Un libro a spirale di JuliaRacsko |
Agiugno, a Sàrmede, ho tenuto il corso “Progettare libri”. Leconseguenze di questa decisione sconsiderata sono qui da leggere:pensavo di insegnare qualcosa sul libro e su come pensarlo erealizzarlo; invece sembra che sia stato una sessione di psicoterapiacollettiva.
Chi volesse provarela stessa sconclusionata ebbrezza, può tentare con le prossimeedizioni:
* aMonopoli dal 10 al 13 ottobre (informazioni qui);o
* aMilano, alla Scuola del Castello, per ottomartedì sera, a partire dal 29 ottobre (informazioni daprogettarelibri@gmail.com); enaturalmente,
* aSàrmede, a giugno 2014.
Una fanzine di NicolettaSilvestrin |
Testa bassa e pedalare di LauraCampadelli
Momento 1
Io. «Paolo, puoi leggere questo e dirmi se potrebbe essere unbuon testo per un libro illustrato?»
Lui. «Certo.»
Legge.
Lui. «Mi sono già rotto le scatole.»
Io. «E’ una noia? »
Lui. «Una noia mortale. L’haiscritto tu? »
Io (cercando di non scomparire nell’ombra tragli scalini). «Sì.»
Poi mi fa ascoltare su youtube UgoCornia che legge se stesso. Un’illuminazione.
Una fanzine di LauraCampadelli |
Momento 2
Io. «Paolopuoi guardare i definitivi del mio libro e dirmi che nepensi?»
Lui. «Certo.»
Stende leimmagini lungo il corridoio. Le guarda.
Lui. «Nonsei William Blake. E dovresti essere luiper risolvere queste sette tavole. Dovresti rifarle.»
Io(cercando di non soccombere all’infarto) «Ah. Ok.»
Ineffetti non mi chiamo William, credo proprio che le rifarò.
Un libro a pieghe "zig zag" di RossanaBussù |
Dalla fine di RossanaBossù
Disfacendo la valigia del materialeutilizzato al corso, ho trovato un filo rosso impigliato nell’astucciodelle matite. Mi è sembrato un segno, come nelle favole, quando ilprotagonista si risveglia da quello che sembra essere stato un sognoe ritrova un oggetto che gli dimostra che l’avventura vissuta erareale.
Quando partecipo ai corsi a Sàrmede ho sempre lasensazione che il tempo scorra velocissimo, compresso, ma anche chesi prolunghi, si espanda. Quel filo, per me, come il fil rouge che hacaratterizzato il corso.
I vari tipi di rilegatura che abbiamoaffrontato hanno stimolato le idee per il contenuto dei libri e i fili cheabbiamo cucito, incrociato, annodato si sono estesi come ramificazioni,propaggini di radici.
Ogni punto che abbiamo dato hacontribuito a tenere insieme i fogli ma ha anche legato me agli altricomponenti del gruppo.
Ho scoperto come Nicky sa sintetizzareattraverso degli schemi e creare libri con idee funzionali. Da Juliaho imparato come un libro può essere poetico senza essere vago. LauraB. mi ha insegnato cosa vuol dire “Si sta come ragni” tra fili diseta. Laura C. con il suo progetto mi ha indicato la via dell’unitàstilistica. Sara mi ha portata a guardare le cose dal punto di vistadell’autrice. Elisa è un vulcano di idee. Irene e Alessandra hannoillustrato mille modi per legarsela al dito. Dall’eclettica Luisaho imparato la differenza tra acquaforte e punta secca. Inoltre conLuisa e Floriane ho scoperto di avere una condizione comune che ci halegate attraverso un cordone. Giulia, Giorgia e Ilaria sono state unaventata di aria fresca che ha portato i fili a volare via. Nicolettae Stefano con la loro presenza discreta hanno creato un legame ancorada scoprire.
Last but not least leconnessioni create da Paolo, che per ognuno di noi aveva sempre prontauna citazione o l’indicazione di un libro da consultare, di un alboillustrato, di un artista di cui scoprire il lavoro, una mostra, unvideo…
A casa sono tornata alle mie radici ma l’alberosta crescendo e i rami si estendono lontano.
Forse questasarebbe una bella storia da raccontare per un libro infinito.
