Un urlo! È il giallo!

[di Francesca Chessa]

“Il giallo è indubbiamente il colore meno amato“ Inizia con questa affermazione il capitolo dedicato al giallo ne Il piccolo libro dei colori di Pastoureau e Simmonnet. (1)

In effetti, a differenza del blu e del rosso, anch’io non ho mai amato molto il giallo anche se a questo colore sono legate memorie e oggetti, a cui tengo molto: un cane di peluche che i miei genitori mi regalarono di ritorno da un viaggio a Lugano, le primule che con la mamma andavamo a raccogliere nei prati all’arrivo della primavera, la mia prima felpa acquistata “proprio come la volevo io” e anche la penna stilografica con cui scrivo tutt’ora. A pensarci bene forse non è vero che non mi piace il giallo, forse mi piace in quantità ridotte perché, come dice la sua etimologia, è un colore “urlante”. 

Il temine giallo che per alcuni deriva dall’antico francese jalne, dal latino gàlbinus, derivato da gàlbus ‘verde pallido’, altri lo ritengono derivato dalla parola proto-germanica gelwaz “giallo”. Ha la stessa base indoeuropea, gʰel-, delle parole oro e urlo; gʰel-  è usata sia  per luminoso o scintillante, sia per gridare. E come non pensare alla parola inglese che indica il colore giallo: yellow la cui radice è yell che sempre in inglese vuol dire gridare, suonare, urlare. Penso anche al celebre L’urlo (1910) del pittore norvegese  Edvard Munch: dipinto con molti strati di giallo, anche se ora il pigmento si è ossidato e quello che era un colore saturo sul giallo-arancio sta sbiadendo considerevolmente. Di questa instabilità dei colori  il pittore olandese Vincent Van Gogh parlava in una lettera al fratello Theo dove scriveva che “ Tutti i colori che gli impressionisti hanno reso di moda sono instabili (..)” E tra i colori instabili spiccava il colore giallo da lui molto amato, si pensi al giallo citrino delle lampade del Caffè di notte, il giallo zolfo di Arles, il giallo malato e incandescente de Il Seminatore (2). Su questa  ultima tela Van Gogh scriveva, ancora a suo fratello Theo: “Nella linea dell'orizzonte del campo, grano maturo corto. Su tutto ciò, cielo giallo con sole giallo.”(3) Il giallo di cromo, a base di cromato di piombo, colore caratterizzato da una marcata instabilità chimica e fotochimica, era tra i colori maggiormente usati da Van Gogh, infatti è anche noto con il nome di giallo “Van Gogh” per la sua considerevole presenza nei celebri Girasoli che ci appaiono infatti ora molto più scuri, sbiaditi e tendenti al marrone di quando furono realizzati. Nel suo libro “Psicologia del colore“ Eva Heller scrive che Van Gogh utilizzò maggiormente il colore giallo di cromo perché il giallo di cadmio era molto più costoso. Sempre nel suo libro la Heller elenca 115 toni di giallo tra cui giallo assenzio, giallo zolfo, giallo bambu’ fino al giallo tigre, giallo grano e giallo uva.(4) In natura abbiamo molti gialli, mi sono chiesta molte volte come creare un giallo senza usare pigmenti tossici come il cadmio e il cromo.

Ovviamente non si può spremere una tigre, ma il designer e artista Jason Logan nel suo libro Make Ink dove approfondisce la storia della produzione degli inchiostri e la scienza della distillazione dei pigmenti dal mondo naturale, a proposito del giallo suggerisce la produzione di un inchiostro avendo come materiali: 3 cucchiai di curcuma in polvere, 400 ml di alcool isopropilico 90%, un contenitore di vetro richiudibile, un cucchiaio, un filtro caffè di carta e una ciotola. Si inizia aggiungendo la curcuma e l’alcool nel contenitore di vetro e si mescola,  si richiude il contenitore, si lascia riposare il composto tutta una notte quindi si agita vigorosamente. Si versa il liquido in una ciotola utilizzando il filtro da caffè, in modo da liberarsi dalle impurità, quindi  lo si travasa nuovamente nel contenitore di vetro richiudibile. L’inchiostro realizzato in questo modo si potrà utilizzare per molto tempo in quanto l’alcool ne aiuta la conservazione. Un’altra versione, questa volta utilizzando solo acqua, può essere realizzata utilizzando un cucchiaio di zafferano disciolto in 480 ml di acqua in una tazza. Si lascia il composto in acqua per diversi giorni fino a quando non diventa di un bel giallo brillante. Anche in questo caso bisogna filtrare il tutto con un filtro da caffè e riporre poi in un contenitore richiudibile.(5)

