[di Mario Onnis]
Patrizia Laquidara è una delle cantautrici italiane più poliedriche. Nasce a Catania e segue la sua famiglia in Veneto, a Vicenza. La musica la porta da Sanremo ai palcoscenici di tutto il mondo. Tra premi e riconoscimenti non ha mai smesso di percorrere nuove strade, la sua ultima fatica è un romanzo per la collana Super Beat di Neri Pozza. Ti ho vista ieri è un libro fatto di immagini, diviso in brevi capitoli che sono istantanee, da cui affiorano volti di donne, personaggi bizzarri, animali e oggetti che raccontano un'infanzia. Sono foto sbiadite ma piene di vita, come il ricordo del pescatore alla Piscaria, l’antico mercato del pesce di Catania.
Io rimasi davanti al bancone. Quell’uomo dietro al banco, col grembiule imbrattato dal sangue di pesce spada appena tagliato, non solo urlò ma si mise a cantare. Una canzone tanto bella che rimasi ad ascoltarlo a bocca aperta, dentro un incantamento, rapita dal suono della voce, dalle spalle gigantesche dell’uomo.
È stata quella la mia venuta al mondo, la nascita della musica in me. Una voce intinta nel sangue che usciva da una gola rauca. Dovettero portarmi via, trascinandomi a forza fuori dal locale, e fino a casa non smisi di cantare quella melodia appena imparata.
I suoni e le voci, la musica e le filastrocche accompagnano tutta la narrazione, abbiamo chiesto a Patrizia di guidarci nel suo racconto con qualche domanda.
Tove Ditlevsen in Infanzia racconta di "adulti, la cui infanzia è sepolta in loro, lacera e sforacchiata come un tappeto consunto e tarmato, al quale nessuno pensa più. A guardarli non si direbbe ne abbiano avuta una (...). Viene il sospetto che abbiano preso una scorciatoia segreta e indossato la loro forma adulta prima del tempo". Ti senti ancora la stessa bambina della copertina del tuo libro? Che importanza ha per te restare in comunicazione con la propria infanzia?
Non mi sento la stessa bambina ma ne rivedo le tracce in me.
Restare in comunicazione con lei è essenziale e lo è sempre di più.
La bambina che è in me è colei che ancora si stupisce, che gioca, che ama. La parte più divertente e strampalata, che non si vergogna di ciò che prova, che piange, che ride e che usa il cuore in maniera spericolata.
È lei che insegna all'adulta come si sta al mondo.
Il libro è nato da una serie di racconti che avevi scritto e che già leggevi durante i tuoi concerti, è stato poi difficile sviluppare il romanzo con l'editore?
Esatto, il libro è nato da una serie di racconti, che solo in un secondo tempo sono diventati il romanzo che è adesso. Si è trattato di metterli in fila, aggiungerne altri, riflettere sul testo e capire se era possibile trasformarlo senza snaturarlo. All'inizio mi è sembrata un'operazione impossibile. Poi, tutto ha cominciato a prendere forma, man mano che andavo avanti capivo che c'era un filo che teneva legati tutti i racconti. Anzi, più fili: il personaggio principale, quello della bambina, che ci accompagna e che noi accompagniamo dalla sua nascita fino al menarca. Gli altri personaggi che appaiono, che perdiamo di vista e che poi ricompaiono. C'era una struttura fatta anche di frammentarietà, ma in questo coerente perché scelta e portata avanti con attenzione, la ricerca di un “timbro” che rende uniforme il testo.
Oltre alle presentazioni del libro in giro per l'Italia ho visto che Neri Pozza ha curato un podcast, ci saranno anche dei concerti dedicati al libro?
Si, oltre alle presentazioni stanno uscendo quattro podcast legati al libro. Un'esperienza nuova per me, che mi sta dando molte soddisfazioni. Il libro è accompagnato da uno spettacolo dal titolo omonimo “Ti ho vista ieri in musica”, dove, oltre alla lettura di alcuni racconti propongo canzoni nuove e canzoni del mio repertorio che fanno da collante tra le letture. Uno spettacolo che amo portare in giro e che porterò a Roma, e in vari festival questa estate, ma che ha già viaggiato in altri posti d'Italia negli anni precedenti e che ho già avuto modo di “testare”.
Come è nata la tua passione per la lettura? Avevi dei libri preferiti da piccola?
