Oggi vi presentiamo la terza novità dell'autunno 2018: La bicicletta gialla, scritta da Matteo Pelliti - che entra con questo poemetto in ottava rima nel nostro catalogo - e illustrata da Riccardo Guasco, già illustratore de L'elefante di Kuprin (2016).
La bicicletta gialla, Riccardo Guasco, Matteo Pelliti e Giulia Solano, in occasione di Hai visto un re?, festa milanese dei libri e dei ragazzi, saranno protagonisti, sabato 29 settembre, dalle 15 alle 17.30, di una lettura itinerante a pedali tra due librerie (Fratelli Bonvini Milano e Libreria punta alla luna) e una biblioteca (Biblioteca Oglio). In collaborazione con La Stazione Delle Biciclette in occasione della Milano Bike City. Si parte alle 15.00 muniti di bicicletta, con ritrovo in Piazzale Lodi. A ogni tappa verrà letta una parte del libro. Chi completerà il percorso in tre tappe riceverà la spilletta originale del festival Hai visto un re? Iscrizioni aperte a tutti, dai 6 anni in su, con bicicletta. Per iscrizioni e informazioni: info@bonvini1909.com Guarda l'evento qui.
La biciletta Gialla, Matteo Pelliti e Riccardo Guasco saranno a Ferrara il 5 ottobre, alle ore 18.30, presso la galleria La pazienza. Arti e Libri, in via Romei 38: presentazione del libro e piccola lezione di manutenzione ciclistica a cura di Cicli Minelli, officina meccanica di eccezione. Ingresso gratuito. Info: tel. 339 2909140, email info@lapazienza.it
[di Matteo Pelliti]
Nel gennaio del 2016 invio ai Topipittori l'idea di una piccola favola intorno a una bicicletta. Di biciclette parlava il mio primo libro di poesie, Versi Ciclabili, del 2007: in quella raccolta di poesie dedicate alla bicicletta si trovava un testo, "Ricordo infantile", in cui raccontavo la delusione di una bicicletta-rottame ricevuta in dono da bambino. Lo riporto qui con la sua nota esplicativa:
Ti rimproverai il rottame,
l’inganno-sorpresa del
mezzo-regalo estratto
dal bagagliaio,
perché in sé rivelava già
troppa della natura mortale
dell’uomo-cosa,
ferrovecchio riverniciabile.
Tu pedalerai con dolore,
fu l’anatema nascosto.
*A parziale spiegazione psicoanalitica del mio interesse verso le vecchie biciclette abbandonate sta, forse, il “trauma” infantile di un regalo che ricevetti da parte di mio padre (il rimproverato del testo): una piccola biciclettina davvero malmessa, raccolta da un robivecchi e offertami in dono con la promessa di un restauro ricostruttivo.
Anni dopo, nel 2012, ho poi raccontato la mia passione per le biciclette abbandonate, in un articolo per Doppiozero, Dai cicli infelici ai versi ciclabili.
Non avevo mai scritto un testo per un libro illustrato, e dedicato esplicitamente ai bambini, per di più; così le prime bozze della prosa inviata in lettura nel 2016 scontavano, per inesperienza, la mia difficoltà nel trovare il giusto equilibrio tra allusione e descrizione, tra testo e figure potenziali e future. Di una sola cosa ero assolutamente certo in quello che stavo scrivendo: avrei voluto Riccardo Guasco come illustratore. Conoscevo i suoi lavori da tempo (tramite gli amici di Tapirulan e la bella mostra Affiche che Guasco aveva realizzato con loro) e con lui condividevo non solo l'amore per la bicicletta ma anche precisi riferimenti estetici, come il gusto per l'arte del primo Novecento. Per molti anni, da studente universitario, ho tenuto sopra il mio letto il poster di un quadro di Mario Sironi raffigurante un ciclista impegnato in un velodromo, un quadro bellissimo del 1916 (Il ciclista). La consistenza di quei volumi, gli spigoli, i colori di quel ciclista mi hanno accompagnato per anni.
Intanto, provavo a scrivere questa fiaba, immaginando brevi porzioni di testo da distribuire nelle 32 pagine del formato del libro illustrato, sotto la guida e i consigli preziosi di Giovanna Zoboli. Fino a che, un giorno, un po' deluso dalle mie capacità di apprendista favolista, ho provato a darmi qualche vincolo di scrittura in più, per gioco e divertimento personale: ho riscritto la fiaba in ottava rima. Immaginavo le ottave come tessere di un puzzle, e la storia da ricomporre tramite le rime incatenate. Provavo a immaginare i disegni, e scrivevo come se ogni tessera fosse il retro di una ipotetica carta da voltare, per assemblare testo e disegno. Così gli editori, Giovanna e Paolo, hanno deciso che questa nuova versione, nata per gioco e in rima, sarebbe diventato il testo definitivo da affidare all'immaginazione di Riccardo. Da qui in poi mi sono messo ad aspettare la trasformazioni in immagini della storia e, nell'attesa, la bicicletta gialla è diventata per me una specie di inafferrabile icona, qualcosa che si manifesta improvvisamente come un segnale fortunato, un messaggio di felicità raggiungibile. Spiavo le mosse "social" di Riccardo, in attesa che trapelasse qualcosa del lavoro che stava facendo. E gioivo quando qualche traccia arrivava (per esempio, questa).
