutti gli abitanti del bosco con l’aiuto del suo gong, sembra assalita da un dubbio, ma in realtà non è altro che uno scherzo. C’è un momento o una storia che preferisci? Perché?

Io non ho una storia preferita, mi piacciono allo stesso modo tutte e tre però mi interessa molto sapere quali preferiscono i lettori.

Hai dedicato il libro a: Sara Donati, che una notte dormì a casa mia e sognò che avrei fatto un libro rosa, il cui titolo, Storie della notte, era scritto a mano. Il rosa, che è estremamente funzionale all’atmosfera del libro, è un omaggio al sogno o una scelta strutturale?

È certamente per il sogno di Sara. Ma è anche un omaggio, di questi tempi, alla rivoluzione negli Stati Uniti. Dopo i commenti irrispettosi da parte del presidente degli USA (che ne colleziona di formidabili), le donne hanno iniziato a portare dei cappellini con le orecchie da gatta (riferendosi al doppio senso di pussy in inglese). La scelta era tra il rosa e il rosso. Quel rosa è un colore forte, non lezioso, grazioso o carino. In questo libro il rosa è come un quinto colore, riunisce tutte le storie, che fanno tutte parte dello stesso mondo. E poi l’idea di parlare dei problemi della notte con il rosa mi divertiva moltissimo.