No, non avevo dei libri preferiti, ma ne leggevo tanti, soprattutto favole. Ricordo per esempio il libro di Leonardo Da Vinci Favole di storie fantastiche, che amavo e che temevo allo stesso tempo perché mi colpiva il fatto che ogni animale protagonista alla fine della storia moriva o veniva ucciso. Mi rabbrividiva leggerlo, a volte, dopo averlo fatto, mi arrabbiavo con Leonardo da Vinci, entravo in cucina con il libro sotto braccio lamentandomi con i miei genitori per quello scrittore che “non ne teneva in vita nemmeno uno”. Adesso amo principalmente la poesia. Da quella classica, che più amo, a quella più contemporanea. E sono un'appassionata di biografie e autobiografie.
Nel libro parli di figure femminili che ti hanno ispirata e che ti hanno aiutata nella crescita. Oltre a quella della tua famiglia quali sono queste donne?
Sono figure che ho incontrato ma anche di cui ho sentito solo raccontare. Di queste fanno parte soprattutto le figure femminili del mio albero genealogico.
La bisnonna veneta, la trisavola siciliana. E poi la mia madrina catanese, la zia “dai fiumi azzurri”, ognuna di queste, figure semplici che diventano epiche nell'essere raccontate. Ma aggiungo anche le amiche d'infanzia, quelle con cui litigavo e quelle che mi hanno “iniziato” e formato anche ai temi della vita che ho incontrato poi da adulta: l'alleanza, il tradimento, la gelosia, il gioco.
Patrizia a una presentazione del libro con Marco Paolini, foto di Gianluca Moretto.
Il libro è popolato di voci e di suoni: le filastrocche, i pescatori al mercato, il rumore del mare e i versi degli animali.
Si, è vero. Ci sono lingue dialettali che compaiono, filastrocche e incantesimi che sono andata a cercare e che appartenevano alla trisavola cimbra, al bisnonno nostromo. Le filastrocche che creavo come incantesimi quando cantavo da sola chiusa nello sgabuzzino. I suoni del mercato di Catania, che, come in un teatro sonoro e pagano inondavano la piazza e si sono depositati in me.
Credo che in questo libro ci sia molto suono e molta musica, ma appare sempre sullo sfondo, l'ho voluta tenere cosi. Non prende troppo spazio, filtra tra le parole, non le copre mai.
Racconti che con il distacco con la Sicilia hai avuto per un po' problemi a parlare, quanto è forte il tuo legame con l'isola?
In qualche modo ha rappresentato per molto tempo qualcosa di mitico a cui tornare sempre.
C'è qualcosa che ti manca e che credi sia cambiato per sempre rispetto agli anni '70 in cui sei cresciuta?
Non mi mancano gli anni 70, forse solo una certa ingenuità (la parte più bella di quell'ingenuità) che avevano gli adulti nello stare al mondo. E anche una cultura che ancora portava in sé i residui di un mondo antico che ora abbiamo quasi definitivamente perduto e che stiamo vedendo inabissarsi sempre più. Ma a me piace vivere il tempo che ho, mi sento curiosa. Questo che stiamo vivendo è un mondo cosi diverso da allora, o anche solo quello di 15 anni fa, che non c'è più nulla di paragonabile e io tendo a non vivere in maniera nostalgica. Cerco di rimanere aperta e affacciata al mondo che vivo.
Illustrazione di Marzia Lamelza.
Che importanza hanno per te le fiabe?
Una grande importanza perché è nelle fiabe che noi ritroviamo i grandi temi della vita, sono in qualche modo il paesaggio mitico e mitologico dell'infanzia, che ci aiutano a scoprire fin da bambini il nostro mondo interiore.
Hai dedicato un intero album a una figura mitologica veneta, l'Anguana, ti piacerebbe in futuro focalizzarti su qualche altro mito?
Da un anno a questa parte ho lavorato insieme alle mie colleghe Anna Zago e Stefania Carlesso sulla figura delle Sirene. E' un'altra faccia dell'anguana, in fondo. Solo più mediterranea. Mi piacerebbe dedicarmi in futuro al mito della Grande Madre. Anche se, in fondo, tutte queste figure si accomunano e sono polimorfe, hanno poteri liquidi e si mescolano continuamente l'una nell'altra.
Su Spotify e sulle principali piattaforme di streaming è possibile ascoltare un podcast di Nata ieri con la voce di Patrizia.
Inoltre prosegue il suo tour per promuovere il libro, queste sono le prossime date in programma.