Lo scrittore argentino Jorge Luis Borges sicuramente avrebbe amato il giallo tigre, era solito dire infatti che “Fin dalla prima infanzia, le tigri erano state il suo animale emblematico: ‘Che peccato non essere nato tigre ’ disse una volta (…) e grazie al suo amore per le tigri, Borges, diventato cieco a cinquantotto anni, si rallegrava (…) del giallo, l’unico colore che gli fosse rimasto, il colore delle amatissime tigri e delle rose che preferiva, stravaganza che induceva gli amici a comprargli vistose cravatte gialle a ogni compleanno e obbligava Borges a citare Oscar Wilde: ‘Soltanto un sordo può portare una cravatta come quella’”.(6)

Che il giallo provocasse un suono potente era anche opinione di Wassily Kandinsky che paragonava il giallo al suono di una tromba o al suono ancora più assordante di una fanfara. (7) Si dice anche che “Un canarino giallo sembra cantare meglio” (8), il giallo canarino è un colore considerato giocoso e che attira l’attenzione, questo giallo molto vivo prende il nome dalle fabbriche di munizioni. Durante la prima guerra mondiale “ragazze canarine” venivano chiamate le donne che lavoravano alle fabbriche di munizioni perché esposte al TNT avevano la colorazione della pelle di colore giallo-arancio. Essendo il TNT una sostanza altamente tossica, molte di loro morirono prima che venissero adottate precauzioni per salvaguardare la loro salute. Questo giallo saturo è molto utilizzato nella segnaletica, nei veicoli di emergenza, nei taxi, l’azienda 3M l’ha usato per i suoi post-it “aiutandoli a distinguersi sui muri creativi di tutto il mondo”.(9)  Ovviamente il giallo canarino rimanda anche al piumaggio del canarino delle isole Canarie ”per intensificare la tinta delle piume, alcuni allevatori alimentano i canarini con cibi ricchi di luteina, un pigmento di cui sono ricchi i semi di rapa e di colza”. (10)

Possiamo immergerci nel giallo, pur non essendo in un campo di colza, grazie all’artista danese Olafur Eliasson che conferisce alla luce e al colore giallo un ruolo centrale nella sua installazione Room for one colour, che avrebbe sicuramente reso felice Vincent van Gogh. L’installazione, che nasce nel 1997, successivamente riproposta in vari musei del mondo come il MoMa di New York, la National Gallery di Londra o la Biennale di Venezia,  prevede luci monofrequenza montate sul soffitto di una stanza bianca che emettono una gamma ristretta di luce gialla, riducendo la percezione del colore dei visitatori a sfumature di giallo e nero. Più a lungo i visitatori rimangono nello spazio, più iniziano a percepire sottili distinzioni di colore. Quando se ne vanno, percepiscono momentaneamente un'immagine residua bluastra “Entrare nella sala di Eliasson significa guardare le cose da una prospettiva completamente diversa accorgendosi, ad esempio, che il colore non esiste di per sé.”

NOTE:

(1) Michel Pastoureau, Dominique Simonnet, Il piccolo libro dei colori, Ponte alle grazie, Milano, 2011 pag. 68

(2) Philip Ball, Colore una biografia, Rizzoli, Milano, 2002, pag. 205

(3) Ingo F. Walther, Rainer Metzger, Van Gogh - Tutti i dipinti, Taschen, Milano, 2015, p. 354

(4) Eva Heller, Psicología del color: Cómo actúan los colores sobre los sentimientos y la razón (Edizione spagnola), Editorial Gustavo Gili, Barcelona, 2007,  Edizione kindle, pag  204-208

(5) Jason Logan, Make Ink: A Forager's Guide to Natural Inkmaking, Harry N Abrams Inc , NY, 2018, Edizione Kindle, pag.131-132

(6) Lauretta Colonnelli, La vita segreta dei colori, Marsilio, Venezia, 2023, pag. 183

(7) Wassily Kandinsky, Lo Spirituale nell’Arte, Edizione Bompiani, 1995, pag.62

(8) Jorrit Tornquist, Colore e Luce, Ikon Editrice, Milano, 2005, pag.266

(9) Laura Perryman, The colour bible: the definitive guide to colour in art and design, ‎Ilex 2021, Edizione Kindle, pag.114.

(10) Cruschiform, Colorama, L’ippocampo Ragazzi, Milano, 2017, pag.59