Quandola luna ha la luna storta: una fanzine di LauraBerni. |
Crisi creativa di Laura Berni
Il corso èstato impostato in modo tale per cui la parte riflessiva/teoricapotesse avere uno spazio e un tempo significativo così come quellacreativo/manuale.
Paolo ha volutamente impostato queste lezioniin modo da far si che la tematica del libro illustrato potesse esserevisualizzata da innumerevoli punti di vista: economico, finanziario,tipografico, tecnico, artistico etc etc…
In tutte le lezionisi intravedeva un chiaro intento di permettere all'illustratore, reduceper lo più da scuole , accademie, corsi di tecnica, di ridisegnareil proprio obiettivo in un'ottica molto editoriale che, come bensappiamo, fatica a far entrare nei propri codici. Completamente controla mia volontà mi sono rimasti impressi due pensieri che sono passatiprepotentemente in primo piano e che penso cambieranno per sempre ilmio modo di lavorare.
1. La creatività nasce dai vincoliquindi da una certa ristrettezza che ti mette di fronte a un problemache a sua volta ti spinge a a cercare risorse per risolverlo.
2. Lo spaziare nel cosmo delle infinite possibilità, è sinonimodi immobilità, paralisi. Questo enorme potenziale che rimane informe che non si va a definire mi fa venire in mente una riflessionedi Albert Einstein: La creatività nasce dall'angoscia come ilgiorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorgono l'inventiva,le scoperte , le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stessosenza essere superato. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimentie difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore aiproblemi che alle soluzioni. L'unica crisi pericolosa è la tragedia dinon voler lottare per superarla.
Spero di poterfare sempre appello a questo spirito nei momenti di bisogno.
C'era una volta un re: un libro infinito diElillisa. |
Storie e strade diElillisa
Non c’è nienteda fare: io odio la macchina. O meglio, ho paura di affrontarerotonde, incroci, discese e salite seduta al volante di una quattroruote. Ho paura anche quando mi ritrovo in mezzo a gente espertaa fare cose di cui io ho solo frammentate conoscenze.
Mipare che qualche psicoterapeuta incoraggi il superamento di un traumabuttandocisi nel mezzo, del trauma. Così, ho preso come si suoldire due piccioni con una fava e ho partecipato al corso Progettare Libri:ogni giorno, due ore e mezzo di macchina (casa-Sàrmede-casa); e, tuttoil giorno a stretto contatto con un editore affermato, illustratriciprofessioniste e grafici provetti.
Ho qualche dubbio che lepaure siano state effettivamente superate, ma davvero ogni minuto diquei giorni è stato tesoro prezioso.
Mi par di sentirvi:la tua psicosi da motori non ci interessa, dacci più notizie sulcorso!
Che dire? È stato tante cose. È stato bello. È statoscoprire che il più delle volte è il libro stesso, oggetto serissimocon confini, limiti e pagine dalle precise dimensioni, a sussurrarcinell’orecchio come raccontare di mondi fantastici e sgangherati,di personaggi bellissimi e bislacchi. È il libro che, in momenti diaridità creativa, può suggerirci LE storie: storie senza una fine estorie in piedi, storie bucate e storie gemelle, storie con un centro estorie con un salto (non ve ne stanno già venendo in mente, così…alsolo sentirne parlare?). Storie che aspettano solo di essere pensatee scritte e disegnate e rimesse dentro quel distinto assemblaggio disegnature che le ha ispirate.
Contenti?
E sapete chevi dico? Mi sa che là fuori una storia impaurita sta aspettando ancheme.
Alessandra de Cristofaro eIreneRinaldi se la sono legata aldito. |
Una settimana lunga un anno diGiuliaPoggio
È acclarato: una settimanaa Sàrmede dura un anno. Io ne ho fatte due consecutive e mi pare discrivere di un corso cdi molto tempo fa. In quel paesino alle pendici delCansiglio i giorni, le ore, si vivono intensamente a contatto con altrepersone che diventano all’istante compagni di viaggio.Un viaggio chesi fa ogni giorno per andare a lezione, per andare in visita alla Tipoteca,ma anche un viaggio interiore.
