Vorrei svuotare la tua vetrina

[di Mario Onnis]

 

Il 22 agosto 2024 un cliente ha comprato tutti i libri esposti nella vetrina della storica libreria Hoepli di Milano. La notizia ha fatto il giro del mondo e, colpita dalla vicenda, anche la redattrice editoriale Daniela Nicolò ha fatto la stessa cosa comprando tutti i volumi in mostra in una libreria più piccola, i Baffi. Daniela attraverso i social ha creato una sorta di movimento spontaneo, "Svuota la vetrina". Lei lo definisce "un piccolo strumento, una scusa" per riportare i libri all'attenzione del dibattito politico, per ricordare "l'importanza della lettura per i cittadini, l'istruzione pubblica e la formazione permanente degli adulti perché in Italia si legge pochissimo" (Daniela ne parla in una puntata di TGR Petrarca che potete rivedere qui). Nel corso dei mesi tante persone in maniera spontanea e casuale hanno imitato l'esempio di Daniela, poi si sono aggiunti i gruppi grazie anche all'iniziativa #ioleggoperché, e infine le aziende. Le vetrine svuotate sono diventate trenta e noi abbiamo pensato fare qualche domanda a Daniela per raccontare questa piccola rivoluzione.

 

Cosa è scattato in te quando hai letto la notizia della libreria “svuotata” a fine agosto? Cosa ti ha colpito?

Per chi, come me, è nato a Milano e ama leggere, la frequentazione della Hoepli sin dalla gioventù è stata imprescindibile: una libreria di cinque piani dove “c’è tutto” e dove girovagare in piena libertà, ma aiutati se necessario dai consigli di librai competenti che – da sempre – allestiscono le loro enormi vetrine con titoli desiderabili, attraenti. Come potevo non essere colpita dal gesto della persona misteriosa che ha svuotato un’intera vetrina della Hoepli? Il primo pensiero, il più istintivo, è stato: «Che meraviglia! Vorrei anch’io comprare tutti quei libri bellissimi!». Poi, anche leggendo i commenti di alcune persone apparsi nei siti di Corriere, di Repubblica e di altri giornali che si sono occupati della notizia, ho iniziato a riflettere. In quel periodo – agosto e settembre 2024 – i media riproponevano il problema della chiusura delle librerie a Milano, mentre il gesto dell’acquirente andava in senso contrario: non ha speso 10.000 euro per acquistare una sola borsetta o un paio di scarpe esclusive o un gioiello ma ha comprato dei libri. Ho trovato ridicoli, inutilmente snob, invidiosi quei commenti che accusavano l’acquirente anonimo d’essere un arricchito, un ignorante che con i libri avrebbe semplicemente arredato la casa: penso che la semplice azione di comprare un solo libro rivesta il libro stesso – e, va da sé, la lettura – di valore, di significato: prima o poi, quel libro sarà sfogliato, forse persino molto amato. E ho quindi pensato che quel gesto andava aiutato, amplificandolo, cioè replicandolo.

La vetrina della libreria Hoepli di Milano

 

Cosa ti ha spinto a replicare l’iniziativa?

In Italia si legge pochissimo, ed è questo il motivo per cui le librerie soffrono o addirittura chiudono. Ovviamente, incidono i problemi dei costi e la concorrenza violenta del commercio online, ma questi problemi esistono anche in altri Paesi. Da noi non si legge, le persone non comprano libri, non vanno in biblioteca, non leggono i giornali. Le statistiche dell’ISTAT dichiarano che soltanto il 40% della cittadinanza italiana legge almeno un libro (un libro!) all’anno e l’ultima indagine Eurostat colloca l’Italia al terzultimo posto in Europa come numero di lettori. Ho spinto perciò in avanti la riflessione: nella mia condizione lillipuziana, cosa volevo e potevo fare? Potevo imitare l’acquirente della Hoepli, su una scala decisamente inferiore, e svuotare la vetrina di una libreria, sperando che altri imitassero me, e che tutti insieme quindi potessimo far passare un semplice messaggio: «Le librerie sono importanti: aiutiamole. Leggere è importante: facciamolo e aiutiamo altre persone a farlo». Beh, l’ho svuotata, e molte altre persone hanno ripetuto il gesto: in tre mesi sono state svuotate le vetrine di 30 librerie.

I Baffi è la libreria di Milano svuotata da Daniela

 

Che importanza hanno le librerie indipendenti?

Le librerie indipendenti ricoprono un ruolo fondamentale nel proprio territorio, cioè fungono da collante tra attori disparati: spessissimo, lavorano insieme a biblioteche, scuole e associazioni varie, riempiendo anche i vuoti lasciati dalle istituzioni quanto a formazione permanente, istruzione, presidio della socialità. Non meno importante, consolano alcune solitudini, tengono accesa una luce sull’importanza della bellezza per l’equilibrio delle nostre anime, nelle città grandi come nei piccoli paesi.

La vetrina della libreria Punta alla Luna di Milano

 

Ti capita spesso di comprare un libro senza sapere nulla dell’autore e della trama, solo per la copertina?

Proprio spesso no, ma sono sempre attratta a prendere un libro fra le mani partendo dalla visione della copertina. Anni fa, ho conosciuto i libri Abraham B. Yehoshua perché attratta dalla copertina di Ritorno dall’India nella collana Supercoralli: indimenticabili quei lampi di temporale inquadrati dalla finestra di una casa indiana. E due settimane fa ho comprato La strada oltre il muro di Shirley Jacskon, autrice mai letta, perché ha una copertina irresistibile: un olio di Grant Wood dove una delle due donne ritratte tiene in braccio una gallina della razza Dominicana, grossa, soffice; vorrei anch’io affondare le mani in tanta vaporosità di piume!