Su Instagram ho iniziato a usare l'hastag #biciclettagialla per i miei avvistamenti, o per quelli che gli amici mi segnalavano. Molte città europee, tra l'altro (Milano, Ravenna, Amsterdam...) hanno scelto proprio il giallo come colore delle bici destinate al noleggio pubblico, e diversi avvistamenti mi sono arrivati dalla Germania, dove è utilizzata dai postini (grazie alle foto che mi inviava periodicamente Salvatore Tufano).
La prima che mi è apparsa, invece è questa in uno storico negozio di biciclette pisano, dal quale mi servo. Tra gli ultimi avvistamenti, il più eclatante e perspicuo rispetto al libro, all'inizio di luglio, proprio sotto casa: un ciclista in miniatura con una bici da corsa piccolina, naturalmente gialla, nella piazza sotto casa mia, a Pisa: un Giovannino perfetto!
Poi, un giorno, non ricordo quando, ho visto qualche tavola realizzata da Riccardo, lo stile trovato, i tre colori, i personaggi, gli ambienti urbani, tutto prendeva la forma come di un sogno ricordato, concreto e fiabesco al tempo stesso. Dirò di più: ho visto non solo il racconto prendere immagini, ma letteralmente "animarsi", come un cartone animato potenziale, tanto le tavole di Guasco contengono dinamismo. L'energia della bicicletta gialla, che è movimento, vive pienamente nelle illustrazioni di Riccardo. In qualche ottava, scrivendo, mi divertivo a ipotizzare la forma che l’illustrazione avrebbe avuto, magari orientando in chiave metaletteraria il disegno (come l’ottava in cui Giovannino disegna biciclette a scuola, tavola di cui Riccardo mi ha mostrato pure una versione alternativa, segno che “disegnare il disegnare”, così come “scrivere lo scrivere”, porta sempre qualche duplicazione, qualche ripensamento, qualche vertigine.
Riccardo è riuscito, in ogni ottava, a illustrare non solo il testo, ma anche l'intenzionalità del testo. Non soltanto i suoi disegni hanno dato forma, colori, linee, immaginazione alle parole che ho messo in fila, ma hanno tradotto anche il modo in cui ho scritto: i tre colori che lui usa sono un vincolo compositivo e narrativo analogo alla mia scelta di usare l'ottava rima, un gioco combinatorio antico di endecasillabi e rime incatenate. La poesia del segno di Riccardo sta, in questo caso, nell'aver tradotto i vincoli, il richiamo al passato, a una narrativa epica in versi, che mi ero dato traducendo la minima situazione del desiderio di una bici nuova da parte di un bambino. Ma è solo una bicicletta, la bicicletta gialla?
L'idea era, per me, quella di trasferire qualcosa di universale e nitido, una felicità capace di condensarsi tutta in un oggetto che è di per sé simbolico come la bicicletta: di libertà, di misura del mondo, di misura dell'umano. Le illustrazioni di Riccardo riescono a illustrare il senso delle mie parole, non solo i significati, e questo mi sembra un risultato davvero meraviglioso. In più, nel Giovannino disegnato da Riccardo ritrovo un che di pinocchiesco che avevo messo, inconsciamente, nel testo, con questo padre/faber un po' Geppetto che gli capita in sorte, intermediario e artefice di una ri-creazione, di una magia che porterà alla nascita della tanto agognata "bicicletta gialla".
La bicicletta gialla è un'idea di felicità raggiungibile, a patto di riconoscerla come tale, come idea che la felicità sia raggiungibile. Un'idea che l'infanzia ha molto più chiara ed evidente e che, progressivamente, l'età adulta dimentica, o mistifica. E, allo stesso tempo, è un'idea di libertà essenziale: pedalo e misuro il mondo con le mie forze. Il testo che ho scritto è raccontabile ma anche cantabile (con il canto tipico dell'ottava rima, diffuso in alcune parti della Toscana) e, credo, adatto a tutte le età. Adatto a chi pensa che basti una bicicletta, magari gialla, per essere felici.