Primo giorno, primo annoper me. Arrivo un’ora prima dell’inizio della lezione (non sonol’unica), all’esterno mi mostro calma ma è tutta apparenza poichédentro di me è il caos: pensieri, dubbi, non sentirsi all’altezza,forse il posto scelto è sbagliato, non so dove andare, che altroancora?
Inizia poi il corso e, a parte una prima incertezzadel non sapere come “muovermi”, noi timidi si sa a volte vorremmoessere solamente un’ombra, il tutto va per il meglio. Giorno dopogiorno, ora dopo ora prendo confidenza, imparo cose nuove, conoscopersone interessanti. Tra rilegature e libretti, che vengono a trovarmianche nei miei sogni, porterò nel cuore di questa bell’esperienzala pazienza di Paolo, le risate ma anche il “duro lavoro” fino allesette di sera quando nessuno voleva ancora andarsene dall’aula. Oltreagli insegnamenti che sicuramente hanno ampliato la mia conoscenza ela mia visione del mondo del libro, penso che quest’esperienza siadata soprattutto dalle persone: competenze, scambi di idee, confrontie aneddoti. Perché è stato un po’ come mettersi in gioco, svelareuna parte di sé e anche se non è sempre stato tutto facile, allafine sorrido.
È un racconto un po’ confuso ma comedice Perrault «poca eloquenza, grande amore!»
Cosasuccede ai panni nella lavatrice? La risposta di LuisaValenti |
ABC topesco di LuisaValenti
A di Anna Castagnoli: perché tenevaun corso a Sarmede in contemporanea col nostro e imperversavaovunque col suo entusiasmo.
B di “Briciola eBerni”: un'appassionante storia d'amore tra una cagnolina asalsiccia un po' feticista e Laura, la mia dolce compagna di stanza.
C di Calabria: grazie a Nicoletta per i suoischemi, la sua gaiezza e le sue olive calabre.
Ddi Donne: c'eravamo solo noi, fatta eccezione per Paolo eStefano. Magari se scrivo che eravamo tutte belle, brave e simpatichela prossima volta aumentano gli iscritti maschi!
Edi Esercizio: mentale e fisico.
F diFare fluire le idee senza fermarsi mai: fantastico, ma chefatica!
G di Gravidanze: vince 3 a 1il corso Canton vs. corso Castagnoli... ho dato il mio contributopersonale.
H di Honegger, come Warja Lavater Honegger: che emozione stenderei suoi lunghissimi leporelli sul tavolo e perdersi in un universo disegni colorati.
I di illustratrici: perchél'essenza di un corso è l'incontro con persone uniche che condividonoi tuoi interessi.
J di jogging: lo sportè la droga più sana, Paolo docet.
K di fattoreK: quello strano mix che fa di questo corso un evento memorabilee del confronto tra persone diverse una risorsa imprescindibile.
L di leccalecca: offerti dall'organizzazione peril nostro sostentamento. Metà li ho mangiati io.
Mdi maternità: la scusa per rimandare i compiti, eh, eh.
N di Nostalgia.
O di Olivedi Nicoletta: mi ripeto, ma non si vive di solo cibo per l'anima.
P di Paolo: solo grazie.
Q di Quando ci rivedremo tutti?: Magari aBologna?
R di Rilegatura: come vincolodi contenuto.
S di Sàrmede: un postomagico.
T di Topi: Topipittori, Topomobilee Topo Canton. Anche se amo i gatti son costretta a pensare: “Dovesarebbero i gatti senza topi?”.
U di Unicitàe Unione.
V di Vincolo:per trovare la propria libertà all'interno del confine.
W di wire-o: adesso sappiamo che non èuna rilegatura a spirale!
X e Y di ascissee ordinate: un corso per trovare le coordinate delleidee nella mappa della propria fantasia.
Zdi Zavrel, Stephan: grazieper aver portato l'illustrazione a Sàrmede.