Perché hai scelto la libreria I baffi di Milano? C’era qualche libro particolare che ti ha colpito in vetrina?

L’ho scelta sia perché la sua vetrina può accogliere pochi libri, quindi per me si trattava di uno “svuotamento” economicamente sostenibile, sia perché la titolare, Celia Manzi, è giovane e molto preparata. Inoltre, la scelta dei titoli posti sugli scaffali è intrigante, il locale è colorato, accogliente e ordinato. E no, non ricordo di essere stata colpita da qualcosa di particolare in vetrina perché ero abbastanza emozionata prima di presentarmi dicendo «Vorrei svuotare la tua vetrina».

La libreria Antigone di Milano

Cosa ti aspetti dalla tua iniziativa?

Mi piacerebbe che sempre più vetrine venissero svuotate, ovunque, da persone singole o riunite in gruppi ma anche da aziende, come accaduto alla Libreria Riminese, che è stata scelta dall’Agenzia pubblicitaria Radio Bakery per donare libri ai propri clienti. Mi piacerebbe che questa iniziativa abbia una voce sempre più forte per chiedere al Parlamento, al Governo, a tutte le istituzioni di rimettere al centro della propria agenda politica la cultura, l’istruzione pubblica, l’istruzione permanente. Insomma, più libri e meno armi (o ancora meglio: nessuna).

Libreria Libooks a Cantù

 

Hai conosciuto o sei stata contattata dai tuoi colleghi “svuotavetrine”?

Sì, la maggior parte si sono rivolti a me per sapere “come fare”. Nella pagina Instagram ho creato un post che si intitola “Come si svuota una vetrina?” con un po’ di informazioni generali, perché ricevo molte richieste in tal senso e per me è davvero impegnativo rispondere a tutti. Naturalmente, seguo da vicino chi è davvero intenzionato a svuotare: ci sentiamo al telefono, ci scambiamo le foto, io mando messaggi alla stampa sugli svuotamenti in divenire o avvenuti. È come se si fosse creata una piccola comunità, ho incontrato persone bellissime sia tra i librai sia tra chi svuota, mi dicono e scrivono parole toccanti.

 

Libreria Laterza di Bari

 

Puoi raccontare meglio il tuo lavoro di redattore editoriale?

Descriverlo in poche parole? Una grande, immensa eppure appagante fatica. Nasco come umanista, perché mi sono laureata in Lettere alla Statale, ma mi occupo spesso di libri scientifici, perciò il lavoro diventa anche un’occasione di studio, e imparare è la cosa che mi piace di più. Il redattore editoriale, secondo me, deve sempre essere molto umile e deve porre a se stesso, all’autore e al proprio riferimento all’interno della casa editrice con cui lavora continue domande. Deve avere sempre accanto a sé un dizionario (ma saper consultare anche dizionari online seri) e deve leggere, tantissimo, perché nessun corso o manuale di editing può regalarti quella conoscenza e quell’istinto che ti avvertono che qualcosa – in un brano, in un passaggio, in una didascalia, in una traduzione – non funziona.

Libro Più di Genova

 

Nella tua quotidianità ci sono delle situazioni nelle quali ti rendi conto maggiormente dell’impoverimento culturale del nostro Paese? 

Ogni volta che salgo su un tram, entro in un negozio, mi reco in un ufficio pubblico o in ospedale odo discorsi di persone il cui livello di ignoranza mi atterrisce. Sento parlare di ricette per risolvere i mali del mondo sempre violente oppure affermazioni prive di qualsiasi fondamento scientifico, condite di aggressività. Due esempi: qualche giorno fa in un negozio di abbigliamento una signora sessantenne, dotata di un eloquio colto, ha sostenuto con convinzione di aver votato NO al referendum per ripristinare in Italia la pena di morte; ma in Italia questo referendum non è mai esistito; oppure ho sentito affermare da due ragazze che la strage di Brescia è stata fatta dalle Brigate Rosse.

Libreria Holt, Savignano sul Rubicone

 

Gli ultimi dati riguardo la lettura sono allarmanti; perché pensi sia importante promuovere iniziative come la tua?

Qualsiasi azione che evidenzi l’importanza della lettura e dell’istruzione è la benvenuta. Non ho ricette, non so con precisione quale sia il modo migliore di agire per denunciare il triste stato d’ignoranza in cui versa il nostro Paese. So soltanto che il silenzio e la mancanza d’azione non aiutano. Anch’io, come Gramsci, non sopporto gli indifferenti e i piagnistei.

Libreria Riminese, a Rimini

 

In che altro modo pensi sia possibile promuovere la lettura?

Le istituzioni devono affidarsi agli attori del mondo della conoscenza (docenti, insegnanti, bibliotecari, artisti, scienziati, autori) e commissionare loro la creazione di un serio programma di diffusione della lettura. E dovrebbero adeguatamente finanziarlo.

 

Leggi e compri ancora libri per bambini? E da piccola quali erano i tuoi preferiti?

Adoro visceralmente gli album illustrati e continuo a comprarli e a riceverli in regalo. Da bambina saccheggiavo le biblioteche, divoravo fumetti, non mi staccavo dai libri di Gianni Rodari ma amavo anche le storie classiche (Zanna Bianca, Pattini d’argento, le fiabe di Perrault...). Rammento un libro di fiabe giapponesi in grande formato, illustrato magnificamente. A Topipittori sono molto grata per aver pubblicato i libri delle stagioni di Rotraut Susanne Berner: ogni anno, al cambio di stagione, li “rileggo”.