Il libroche mangia i pesci. A Nicky Petruzza non piaceva, ma a noisì. |
Il leone di NickyPetruzza
C’era una volta un leone stupido. Passavale giornate a lamentarsi continuamente con tutti gli animali dellaforesta e con tutti gli amici su facebook, per la sua sorte infausta:l’avevano messo in gabbia da piccolo e da allora aveva perso la sualibertà! Non faceva che ripetere: se trovo chi ha messo qui questesbarre lo sbrano vivo, è tutta colpa sua se la mia vita è rovinata, seda qui non vedo il mare, e non posso andare a casa di mamma a mangiarele melanzane ripiene! (Era un leone stupido calabrese). E ruggiva,ruggiva sempre, ruggiva forte e contro chiunque, non faceva altro,tutto il giorno. Ruggiva. E mangiava. Per il nervoso, diceva.
Poi un giorno nella gabbia finì, per caso, un volantino del corso“Progettare libri”. Sapete, dentro a una gabbia si ha tantotempo libero, non si può fare niente se non ruggire, mangiare, leggereLe Figuredei Libri, e fare disegnini per terra con le unghie. Cosìil leone decise di partire. Era un leone curioso. Ed anche moltocoraggioso.
Nei seguenti sei giorni a Sàrmede, tra libri,fili, cartoncini, colori, sorrisi e persone meravigliose, il leone stupidoimparò un mucchio di cose: scoprì che un semplice foglio di carta ha lacapacità di contenere tutte le storie che hai dentro, e anche di più;sperimentò che si può ridere ininterrottamente per una giornata interasenza morire; capì di essere un leone stupido. A volte, per usciredalla gabbia basta solo voler uscire.
È stata un’esperienza di vita intensa, oltre ogni aspettativa,divertente come una gita di classe al liceo. E profonda, come ilmare.
Una fanzine a giostradi Alessandra deCristofaro |
Schemino di JuliaRacsko
Di solito i giorni del corso “ProgettareLibri” vanno cosí:
0. «Ora tocca a voi!»
1. Manon ce la faccio, è troppo complicato!
2. Ho un’idea, ma non riuscirò mai a realizzarla! Non so disegnare!
3. Non finisco in tempo!
4. Finito!
Il libro infinito di GiorgiaMassetani. |
Quando penso alcorso “Progettare libri” penso alle fresche e luminose giornate cheiniziano camminando lungo la piccola stradina di Sàrmede, scendendoattraverso le scalette che arrivano fino alla classe, seguendo ilmormorio allegro e le risate dei miei compagni.
Volti allegri,diversi e simpatici, ognuno di noi con una storia diversa da raccontare,altre esperienze, ma tutti lì per imparare cose nuove, conoscere, farsiapprezzare.
Aghi, matite, lapis, spago, colla, cartoncini,tutti sparsi in qua e là per i tavoli, creano una grande composizionedi forme e colori, sono la base, il pane quotidiano dell’esercizio delgiorno.
Forbici in mano, seguiamo le direttive di Paolo. Unprototipo per la dimostrazione, uno schizzo sul blocco di carta e via lagiornata passa alla svelta, anche troppo. Non sono solo gli esercizi cheriempiono la giornata, sono anche i pranzi al sacco mangiati all’ombradella scuola, tra racconti e chiacchiere, i piedi a mollo nell’acquadel torrente che scorre lì davanti, le ciliegie mangiate nei momenti dipausa.
Alla fine della giornata si è stanchi ma entusiasti diconoscere un nuovo modo per progettare il proprio libro, felici di averaffrontato le difficoltà e di essere riusciti a terminarlo anche nelmomento di crisi, quando tutti i fili e gli aghi che abbiamo per rilegaresi sono annodati.
Penso a un leone, a un re, a un mare che vae viene portando con se i ricordi di qualcun altro, penso a un accentotoscano, alle dolci e tenere attese, all’odore e alrumore della carta, alle stanze della Tipoteca Italiana dove tutti rimangono abocca aperta. Quando penso al corso “Progettare libri” penso a un belricordo.
Èproprio vero: alla Tipoteca rimangono tutti a boccaaperta |
Per aver raccolto con pazienza certosinale testimonianze della altre reduci, un ringraziamentodi cuore a Elisa Negrini, alias Elillisa, alias Geena Forrest: la piùsimpatica, acuta, effervescente, timida e composta forestale dell'orbeterracqueo.
Le immagini sono poche e nonrendono giustizia né alla quantità né alla qualità dei lavori. Me nescuso con gli allievi e i lettori del blog.